Titoli petroliferi per un 11.5% all’anno anche se facessero -50%

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La settimana appena trascorsa è stata intramezzata dalla festività del primo di maggio ma è stata comunque una settimana interlocutoria, con i mercati, soprattutto in Europa, che hanno cercato maggiormente i supporti più che andare a cercare le parti alte del range. Qualcosa di analogo è accaduto negli Stati Uniti fino a giovedì, mentre sorprendente è stata la seduta di ieri dove i principali indici azionari americani hanno tutti aperto in gap up realizzando una seduta piuttosto positiva. Qual è la spiegazione di questo movimento? Io (ma non m’invento nulla) la faccio risalire ai dati macroeconomici USA, in particolare gli occupati non agricoli erano attesi a 238k mentre sono stati 175k con un dato precedente di 315k . Lo stesso tasso di disoccupazione è uscito al 3,9% contro un’attesa del 3,8%.

La conseguenza di tutto questo è che il rallentamento della crescita dei posti di lavoro, la crescita della disoccupazione ed i livelli salariali sotto le attese rafforzano l’ipotesi che la FED possa cominciare a tagliare i tassi a settembre ed è per questo che il mercato degli Stati Uniti ha avuto un andamento piuttosto positivo soprattutto nel settore tecnologico.

Insomma, sei i dati dell’economia reale va male (o non bene come ci si aspettava), gli indici azionari aumentano: se volete la mia opinione, prima o poi, non so quando, questa divergenza esploderà.

Per gli stessi motivi di cui sopra abbiamo assistito ad un’ondata di vendite sui titoli bancari infatti il peggior indice di ieri è stato proprio l’Eurostoxx Banks. Se il trend negativo dovesse continuare nel settore bancario, con un inevitabile aumento della volatilità, considerando anche che sono titoli mediamente ad alto dividendo, riusciremo a vedere dei certificati molto interessanti…

Avrete anche notato come ultimamente non ho scelto mai certificati su questo settore (al massimo c’era qualche titolo bancario nel paniere ma non come wrost of) proprio per attendere questo tipo di eventi.

In questa fase di transizione ho deciso di entrare in un settore, quello petrolifero, che è un po’ meno coinvolto in queste dinamiche.

Il certificato è il seguente:

  • Tipo: Cash collect
  • ISIN: NLBNPIT20UQ5
  • Sottostanti: Repsol / Glencore / Devon Energy / Halliburton
  • Cedola: 0,95% Mensile (11,4% Annuo)
  • Scadenza: 22/03/2027
  • Barriera: 7,68 / 208,1 / 24,305 / 19,11

Il certificato sopra riportato è molto semplice: si tratta infatti di un cash collect con frequenza cedolare mensile allo 0,95% (11,4% Annuo) e una barriera posta al 50% dei livelli di Strike. Il prodotto si compra leggermente sotto la pari, per cui il rendimento potenziale reale è anche leggermente superiore.

Il titolo peggiore è Repsol che ha la seguente struttura grafica:

Come potete notare, su base giornaliera, i livelli hanno toccato la media mobile a 200 periodi che di solito rappresenta un’importante resistenza dinamica.

Per poter individuare il livello di barriera è necessario passare al grafico settimanale e, come potete notare, per rivedere quei livelli è necessario andare indietro fino ai tempi del covid in cui eravamo tutti rinchiusi in casa e il contratto future del petrolio è passato a pezzi negativi!

Altro aspetto secondo me positivo di questo certificato è che i quattro titoli sottostanti difficilmente sono presenti nel portafoglio medio italiano (il mio compreso).

Concludendo, per un settore comunque solido e con livelli di barriera così profondi sicuramente questo è un certificato che paga una cedola veramente importante ed è per questo che sono andato ad aggiungerlo nel mio portafoglio.

Tengo infine a precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un’analisi indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.

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