Il settore auto per oltre il 12%

La settimana appena conclusa si è rivelata rassicurante per i mercati finanziari. Gli operatori hanno accolto positivamente i dati sull’inflazione, risultati leggermente inferiori alle aspettative. Per fortuna, non si è verificato l’atteso aumento sopra le previsioni che avrebbe potuto bloccare il ciclo di tagli dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve. Sebbene alcuni analisti avessero ipotizzato nuovi rialzi, l’ipotesi di due tagli nel prossimo anno torna ora ad essere plausibile.

Un elemento ulteriore di stabilità è stato il confronto al Senato per la conferma di Scott Bessent come Segretario al Tesoro, designato da Donald Trump. I toni dell’audizione sono stati distesi, grazie anche alla reputazione di competenza e capacità di Bessent, che ha suscitato meno perplessità rispetto ad altre nomine dell’ex presidente. Nel suo intervento, Bessent ha sottolineato l’importanza di mantenere i tagli fiscali del 2017, avvertendo che un loro annullamento potrebbe innescare una crisi economica.

Bessent ha inoltre fornito un’analisi interessante sull’impatto delle tariffe doganali, spiegando che un incremento del 10% delle tariffe genera un apprezzamento del dollaro pari al 4%, mentre il resto dell’impatto si distribuisce tra cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e ribassi dei prezzi da parte degli esportatori. Questa interpretazione sembra già riflettersi sui mercati valutari, dove l’euro e la valuta cinese hanno subito un deprezzamento vicino al 4% dopo la rielezione di Trump.

La prossima settimana potrebbe però segnare un ritorno della volatilita. Lunedì è previsto l’insediamento ufficiale di Trump, che coinciderà con il Martin Luther King Day (a volte il destino è cinico ed ironico) e la chiusura dei mercati statunitensi. Subito dopo, si attendono i primi ordini esecutivi su temi cruciali come tariffe e immigrazione. Sarà importante valutare sia l’entità delle misure che la loro eventuale gradualità, fattori che incideranno sulle prospettive di inflazione, sul dollaro e sui rapporti internazionali.

Non si esclude che possano emergere nuove iniziative. Trump ha infatti accennato all’istituzione di un “External Revenue Service”, un ente che potrebbe tassare chi trae profitto a scapito degli Stati Uniti. Resta da vedere se questa proposta si limiterà a tariffe o se comporterà ulteriori sviluppi.

Nel frattempo, dalla Cina sono arrivati dati economici superiori alle aspettative. Il Prodotto Interno Lordo del quarto trimestre è cresciuto del 5,4%, contro una previsione del 5%. Anche le vendite al dettaglio e la produzione industriale hanno registrato risultati migliori del previsto, con aumenti rispettivamente del 3,7% e del 6,2%. Le autorità cinesi si sono dichiarate ottimiste sulle prospettive di crescita per il 2025.

La settimana appena trascorsa ha offerto una tregua ai mercati, ma le incognite rimangono numerose. I prossimi giorni saranno cruciali per comprendere la direzione della politica economica statunitense e il suo impatto sui mercati globali. Gli investitori restano pronti a reagire a ogni novità, mentre la volatilità sembra destinata a tornare protagonista.

Chi ha scontato maggiormente questo tipo di dinamiche nell’ultimo anno è sicuramente l’automotive che è stato così “bastonato” che ormai è arrivato a livelli che potrebbero essere interessanti, naturalmente il settore è da approcciare con molta prudenza come nel caso del certificato di questa settimana.

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Il certificato della settimana è il seguente:

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Tre banche europee per oltre il 16% all’anno

Rieccoci finalmente dopo le vacanze di Natale. Visto che è un po’ che non ci sentiamo proverò a fare una sintesi generale degli aspetti salienti dell’attualità economica per poi gettarci sulla prima strategia del 2025.

Il dollaro USA si rafforza grazie ai dati economici positivi

Il dollaro statunitense continua a guadagnare terreno, sostenuto da dati macroeconomici incoraggianti provenienti dagli Stati Uniti. L’indice dei responsabili degli acquisti per il settore dei servizi (PMI) ha sorpreso al rialzo, raggiungendo i 54,1 punti. Questo valore non solo supera le aspettative, ma si posiziona chiaramente al di sopra della soglia di 50 punti che segna il confine tra contrazione ed espansione economica.

Tuttavia, il quadro del mercato del lavoro è meno uniforme: mentre il numero di posti vacanti è aumentato, la creazione di nuovi impieghi è stata inferiore alle attese. Nonostante ciò, l’economia americana dimostra una solidità complessiva. Questo rafforza le aspettative degli investitori che ora ritengono meno probabile un rapido taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.

Le sfide della BCE tra inflazione e crescita in rallentamento

In Europa, la Banca Centrale Europea si trova a fronteggiare un equilibrio delicato. A dicembre, l’inflazione è salita dal 2,2% al 2,4%, mettendo pressione sulle autorità monetarie affinché riducano i tassi d’interesse più lentamente rispetto a quanto previsto dal mercato. Tuttavia, l’economia dell’Eurozona mostra segnali di indebolimento, con un deterioramento del clima imprenditoriale nello stesso mese.

Le maggiori economie del blocco, come Francia, Germania e Italia, risultano particolarmente colpite da questa fase di incertezza economica. La BCE è quindi chiamata a bilanciare l’esigenza di controllare l’inflazione con quella di sostenere un’economia che mostra segnali di rallentamento.

Petrolio in rialzo: dinamiche di mercato e implicazioni sull’inflazione

Sul fronte energetico, il prezzo del petrolio Brent ha registrato un aumento del 3,7% dall’inizio dell’anno, raggiungendo quota 77,38 dollari al barile. Questo rialzo è attribuibile all’annunciato incremento dei prezzi da parte dell’Arabia Saudita, in seguito alla decisione dell’alleanza OPEC+ di mantenere invariati i livelli di produzione.

Nonostante il recente rialzo, il petrolio non sembra esercitare la stessa pressione inflazionistica dello scorso anno. Il prezzo medio del Brent nel primo trimestre del 2024 era di 81,80 dollari al barile, superiore al livello attuale. Tuttavia, rispetto al trimestre precedente, quando il barile si attestava a 74 dollari, si osserva una tendenza rialzista che potrebbe avere implicazioni nel lungo termine.

Quindi benché l’Eurozona (ammesso e non concesso che possa essere considerata un’unica zona omegena) abbia bisogna di politiche monetarie espansive, dall’altra parte non potrà fare politiche così divergenti dalla FED perché ciò significherebbe indebolire ulteriormente l’euro a favore del dollaro e quindi importare inflazione che a sua volta “costringerebbe” a rialzare i tassi.

Diciamo quindi che non avremo probabilmente tutti quei tagli che ci si poteva aspettare fino a qualche mese fa.

Proprio da qui partiamo per la strategia della settimana. Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Se i tassi non diminuiranno quanto previsto significa che il comparto bancario potrà continuare a mantenere alti margini.

Vediamo quindi il certificato:

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Posizione tattica su due titoli svizzeri per quasi un 11%

Se volessimo sintetizzare la settimana appena trascorsa potremmo affermare sicuramente che i recenti sviluppi economici e geopolitici delineano un panorama complesso e incerto. Sul fronte economico, la Federal Reserve si prepara a un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base il 18 dicembre, con una probabilità del 95%. Questo è sostenuto da un’inflazione statunitense al 2,7% su base annua, con una componente core stabile al 3,3%. Parallelamente, la BCE ha già tagliato i tassi di 25 punti base, rispondendo a una debolezza economica persistente in Europa, con la Germania che prevede una contrazione del PIL nel 2024.

Sul piano geopolitico, le tensioni internazionali si stanno ridefinendo. Il 2025 potrebbe segnare l’inizio di una nuova era di “separazione ordinata” tra grandi potenze come Stati Uniti, Cina e Russia. La strategia americana punta a isolare economicamente la Cina attraverso dazi e barriere commerciali, costringendola a riorientare il proprio modello di sviluppo verso i mercati emergenti. Sullo sfondo, la situazione in Ucraina e i futuri assetti geopolitici in Europa continuano a pesare sulle relazioni transatlantiche.

In questo contesto, le prospettive economiche restano in bilico tra speranze di tregua e rischi inflazionistici. La stabilità dei mercati dipenderà dalla capacità delle banche centrali di gestire politiche monetarie accomodanti senza alimentare ulteriori pressioni inflazionistiche, mentre le tensioni globali rimangono un fattore destabilizzante.

Come ultimo post dell’anno sono andato così a pescare un prodotto che come sottostanti ha due titoli svizzeri che, forse, potrebbero essere poco impattati da sviluppi geopolitici negativi.

Premetto subito che non sono entrato sul certificato bensì attenderò un segnale d’inversione per il titolo peggiore, ossia Adecco.

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Vediamo ora il certificato:

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Resistere a ribassi del 40% e guadagnare il 9% con gli indici mondiali

Wall Street continua la sua corsa senza sosta, toccando nuovi massimi storici. L’indice S&P 500 ha raggiunto quota 6100, segnando un incremento del 6% rispetto al giorno delle elezioni presidenziali. Gli investitori sembrano ignorare le incertezze globali, sostenuti da una serie di dati economici positivi.

Il mercato del lavoro americano si dimostra robusto: a novembre sono stati creati 227.000 nuovi posti di lavoro, superando le previsioni di 200.000. La disoccupazione è stabile al 4,2%, vicino a livelli storicamente bassi. Anche la crescita salariale, sebbene elevata al 4% annuo, non dovrebbe impedire alla Federal Reserve di tagliare ulteriormente i tassi di interesse nella prossima riunione del 18 dicembre, già data per quasi certa dagli operatori finanziari.

Nel frattempo, le grandi società tecnologiche ribattezzate “Le Magnifiche 7” stanno riprendendo slancio dopo una fase di rallentamento. Tesla, che ad aprile registrava un calo del 42% dall’inizio dell’anno, è ora in crescita del 56%, trainando l’intero comparto. Il settore tecnologico sembra beneficiare di un rinnovato interesse per l’intelligenza artificiale: Salesforce ha visto le sue azioni salire del 10% grazie a una trimestrale solida, alimentata dall’integrazione di funzionalità AI nei suoi prodotti.

Dall’altra parte dell’Atlantico, la Francia è scossa da una crisi politica senza precedenti. Il governo guidato da Michel Barnier è stato sfiduciato dopo che il partito di Marine Le Pen ha deciso di unirsi alla sinistra per votare contro il bilancio. Un evento raro nella politica francese, che non vedeva un governo cadere dal 1962.

Sorprendentemente, però, i mercati finanziari hanno reagito con ottimismo: il CAC 40 è salito e lo spread dei titoli di Stato francesi si è ridotto a 77 punti base, il livello più basso delle ultime settimane. Sembra che gli investitori avessero già scontato il peggio, vedendo nella caduta del governo un’opportunità per una possibile stabilizzazione.

Marine Le Pen, leader della destra francese, ha assunto un tono sorprendentemente conciliante. Non ha chiesto le dimissioni del presidente Emmanuel Macron e ha dichiarato che il suo partito non ostacolerà gli sforzi per ridurre il deficit di bilancio, lasciando intendere che è pronta a collaborare con un eventuale nuovo governo.

In un contesto globale dominato da incertezze politiche e turbolenze economiche, l’economia americana e i mercati europei sembrano trovare la forza per guardare avanti con fiducia, ma uno storno può essere sempre dietro l’angolo.

È proprio da queste considerazioni che sono partito per impostare la strategia di questa settimana.

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Vi ricordo inoltre come l’operazione della scorsa settimana su Moncler con il certificato a leva ha già portato a casa circa un +60% essendo io entrato a 4,75€ ed oggi è vendibile a 7,61€.

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Nuove opportunità su Moncler?

Questa settimana farò dei brevi aggiornamenti sulle posizioni aperte nei precedenti articoli ed una prospettiva su posizioni future.

Partiamo dal post “Puntare sui titoli di stato tedeschi con leva!” che in tre settimane hai già raggiunto l’obiettivo, anzi è andato anche oltre, riuscendo a portare a casa un guadagno di più del 16%. Probabilmente molti di voi non hanno seguito questa strategia perché un po’ insolita rispetto a quelle presentate solitamente in questo blog ma come vedete molte volte cambiare paga. Ho così chiuso la posizione, vista la forte accelerata delle bund tedesco:

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Bund tedesco al 9%

Anche questa settimana propongo una strategia sul Bund tedesco. Mentre nel precedente articolo è stato presentato un prodotto che permetteva di moltiplicare le performance del titolo di stato tedesco con un fattore moltiplicativo variabile, in questo caso torniamo invece ad un prodotto più “classico” rispetto a quelli che vengono solitamente presentati in questo blog ma come nuda piccola differenza degna di nota.

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Negli ultimi tempi, il mercato dei titoli di Stato ha mostrato una volatilità significativa, spinta da tassi di che avevano iniziato a calare e incertezze macroeconomiche. In questo contesto, i titoli di Stato tedeschi, i Bund, rimangono un punto di riferimento per gli investitori grazie alla loro solidità e liquidità. Tuttavia, con rendimenti ancora contenuti rispetto ad asset più rischiosi, molti investitori cercano soluzioni innovative per migliorare il potenziale di rendimento.

Come discusso nel recente articolo di Investment Engineering “Puntare sui titoli di stato tedeschi con leva!”, i certificati d’investimento rappresentano una strategia interessante per beneficiare dell’andamento dei Bund con caratteristiche aggiuntive, come rendimenti periodici o leve finanziarie.

Il prodotto di questa settimana appartiene alla prima categoria:0% Bundesrepublik Deutschland (08/15/2052)

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Puntare sui titoli di stato tedeschi con leva!

Ecco un riassunto dei due documenti caricati:

Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali americane con un largo margine, diventando il 47º presidente degli Stati Uniti. La vittoria ha portato a una forte reazione positiva di Wall Street, con l’indice S&P 500 che ha raggiunto nuovi massimi. I settori più avvantaggiati sono stati quelli della difesa, dell’energia tradizionale e delle banche, mentre l’Europa e la Cina hanno sofferto a causa delle prospettive di nuove tariffe. La nuova amministrazione potrebbe ridurre le tasse e promuovere politiche di deregolamentazione. Tuttavia, ci sono preoccupazioni per una possibile spinta inflazionistica e per un aumento dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.

Il mondo si trova in una fase di “grande ribilanciamento”. A livello interno, gli Stati Uniti potrebbero puntare a un programma di crescita con tagli alla spesa pubblica e alla tassazione, riduzione dell’immigrazione e aumento della produzione energetica domestica. La Federal Reserve, pur ostile a Trump, manterrà probabilmente i tassi al di sopra del 3.5%, limitando l’inflazione. A livello globale, si prevede un rafforzamento del dollaro, un indebolimento di oro e obbligazioni, e una stabilità nelle criptovalute. Anche Cina ed Europa, colpite dai dazi, potrebbero rivalutare le loro politiche fiscali ed energetiche per mitigare gli effetti economici della presidenza Trump.

Non è un caso che, dopo la vittoria di Trump, la Germania è stata particolarmente colpita dall’instabilità generata dal cambiamento di approccio americano in ambito commerciale e geopolitico. La crisi del governo tedesco riflette una spaccatura interna su come risollevare un modello economico tradizionalmente basato su energia a basso costo dalla Russia e mercati di esportazione come la Cina, entrambi ora messi a rischio. La probabile transizione della leadership tedesca a Friedrich Merz suggerisce un possibile riorientamento della politica economica e industriale per cercare di mantenere la competitività.

Non vorrei però che la narrazione prevalga sulla realtà, faccio un esempio:

per quanto riguarda gli Stati Uniti, nonostante le promesse di riportare la produzione entro i confini nazionali, gli USA continueranno probabilmente a dipendere dalle importazioni. Ridurre drasticamente le importazioni infatti minaccerebbe il valore del dollaro, aumentando i costi interni e alimentando l’inflazione. A conferma di questo, durante il primo mandato di Trump, gli USA hanno registrato un saldo negativo nella bilancia commerciale, poiché il dollaro forte incoraggiava importazioni, a fronte di un aumento dei dazi sulle esportazioni.

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Il settore delle public utilities per quasi un 11% l’anno (protezione compresa!)

Il post di questa settimana sarà abbastanza breve per via della mia scarsità di tempo, ma penso che possa offrire comunque una opzione abbastanza prudente in vista delle imminenti elezioni presidenziali in USA.

Attualmente ho iniziato uno sviluppo software per un programma che mi permetterà di gestire in maniera più oculata i certificati presenti nel mio portafoglio e questo, che sto portando avanti nel tempo libero, sicuramente mi costringerà a sacrificare altre attività.

Detto ciò vediamo il certificato della settimana, ma prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

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Oro, Palladio, Platino un’opportunità da oltre il 12% all’anno

La settimana passata ha visto un aumento significativo dei rendimenti dei titoli di stato americani, con il Treasury decennale al 4,25%. Questo rialzo, avvenuto in un contesto povero di nuovi dati macroeconomici, è stato attribuito sia alla robusta performance dell’economia statunitense sia alla possibilità che Donald Trump, ora in vantaggio nei sondaggi rispetto a Kamala Harris, possa favorire tagli fiscali in caso di vittoria, aumentando così il deficit pubblico. Il mercato sta probabilmente rispondendo alla solidità dell’economia: il PIL americano è previsto in crescita del 3,3%, e non si registra alcun peggioramento del mercato del lavoro.

Nel frattempo, Israele ha effettuato attacchi limitati contro l’Iran, colpendo siti militari strategici, tra cui basi di difesa e siti di produzione missilistica. L’azione è stata moderata per evitare una possibile escalation, probabilmente in accordo con gli Stati Uniti, i quali erano stati preventivamente informati.

Tesla ha riportato risultati trimestrali al di sopra delle attese, con un utile netto di 2,2 miliardi di dollari, superiore del 17% rispetto all’anno precedente. Elon Musk ha prospettato un’ulteriore crescita delle vendite del 20-30% per l’anno prossimo, grazie all’introduzione di nuovi veicoli a prezzi accessibili e allo sviluppo della guida autonoma. Questo ha portato le azioni Tesla a chiudere la settimana con un notevole rialzo del 22%.

Nei prossimi giorni, i mercati si concentreranno sui dati economici come il PIL degli Stati Uniti, l’inflazione PCE e il report sul lavoro, oltre ai risultati finanziari delle principali aziende tecnologiche, tra cui AMD, Alphabet e Meta.

In questa fase incerta a ridosso delle elezioni USA, ho focalizzato la mia attenzione su un prodotto che ha come sottostanti tre metalli preziosi, che, soprattutto nella direzione che stanno prendendo i BRICS, sicuramente nei prossimi anni continueranno a godere di una forte domanda.

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Vediamo ora le principali caratteristiche del certificato e poi discutiamo un po’ del sottostante peggiore:

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