Il Mattone 2.0: Analisi del
Certificato Cash Collect e il Vantaggio sui Tassi
Eccoci
di nuovo come ogni settimana per un nuovo certificato.
Però
questa volta è un po’ diverso: come anticipato nel precedente post,
è il primo certificato “bollinato” Investment Engineering.
Sarebbe bello in futuro riuscire ad avere un basket di certificati (4
o 5) per poter fare un portafoglio che ognuno può seguire in forma
del tutto gratuita. Naturalmente tutto dipenderà dal riscontro che
questo prodotto otterrà, ossia quanti volumi scambierà. Se ci
saranno volumi interessanti, cioè se il certificato verrà
acquistato, allora vorrà dire che ci sono più persone interessate a
questa proposta, altrimenti pazienza, significherà che è giunto il
momento di rivalutare l’utilità di questo blog.
Rimangono poi sempre validi i soliti metodi per sostenere il blog: Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:
Veniamo al certificato: l’idea di fondo è proprio quella di fornire uno strumento finanziario che potesse rappresentare un’alternativa all’investimento immobiliare, il classico appartamento messo a reddito tramite affitto. Ma andiamo per gradi.
Questo articolo analizza la struttura del certificato, ne evidenzia il vantaggio difensivo e spiega perché, in un’ottica di imminente discesa dei tassi, possa rappresentare un’alternativa superiore al tradizionale reddito da locazione.
Nel
panorama finanziario odierno, dominato dall’incertezza sui tassi e
dalla costante ricerca di rendimenti robusti, l’investimento nel
settore immobiliare e delle costruzioni sta vivendo una fase di
profonda rivalutazione. Lo strumento proposto emerge come soluzione
di ingegneria finanziaria che permette di cogliere i benefici del
settore con un meccanismo di protezione incorporato.
L’Architettura Finanziaria:
Worst Of e l’Esposizione Tematica
Rieccoci per
un’altra settimana di investimenti. Questa è una settimana molto
particolare per il sottoscritto perché c’è una bellissima novità
per questo sito e che vi anticiperò a fine articolo, per cui leggete
tutto fino alla fine!
Partiamo, come di
consueto, da una visione generale dei mercati per la settimana appena
terminata.
Mercati finanziari (13-17
ottobre 2025)
La settimana dal 13 al 17 ottobre 2025 ha
visto mercati globali agitati da dati macro contrastanti e tensioni
geopolitiche. Negli Stati Uniti gli indici principali hanno
registrato guadagni settimanali (S&P 500 +1,9%, Nasdaq
+2,2%) in scia alle aspettative di nuovi tagli dei tassi da parte
della Fed e a un’ondata di rialzi nel settore tecnologico. In
Europa lo STOXX 600 ha chiuso venerdì in calo dell’1%, ma ha
comunque conservato un modesto guadagno settimanale (+0,4%). Il
settore bancario europeo è stato sotto pressione (banche EURO STOXX
−2,5%), mentre i titoli di lusso hanno brillato (LVMH ed
EssilorLuxottica in rally, Continental +11% su utili). A livello
globale oro e altri beni rifugio hanno beneficiato della volatilità:
l’oro ha toccato record storici (intorno a $4.378/oz) spinto da
timori di credito. Nel complesso i mercati hanno navigato su tonfi e
recuperi: la settimana è stata caratterizzata da forti
oscillazioni dovute a tensioni sui dazi USA-Cina, al protrarsi della
crisi di liquidità a Wall Street (crollo delle azioni regional banks
USA) e alla mancanza di dati ufficiali statunitensi a causa dello
shutdown federale. La Borsa americana nel complesso ha chiuso la
settimana in positivo (S&P e Dow in rialzo medio intorno
all’1–2%), mentre in Europa il recupero settimanale è stato in
parte bilanciato dal calo finale di venerdì.
Stati Uniti: contesto macro e mercati
Negli USA l’orientamento accomodante
della Fed continua a sostenere il sentiment: dopo il primo taglio dei
tassi a metà settembre, i mercati scontano nuovi rialleggerimenti
entro fine anno. L’indice S&P 500 ha messo a segno
una quarta settimana positiva di fila, grazie anche alla performance
dei colossi tecnologici e industriali. Tuttavia venerdì scorso c’è
stata una flessione a ridosso di chiusura settimanale, innescata
dalle paure per il settore bancario regionale (due prestiti in frode
e tensioni sul credito hanno innescato vendite sistemiche) e dalle
persistenti tensioni commerciali con la Cina. Il dollaro ha perso
terreno sul finire della settimana, con l’indice DXY in discesa
(circa 98.2, −0.6% nella settimana), sostenuto dall’aspettativa
di politica monetaria più espansiva della Fed.
Sul fronte macroeconomico il quadro è eterogeneo. L’ultimo
report dei consumatori (University of Michigan) segnala un
sentiment sostanzialmente stabile a 55,0 in ottobre (da 55,1 di
settembre), nonostante l’avvio dello shutdown. Il rapporto indica
preoccupazioni per il mercato del lavoro e l’inflazione, mentre
emerge un tenore di spesa più elevato fra le famiglie a reddito più
alto. Il Fed Beige Book (aggiornato al 6 ottobre) ha riportato
“attività sostanzialmente invariata” e consumi trainati dai
redditi alti, mentre i consumatori a reddito medio/basso cercano
promozioni per fronteggiare i prezzi elevati. Questi dati confermano
che l’effetto diretto dello shutdown sull’umore dei consumatori è
per ora limitato, anche se il rapporto segnala un peggioramento della
fiducia nei segmenti più esposti alla crisi fiscale.
Fra i dati economici settimanali, il Chicago Fed’s CARTS
stima un +0,5% m/m delle vendite retail (escluse auto) a settembre,
in rallentamento rispetto al +0,7% di agosto. I consumi rimangono
trainati dai redditi più ricchi (che continuano a beneficiare della
ricchezza finanziaria), mentre il ceto medio mostra segni di
affaticamento dai prezzi importati più alti. Segnali positivi
giungono invece dall’edilizia residenziale: in settembre i cantieri
edili sono tornati sui massimi biennali, sospinti da ipoteche più
favorevoli e un costante shortage di case. Su questo aspetto ci
torneremo ancora alla fine dell’articolo perché avrà in parte a
che fare con la novità di cui vi ho anticipato all’inizio
dell’articolo.
Nel complesso, la settimana statunitense ha rinforzato l’idea
che – a fronte di domande ancora solide e sostegno politico interno
– i mercati scontano una Fed pronta ad altre mosse di stimolo a
breve, giustificando i rialzi azionari recenti.
Europa:
dati macro e indici di area
In Europa gli indici azionari hanno
beneficiato di dati macro generalmente più rassicuranti.
L’inflazione nell’Eurozona è tornata a salire lievemente:
l’ultimo dato preliminare di settembre registra un +2,2%
tendenziale (da +2,0% di agosto), su cui ha influito soprattutto il
caro energia e un’inflazione dei servizi ancora sostenuta. Tale
livello si avvicina nuovamente all’obiettivo BCE del 2%,
confermando agli occhi dei mercati la decisione di tenere i tassi
fermi nell’ultimo meeting.
La fiducia degli investitori nell’area euro migliora: a ottobre
l’indice Sentix è salito a −5,4 (da −9,2 di settembre), meglio
delle attese. I partecipanti al sondaggio (ottobre 2-4) segnalano una
visione meno pessimistica, in parte perché lo shutdown USA non ha
ancora inciso sui dati economici locali. Anche in Germania l’indice
Sentix è rimbalzato (+4,2 punti su mese), malgrado l’output
industriale ancora in difficoltà. A livello di crescita, la
Commissione UE ha rivisto lievemente al rialzo le previsioni di
crescita dell’Eurozona per il 2025 (ora 1,2%, grazie a una domanda
interna più forte e a orientamenti accomodanti), mentre l’Italia
ha presentato un progetto di bilancio 2026 con tagli fiscali e
maggiori spese (impatto marginale sui mercati, che restano
concentrati sulle sfide fiscali globali).
Il rafforzamento dell’euro ha sostenuto l’umore europeo. Il
cambio EUR/USD si è riportato intorno a 1,17 (in rialzo settimanale)
in risposta alle aspettative di un dollaro più debole. In chiusura
di settimana l’attenzione degli investitori era rivolta alla
pubblicazione finale delle stime di inflazione UE e a possibili
commenti sui piani di politica monetaria BCE. In sintesi, i listini
europei hanno chiuso la settimana in lieve progresso complessivo
(pari circa al +2-3% per Euro Stoxx 50 nella settimana), con titoli
ciclici e di lusso in testa, mentre la spinta è stata moderata da
debolezze settoriali (banche, aerospace) e dalla cautela verso gli
sviluppi globali.
Petrolio WTI: evoluzione settimanale
Il WTI (West Texas Intermediate) ha
proseguito la discesa già in atto a inizio mese, tornando sui minimi
di 5 mesi. Mercoledì 14 ottobre il contratto WTI ha chiuso a circa
$58,70 al barile (−1,3% sul giorno), livelli inediti da maggio. Il
prezzo si è mantenuto in area $58-59 per gran parte della settimana,
influenzato da una combinazione di fattori macro e geopolitici: da un
lato le tensioni commerciali USA-Cina (con nuovi passi indietro e
minacce tariffarie) hanno frenato le prospettive di domanda;
dall’altro l’International Energy Agency (IEA) ha alzato
le stime di surplus mondiale per il 2026, segnalando un forte eccesso
di offerta a breve termine. Inoltre i dati USA hanno evidenziato un
rallentamento dei consumi (vendite retail sotto pressione) e un
aumento delle scorte, alimentando pressioni ribassiste.
L’offerta continua a superare la domanda: l’OPEC+ e altri
produttori stanno incrementando la produzione per compensare
volatilità dei prezzi, mentre gli Stati Uniti mantengono livelli
record di produzione giornaliera. Anche per questo il WTI rimane ben
al di sotto dei massimi annui di $75 raggiunti ad agosto. In
compenso, i capitali si sono riversati su asset rifugio: il prezzo
del gold ha toccato record intraday a $4.378/oz, e il dollaro
si è indebolito contro euro e yen. In sintesi, il prezzo del
petrolio WTI ha evidenziato segnali di cedimento nella settimana
13-17 ottobre (minimi plurimensili), riflesso del timore di un
eccesso di offerta e della debolezza della domanda globale.
Proprio in funzione dell’aumentata volatilità ho scelto un
certificato che oggi presenta un buon rendimento con una barriera
posizionata su un ottimo livello.
Colgo prima l’occasione per ricordarvi che chi volesse
contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari
modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una
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La prima domanda che mi viene da fare è: ma l’avete seguita la
strategia del mese scorso “Guadagnare fino allo 85% sull’indice
della paura!” e sulla percentuale diciamo che mi ero tenuto basso…
se ho pensato ad un prodotto che andava fuori dello “standard” di
questo sito un motivo c’era! Ma andiamo con ordine.
Mercati finanziari: tensione
e volatilità in USA ed Europa
Panoramica
settimanale
La settimana terminata l’11 ottobre 2025
ha visto un netto ritorno dell’incertezza sui mercati azionari
globali. Le tensioni commerciali tra USA e Cina hanno dominato il
sentiment: è stata registrata anche una corsa all’oro sui massimi
storici, segnale di forte avversione al rischio. Anche Wall Street ha
chiuso in forte ribasso, con l’S&P 500 che ha registrato il
maggior calo giornaliero dal 10 aprile. Nel complesso, sui mercati ha
pesato un mix di dati macro incerti (dal lavoro USA alle decisioni
delle banche centrali) e di rinnovata avversione al rischio.
Venerdì 10 ottobre: picco di volatilità
La seduta di venerdì 10 ottobre è stata
particolarmente negativa e volatile. La variazione giornaliera degli
indici principali è stata la seguente:
– S&P 500:
–2,71 %.
– Nasdaq Composite: –3,56 %.
– Euro
Stoxx 50: –1,75 %.
– Indice VIX (volatilità):
+31,83 % (quotazione a 21,66).
In pratica, venerdì gli indici americani hanno subito cadute
consistenti: l’S&P 500 ha registrato la sua peggior seduta
dal 10 aprile, mentre il Nasdaq ha perso oltre il 3,5 %.
Contestualmente, il CBOE Volatility Index (VIX) ha chiuso ai massimi
da giugno 2025, riflettendo un’ondata di panico sui mercati. Anche
le borse europee hanno risentito di queste tensioni, in linea con il
calo segnalato per Piazza Affari e gli altri listini continentali.
Eccola qui la candela che ha segnalato l’esplosione della
volatilità:
Conferma profetica dell’articolo su VIX
Questi movimenti confermano appieno le previsioni pubblicate su questo sito. Nell’articolo del 7 settembre 2025 intitolato “Guadagnare fino all’85% sull’indice della paura” si sottolineava come fattori quali un rallentamento del mercato del lavoro USA, attese di tagli dei tassi Fed e contenziosi sui dazi potessero creare “terreno fertile per un aumento della volatilità” L’analisi proponeva anche una strategia basata su un certificato Turbo Long sul future del VIX con leva ~4×, calcolando che un rialzo del VIX intorno al 20% avrebbe potuto generare un potenziale +85% sul capitale investito. Alla luce della brusca impennata del VIX e del contemporaneo sell-off azionario, quelle indicazioni si sono rivelate profetiche: chi avesse seguito il suggerimento avrebbe potuto conseguire rendimenti straordinari sfruttando l’impennata del cosiddetto “indice della paura”, considerando un +31% siamo ben oltre il 100%. Raddoppiare il capitale investito in un mese è sempre una piccola soddisfazione.
Ora bisogna specificare un altro aspetto, in finanza non c’è
nulla di certo, fatta eccezione di una cosa: quando il VIX supera i
20 punti prima o poi torna sotto. Quindi qui si comincia a
prospettare un mezzo rigore a porta vuota, ossia andare short sul
VIX, ma sarà fondamentale trovare un prodotto che abbia una barriera
alta, sopra i 35 almeno, in modo tale da non vedersi buttati fuori
dal mercato prima che la volatilità si riassorba.
L’aumento della
volatilità ha anche l’effetto di far abbassare i prezzi dei
certificati creando così delle buone occasioni se ben valutate.
Questo perché, a parità di prezzo del sottostante, quando la
volatilità si riassorbe, il prezzo del certificato si apprezza
comunque, creando così quella asimmetria che a me piace tanto.
Il meccanismo
diventa ancora più accentuato nel tempo se nel certificato è
presente l’opzione step-down.
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Andamento di Ferrari e opportunità sul certificato step-down
In
questa settimana ho approfondito ciò che è successo tra Brunello
Cucinelli e Morpheus Research, quindi ho pensato di riportare quanto
appreso anche in questo articolo, concludendo infine con due spunti
di strategie operative.
Sperando sia di vostro gradimento, colgo l’occasione per ricordarvi che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:
L’analisi
del recente attacco speculativo condotto da Morpheus Research nei
confronti di Brunello Cucinelli S.p.A. rivela una netta
disconnessione tra le preoccupazioni sollevate sulla governance
e la comprovata solidità dei fondamentali aziendali. Il report
pubblicato da Morpheus, intitolato “From Moscow to TJ Maxx,”
ha accusato il gruppo umbro di aggirare le sanzioni imposte
dall’Unione Europea alla Russia e di utilizzare il mercato russo per
un presunto smaltimento di scorte in eccesso (inventory dumping).
La
pubblicazione del report ha innescato vendite rapide e aggressive,
portando il titolo in Borsa a subire uno shock immediato, con un calo
che ha toccato il 18% in una singola giornata e ha registrato una
pressione ribassista cumulativa di circa il 40% rispetto ai massimi
storici precedenti. Il
mercato ha prezzato immediatamente un significativo rischio
reputazionale e regolatorio.
La
risposta della Casa di Moda è stata duplice e strategica: in primo
luogo, una ferma replica ufficiale che ha respinto le accuse di
non-compliance; in secondo luogo, la mossa tattica di
accelerare la pubblicazione dei dati preliminari dei nove mesi (9M
2025). Questi dati hanno confermato una crescita operativa
eccellente, con ricavi che per la prima volta nella storia della
società hanno superato 1 miliardo di euro nei primi nove mesi
dell’anno, segnando un incremento del 10,8%.
La
rapida e decisa confutazione delle accuse di governance,
supportata da dati operativi che dimostrano la salute del core
business, rafforza il mio convincimento che la correzione di
prezzo sia stata guidata prevalentemente da un panico speculativo e
non da un deterioramento dei fondamentali. La significativa debolezza
del titolo post-attacco ha creato una chiara dislocazione di valore.
La mia tesi d’investimento predominante è che l’attuale livello di
prezzo rappresenta un’opportunità strategica di acquisto (Buy the
Dip), poiché i rischi di compliance si sono rivelati non
materiali, mentre il pricing power e l’esclusività del
marchio rimangono pienamente intatti.
Ma
cerchiamo di approfondire tutti i vari aspetti della questione.