Ecco un riassunto dei due documenti caricati:
Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali americane con un largo margine, diventando il 47º presidente degli Stati Uniti. La vittoria ha portato a una forte reazione positiva di Wall Street, con l’indice S&P 500 che ha raggiunto nuovi massimi. I settori più avvantaggiati sono stati quelli della difesa, dell’energia tradizionale e delle banche, mentre l’Europa e la Cina hanno sofferto a causa delle prospettive di nuove tariffe. La nuova amministrazione potrebbe ridurre le tasse e promuovere politiche di deregolamentazione. Tuttavia, ci sono preoccupazioni per una possibile spinta inflazionistica e per un aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.
Il mondo si trova in una fase di “grande ribilanciamento”. A livello interno, gli Stati Uniti potrebbero puntare a un programma di crescita con tagli alla spesa pubblica e alla tassazione, riduzione dell’immigrazione e aumento della produzione energetica domestica. La Federal Reserve, pur ostile a Trump, manterrà probabilmente i tassi al di sopra del 3.5%, limitando l’inflazione. A livello globale, si prevede un rafforzamento del dollaro, un indebolimento di oro e obbligazioni, e una stabilità nelle criptovalute. Anche Cina ed Europa, colpite dai dazi, potrebbero rivalutare le loro politiche fiscali ed energetiche per mitigare gli effetti economici della presidenza Trump.
Non è un caso che, dopo la vittoria di Trump, la Germania è stata particolarmente colpita dall’instabilità generata dal cambiamento di approccio americano in ambito commerciale e geopolitico. La crisi del governo tedesco riflette una spaccatura interna su come risollevare un modello economico tradizionalmente basato su energia a basso costo dalla Russia e mercati di esportazione come la Cina, entrambi ora messi a rischio. La probabile transizione della leadership tedesca a Friedrich Merz suggerisce un possibile riorientamento della politica economica e industriale per cercare di mantenere la competitività.
Non vorrei però che la narrazione prevalga sulla realtà, faccio un esempio:
per quanto riguarda gli Stati Uniti, nonostante le promesse di riportare la produzione entro i confini nazionali, gli USA continueranno probabilmente a dipendere dalle importazioni. Ridurre drasticamente le importazioni infatti minaccerebbe il valore del dollaro, aumentando i costi interni e alimentando l’inflazione. A conferma di questo, durante il primo mandato di Trump, gli USA hanno registrato un saldo negativo nella bilancia commerciale, poiché il dollaro forte incoraggiava importazioni, a fronte di un aumento dei dazi sulle esportazioni.
Ecco il grafico della bilancia commerciale degli Stati Uniti durante il primo mandato di Trump (2017-2020). Come mostrato, il saldo commerciale ha registrato un deficit costante, evidenziando la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni nonostante l’adozione di dazi e politiche protezionistiche. Questo deficit riflette l’importanza del dollaro forte per mantenere un flusso stabile di beni esteri, senza il quale i prezzi interni e l’inflazione aumenterebbero sensibilmente.
Il deficit commerciale è persistito e aumentato nel periodo successivo alla presidenza di Trump, indicando che la dipendenza dalle importazioni non si è ridotta, a causa del ruolo centrale del dollaro nel sostenere il potere d’acquisto degli Stati Uniti senza incrementare l’inflazione. Questo conferma la difficoltà degli USA di limitare drasticamente le importazioni senza effetti negativi sull’economia interna.
Al contrario, la Germania, e con essa l’Europa, potrebbe essere spinta ad abbassare i tassi di interesse per una serie di ragioni legate alla nuova politica economica degli Stati Uniti sotto la presidenza di Trump.
1. Impatto delle tariffe commerciali e politica protezionistica USA: Le politiche di Trump potrebbero imporre dazi elevati sulle importazioni, in particolare dalla Cina e dall’Europa. Questo causerebbe una riduzione della competitività dei beni europei negli Stati Uniti, influendo negativamente sulle esportazioni, da cui l’economia tedesca e dell’Eurozona dipendono fortemente. Per contrastare questa pressione e sostenere la domanda interna e l’attività economica, la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe essere costretta a ridurre i tassi di interesse.
2. Rischi di recessione in Europa: La Germania, maggiore economia dell’Eurozona, sta già affrontando una fase di debolezza economica, dovuta a una transizione energetica costosa e a problemi strutturali nell’industria automobilistica. Senza una risposta politica monetaria adeguata, come l’abbassamento dei tassi, l’Eurozona potrebbe trovarsi in un contesto di crescita stagnante o recessione. Abbassare i tassi diventa quindi una misura per stimolare la domanda interna e prevenire una spirale recessiva.
4. Influenza indiretta della Fed: Anche la Federal Reserve è sotto pressione per ridurre i tassi, pur essendo riluttante a farlo in modo aggressivo. Tuttavia, qualora la Fed dovesse abbassare i tassi, la BCE potrebbe dover seguirne l’esempio per evitare che l’euro si rafforzi troppo, il che danneggerebbe ulteriormente le esportazioni europee.
In sintesi, per mantenere la competitività internazionale e contrastare gli effetti di una politica commerciale aggressiva da parte degli Stati Uniti, l’Europa potrebbe trovarsi costretta a ridurre i tassi di interesse, cercando di sostenere l’economia continentale e mantenere un equilibrio con il dollaro.
Proprio da queste considerazioni parte la strategia di questa settimana: una posizione lunga sul bund tedesco a leva variabiale.
Premetto subito che con il certificato che verrà presentato, essendo a leva dinamica, se la barriera viene toccata, si perde TUTTO il capitale. D’altro canto avendo a disposizione una leva è possibile investire solo una parte frazionale del capitale che si sarebbe investito direttamente sul sottostante.
Partiamo quindi dall’analisi tecnica del titolo di stato tedesco a 10 anni, ma prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.
Il grafico del Bund (futures sul titolo di stato tedesco) mostra i seguenti elementi di rilievo per l’analisi tecnica:
Supporto e Resistenza:
– Supporto principale visibile intorno a 130.60, livello testato più volte nel corso degli ultimi mesi e che ha offerto un punto di rimbalzo per i prezzi.
– Resistenza attuale intorno a 132.08, che potrebbe limitare i rialzi nel breve termine. Una rottura convincente di questo livello potrebbe indicare un tentativo di recupero, ma per ora sembra che i prezzi siano respinti sotto questa resistenza.
Pattern Candlestick: le ultime candele hanno lunghe ombre, che indicano volatilità e possibili rimbalzi tecnici, specialmente l’ultima sembra proprio indicare un pattern d’inversione.
Livello di rischio: La zona tra 130.60 e 128.76 rappresenta un’area di rischio, poiché un’eventuale rottura di questi supporti potrebbe indicare una possibile accelerazione ribassista.
Veniamo quindi al prodotto:
- Tipo: Mini Future Long
- ISIN: NLBNPIT1JHT7
- Sottostante: Bund Future
- Knock-Out: 119,3812 EUR
Il prodotto in questione, il Mini Future Long sul Bund Future, è uno strumento derivato con leva, che permette di investire con un’esposizione amplificata sull’andamento del Bund Future. Per maggiori informazioni su come funzionino gli strumenti a leva rimando all’articolo “Datemi una leva e vi solleverò il mondo (prima puntata)”. Ad ogni modo alcune caratteristiche rilevanti di questo strumento includono:
1. Leva: Questo Mini Future ha una leva di circa 9,38, il che significa che le variazioni di prezzo del sottostante si riflettono in modo amplificato nel prezzo del prodotto. Questo può generare profitti elevati in caso di trend positivo del Bund, ma comporta anche un rischio altrettanto elevato in caso di ribasso.
2. Strike e Knock-Out: Il livello Strike (o prezzo di esercizio) attuale è fissato a 118,1992 EUR, mentre il livello Knock-Out è di 119,3812 EUR, con una distanza di sicurezza del 9,76% al momento attuale. Se il prezzo del Bund Future dovesse toccare il livello Knock-Out, il prodotto verrebbe estinto prematuramente, causando la perdita dell’investimento residuo.
Noterete che ho scelto un livello di Knock-Out ben al di sotto dei supporti presentati. Io sono entrato a 1,38€ e ritengo che il bund possa realisticamente arrivare a 134€ in non molto tempo. Quindi, facendo una semplice proporzione, potrei uscire a 1,57€ con un guadagno di circa il 14,2%. Così come chiuderò la posizione se dovesse scendere sotto i 128,76€ con chiusura settimanale.
In sintesi, il Mini Future Long sul Bund è indicato per investitori esperti e disposti a sopportare rischi elevati in cambio di potenziali rendimenti significativi. Tuttavia, come per ogni strumento derivato a leva, è essenziale monitorare attentamente l’andamento del sottostante e comprendere i meccanismi di knock-out e leva, per evitare perdite improvvise.
Tengo infine a precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.