Bund tedesco al 9%

Anche questa settimana propongo una strategia sul Bund tedesco. Mentre nel precedente articolo è stato presentato un prodotto che permetteva di moltiplicare le performance del titolo di stato tedesco con un fattore moltiplicativo variabile, in questo caso torniamo invece ad un prodotto più “classico” rispetto a quelli che vengono solitamente presentati in questo blog ma come nuda piccola differenza degna di nota.

Ma prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Negli ultimi tempi, il mercato dei titoli di Stato ha mostrato una volatilità significativa, spinta da tassi di che avevano iniziato a calare e incertezze macroeconomiche. In questo contesto, i titoli di Stato tedeschi, i Bund, rimangono un punto di riferimento per gli investitori grazie alla loro solidità e liquidità. Tuttavia, con rendimenti ancora contenuti rispetto ad asset più rischiosi, molti investitori cercano soluzioni innovative per migliorare il potenziale di rendimento.

Come discusso nel recente articolo di Investment Engineering “Puntare sui titoli di stato tedeschi con leva!”, i certificati d’investimento rappresentano una strategia interessante per beneficiare dell’andamento dei Bund con caratteristiche aggiuntive, come rendimenti periodici o leve finanziarie.

Il prodotto di questa settimana appartiene alla prima categoria:0% Bundesrepublik Deutschland (08/15/2052)

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Puntare sui titoli di stato tedeschi con leva!

Ecco un riassunto dei due documenti caricati:

Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali americane con un largo margine, diventando il 47º presidente degli Stati Uniti. La vittoria ha portato a una forte reazione positiva di Wall Street, con l’indice S&P 500 che ha raggiunto nuovi massimi. I settori più avvantaggiati sono stati quelli della difesa, dell’energia tradizionale e delle banche, mentre l’Europa e la Cina hanno sofferto a causa delle prospettive di nuove tariffe. La nuova amministrazione potrebbe ridurre le tasse e promuovere politiche di deregolamentazione. Tuttavia, ci sono preoccupazioni per una possibile spinta inflazionistica e per un aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.

Il mondo si trova in una fase di “grande ribilanciamento”. A livello interno, gli Stati Uniti potrebbero puntare a un programma di crescita con tagli alla spesa pubblica e alla tassazione, riduzione dell’immigrazione e aumento della produzione energetica domestica. La Federal Reserve, pur ostile a Trump, manterrà probabilmente i tassi al di sopra del 3.5%, limitando l’inflazione. A livello globale, si prevede un rafforzamento del dollaro, un indebolimento di oro e obbligazioni, e una stabilità nelle criptovalute. Anche Cina ed Europa, colpite dai dazi, potrebbero rivalutare le loro politiche fiscali ed energetiche per mitigare gli effetti economici della presidenza Trump.

Non è un caso che, dopo la vittoria di Trump, la Germania è stata particolarmente colpita dall’instabilità generata dal cambiamento di approccio americano in ambito commerciale e geopolitico. La crisi del governo tedesco riflette una spaccatura interna su come risollevare un modello economico tradizionalmente basato su energia a basso costo dalla Russia e mercati di esportazione come la Cina, entrambi ora messi a rischio. La probabile transizione della leadership tedesca a Friedrich Merz suggerisce un possibile riorientamento della politica economica e industriale per cercare di mantenere la competitività.

Non vorrei però che la narrazione prevalga sulla realtà, faccio un esempio:

per quanto riguarda gli Stati Uniti, nonostante le promesse di riportare la produzione entro i confini nazionali, gli USA continueranno probabilmente a dipendere dalle importazioni. Ridurre drasticamente le importazioni infatti minaccerebbe il valore del dollaro, aumentando i costi interni e alimentando l’inflazione. A conferma di questo, durante il primo mandato di Trump, gli USA hanno registrato un saldo negativo nella bilancia commerciale, poiché il dollaro forte incoraggiava importazioni, a fronte di un aumento dei dazi sulle esportazioni.

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Il settore delle public utilities per quasi un 11% l’anno (protezione compresa!)

Il post di questa settimana sarà abbastanza breve per via della mia scarsità di tempo, ma penso che possa offrire comunque una opzione abbastanza prudente in vista delle imminenti elezioni presidenziali in USA.

Attualmente ho iniziato uno sviluppo software per un programma che mi permetterà di gestire in maniera più oculata i certificati presenti nel mio portafoglio e questo, che sto portando avanti nel tempo libero, sicuramente mi costringerà a sacrificare altre attività.

Detto ciò vediamo il certificato della settimana, ma prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

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