Rieccoci finalmente dopo le vacanze di Natale. Visto che è un po’
che non ci sentiamo proverò a fare una sintesi generale degli
aspetti salienti dell’attualità economica per poi gettarci sulla
prima strategia del 2025.
Il dollaro USA si rafforza grazie ai dati
economici positivi
Il dollaro statunitense continua a guadagnare terreno, sostenuto
da dati macroeconomici incoraggianti provenienti dagli Stati Uniti.
L’indice dei responsabili degli acquisti per il settore dei servizi
(PMI) ha sorpreso al rialzo, raggiungendo i 54,1 punti. Questo valore
non solo supera le aspettative, ma si posiziona chiaramente al di
sopra della soglia di 50 punti che segna il confine tra contrazione
ed espansione economica.
Tuttavia, il quadro del mercato del lavoro è meno uniforme:
mentre il numero di posti vacanti è aumentato, la creazione di nuovi
impieghi è stata inferiore alle attese. Nonostante ciò, l’economia
americana dimostra una solidità complessiva. Questo rafforza le
aspettative degli investitori che ora ritengono meno probabile un
rapido taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.
Le sfide della BCE tra inflazione e crescita in
rallentamento
In Europa, la Banca Centrale Europea si trova a fronteggiare un
equilibrio delicato. A dicembre, l’inflazione è salita dal 2,2% al
2,4%, mettendo pressione sulle autorità monetarie affinché riducano
i tassi d’interesse più lentamente rispetto a quanto previsto dal
mercato. Tuttavia, l’economia dell’Eurozona mostra segnali di
indebolimento, con un deterioramento del clima imprenditoriale nello
stesso mese.
Le maggiori economie del blocco, come Francia, Germania e Italia,
risultano particolarmente colpite da questa fase di incertezza
economica. La BCE è quindi chiamata a bilanciare l’esigenza di
controllare l’inflazione con quella di sostenere un’economia che
mostra segnali di rallentamento.
Petrolio in rialzo: dinamiche di mercato e
implicazioni sull’inflazione
Sul fronte energetico, il prezzo del petrolio Brent ha registrato
un aumento del 3,7% dall’inizio dell’anno, raggiungendo quota 77,38
dollari al barile. Questo rialzo è attribuibile all’annunciato
incremento dei prezzi da parte dell’Arabia Saudita, in seguito alla
decisione dell’alleanza OPEC+ di mantenere invariati i livelli di
produzione.
Nonostante il recente rialzo, il petrolio non sembra esercitare la
stessa pressione inflazionistica dello scorso anno. Il prezzo medio
del Brent nel primo trimestre del 2024 era di 81,80 dollari al
barile, superiore al livello attuale. Tuttavia, rispetto al trimestre
precedente, quando il barile si attestava a 74 dollari, si osserva
una tendenza rialzista che potrebbe avere implicazioni nel lungo
termine.
Quindi benché
l’Eurozona (ammesso e non concesso che possa essere considerata
un’unica zona omegena) abbia bisogna di politiche monetarie
espansive, dall’altra parte non potrà fare politiche così
divergenti dalla FED perché ciò significherebbe indebolire
ulteriormente l’euro a favore del dollaro e quindi importare
inflazione che a sua volta “costringerebbe” a rialzare i tassi.
Diciamo quindi che
non avremo probabilmente tutti quei tagli che ci si poteva aspettare
fino a qualche mese fa.
Proprio da qui
partiamo per la strategia della settimana. Prima, come al solito, vi
ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog,
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Se i tassi non
diminuiranno quanto previsto significa che il comparto bancario potrà
continuare a mantenere alti margini.
Vediamo quindi il
certificato:
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