Quest’ultima settimana sembra che la volatilità abbia leggermente
ripreso fiato, anche se siamo comunque ancora sui livelli comunque
bassi. Forse i mercati hanno preso atto che il ciclo restrittivo da
parte delle banche centrali non è finito come ho molte volte
ripetuto in articoli precedenti: Finché non vedranno un brusco
arresto delle dinamiche salariali e quindi in forma più diretta dei
livelli di occupazione continueranno a spingere sull’acceleratore
magari facendo qualche pausa tra un rialzo e l’altro. Abbiamo già
accennato al fatto che tali politiche sono giustificate da una
batteria espressa nella cosiddetta curva di Philliips che sostiene
che quando la disoccupazione diminuisce, l’inflazione aumenta e
viceversa. Questa relazione fu notata negli studi empirici condotti
in quel periodo (anni 50 del ‘900)
La curva di Phillips
tradizionale suggerisce che esista una trade-off a breve termine tra
inflazione e disoccupazione, implicando che una politica economica
potrebbe essere in grado di influenzare l’output dell’economia
spostandosi lungo la curva. Ad esempio, un governo potrebbe ridurre
la disoccupazione aumentando l’inflazione, o viceversa.
Ora però
concedetemi di scrivere qualche riga in più su delle recenti letture
che ho effettuato e che mettono in discussione le fondamenta di tale
approccio, così magari facciamo anche una piccola parte e
Educational di macroeconomia.
Infatti, negli anni
successivi, la curva di Phillips è stata oggetto di numerose
critiche. Ecco alcune delle principali:
1.
Expectations-Adaptive Critique: Secondo questa critica, le
aspettative degli agenti economici riguardo all’inflazione giocano un
ruolo fondamentale. Gli individui si adattano e adattano i loro
comportamenti in base alle aspettative di inflazione futura. Ciò
significa che una politica economica che mira a ridurre la
disoccupazione aumentando l’inflazione potrebbe non funzionare a
lungo termine, poiché gli individui si adattano alle aspettative e
si verifica un’accelerazione dell’inflazione senza conseguente
riduzione della disoccupazione.
2.
Expectations-Augmented Critique: Questa critica estende l’idea delle
aspettative al ruolo delle aspettative di disoccupazione. Gli
individui prendono in considerazione sia l’inflazione attesa che le
aspettative di disoccupazione futura nel determinare i loro
comportamenti. Se le aspettative di disoccupazione aumentano,
l’inflazione può diminuire anche con una disoccupazione più
elevata, invalidando la relazione inversa tra disoccupazione e
inflazione.
3. Critica delle
aspettative razionali: Questa critica va oltre le aspettative
adattive e sostiene che gli individui abbiano aspettative razionali,
ovvero prendano decisioni ottimali sulla base delle informazioni
disponibili. Secondo questa prospettiva, una politica economica che
cerca di sfruttare la curva di Phillips non avrà successo a causa
delle aspettative razionali degli agenti economici che si adattano in
modo tempestivo e efficiente.
4. Critica degli
shock di offerta: La curva di Phillips tradizionale si concentra
principalmente sugli shock di domanda che influenzano la relazione
tra inflazione e disoccupazione. Tuttavia, gli shock di offerta, come
cambiamenti nei prezzi delle materie prime o crisi energetiche,
possono influire sull’inflazione indipendentemente dal tasso di
disoccupazione. Questi shock possono rendere instabile la relazione
tra disoccupazione e inflazione e invalidare la curva di Phillips.
5. Critica dei
fattori istituzionali: La curva di Phillips assume un mercato del
lavoro flessibile, dove l’offerta e la domanda di lavoro si
incontrano liberamente. Tuttavia, fattori istituzionali come i
sindacati, le norme salariali e le politiche di negoziazione
collettiva possono influenzare la relazione tra disoccupazione e
inflazione. Questi fattori possono rendere la curva di Phillips meno
rilevante in contesti con forti regolamentazioni del mercato del
lavoro.
In conclusione,
ritengo che tale teoria, bucata nelle fondamenta, sia comunque
l’architrave ideologico per calmierare ogni rivendicazione di aumento
dei salari. Se così è aspettatevi che queste politiche durino molto
più di quanto i mercati non si aspettino.
In quest’ottica,
il mio consiglio è quello di mantenersi liquidi, ma oltre certi
livelli mi rendo conto che con questi tassi di inflazione la troppa
liquidità sarebbe veramente difficile da sostenere. A questo punto
si potrebbe pensare di rivolgere il nostro interesse verso l’unico
settore che teoricamente potrebbe avvantaggiarsi dal rialzo dei tassi
ossia quello bancario.
Naturalmente lo
faccio con un certificato che ti presenti una barriera comunque
importante e che abbia come sottostanti dei titoli ad altissima
capitalizzazione, per non dire in questo caso sistemici:
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