Come già anticipato la scorsa settimana in questo posto mi
concentrerò sulla strategia recovery finalizzata proprio a
recuperare il brusco calo del titolo Bayer avvenuto un paio di
settimane fa.
La notizia
scatenante tale ribasso penso la conosciate un po’ tutti: il
risarcimento e riconosciuto da una Corte degli Stati Uniti per
l’utilizzo del biofosfato. In poco tempo Il titolo è passato da
circa 42€ agli attuali 31€. Come si può vedere dal grafico
giornaliero sì è aperto un gap ribassista proprio all’apertura
della giornata del 20/9/2023.
In queste
istituzioni anche applicare gli stop Loss serve, ma fino a un certo:
Anche Chi avesse impostato un livello automatico avrebbe visto
chiudere la propria posizione a livelli ben inferiori di quelli
impostati.
L’altro approccio è
quello di gestire comunque attivamente la posizione cercando
soluzioni alternative. Quella che segue è una di queste:
La settimana appena trascorsa ha registrato un ulteriore aumento nei
mercati azionario e obbligazionario. L’indice S&P 500 ha già
segnato un incremento del 10% rispetto ai minimi toccati il 27
ottobre, mentre i rendimenti del Treasury a 10 anni si sono ridotti
di circa 60 basis points rispetto al picco del 5.02% registrato il 23
ottobre. Il dollar index mostra una diminuzione del 3.3% rispetto ai
massimi del 3 ottobre.
Questo entusiasmo è
stato scatenato dai dati sull’inflazione statunitense, che sono
risultati inferiori alle aspettative. L’inflazione “headline”
è stata del 3.2% su base annua (invariata rispetto al mese
precedente), al di sotto delle aspettative del 3.3%. Inoltre,
l’inflazione “core” è stata del 4%, rispetto all’attesa
del 4.1%.
Sarà molto
interessante nei prossimi mesi verificare due cose:
I mercati finanziari hanno registrato una settimana di rialzi,
nonostante la persistente paura di una prossima recessione. Il
rallentamento dell’economia in Europa e in America, causato dai
rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha
contribuito a alimentare questa preoccupazione.
Il presidente della
Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che l’inflazione non è
stata sconfitta e che potrebbe essere necessario aumentare
ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi mesi. Al contrario,
gli esponenti della Banca Centrale Europea hanno annunciato che i
rialzi dei tassi di interesse sono prossimi alla fine. Non c’è
bisogno che vi ripeta che a mio avviso le politiche monetarie attuali
hanno in realtà un fine differente da quello dichiarato, ossia la
“lotta all’inflazione”, bensì calmierare le rivendicazioni
salariali oggi in atto soprattutto negli USA.
Ad ogni modo, queste
dichiarazioni contrastanti hanno creato confusione tra gli
investitori, che stanno cercando di capire quale sarà la traiettoria
delle politiche monetarie delle principali banche centrali.
La situazione
economica rimane incerta e il rischio di recessione è ancora
presente. Tuttavia, i mercati finanziari sembrano aver iniziato a
prendere in considerazione la possibilità che le banche centrali
possano iniziare a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi di
interesse.
Se questa tendenza
dovesse proseguire, potrebbe portare a un miglioramento dell’umore
degli investitori e a ulteriori rialzi dei mercati finanziari.
In questo contesto
propongo una strategia che, premetto fin da subito, ha un alto grado
di rischio.
L’ottica nella quale
ho elaborato tale strategia è quella di recuperare alcuni ribassi di
certi certificati che non stanno performando come mi aspettavo. Tale
strategia comunemente nominata come recovery e consiste
sostanzialmente nell’andare a cercare un altro certificato che sia
altrettanto deprezzato ma che offra maggiori possibilità di
rendimento rispetto a quello che si vende. Va da sé che comunque un
certificato che è abbondantemente sotto la parità esprima comunque
un grado di rischio maggiore di quello che esprimeva al momento della
sua emissione, così come avrà naturalmente un rendimento più alto
rispetto all’inizio.
Vediamone subito le
caratteristiche:
Tipo: Cash
Collect Memory (Portafoglio CED)
ISIN:
DE000UH4NHD0
Sottostanti:
Stellantis / Volkswagen
Cedola: 2,19%
Trimestrale
Scadenza:
17/11/2026
Barriera:
11,6714€ / 104,58€
Una peculiarità di
questo certificato è che in realtà ha due barriere: Una un po’ più
alta per il godimento della cellula l’altra un po’ più bassa per la
restituzione integrale del capitale. Di sopra ho riportato solo
quella relativa al capitale mentre nel grafico di sotto le riporto
entrambe per il titolo peggiore ossia Volkswagen:
Come potete vedere
siamo proprio a ridosso della barriera per la cedola e leggermente
più lontani dalla barriera di capitale. Inoltre due settimane fa,
quando sono entrato io, eravamo proprio in mezzo alle due barriere.
Se l’analisi si fermasse qui tutto sommato questo certificato non
dovrebbe neanche essere preso in considerazione, ma dobbiamo fare i
conti con il prezzo di acquisto attuale: 67.45€.
A questi prezzi il
rendimento cedolare annuo è pari al 13% , che moltiplicato per i 3
anni rimanenti fa il 39% potenziale. Acquisto va aggiunto il
rendimento da Capitale che sono 32.55€ per certificato, ossia 52,7%
in tre anni. Facendo le somme quindi abbiamo un rendimento
complessivo a scadenza di quasi 92%, ossia potenzialmente recuperare
ribassi accumulati fino al 48% (1-1/1.92)*100.
La tua mente nessun
pasto è gratis e quindi la probabilità che il titolo peggiore vada
sotto barriera è comunque rilevante.
Fin qui vi ho dato
tutti i parametri oggettivi del certificato, ora per concludere
permettetemi di fare un paio di considerazioni personali:
1) non è necessario
che il titolo Volkswagen salga, chi potremmo anche accontentare che
rimanga più o meno su questi livelli. Personalmente ritengo che da
qui a tre anni sia più probabile trovare questo titolo un po’ più
alto dei prezzi attuali che non il contrario non fosse altro per un
adeguamento all’inflazione.
2) in queste
strategie secondo me va sempre messo poco capitale: Se perdete,
perdete comunque poco; se guadagnate guadagnate comunque circa il
doppio del capitale investito. Per quale motivo ad esempio io
utilizzo questo tipo di strategie solo reinvestendo il capitale
liberato da certificati molto deprezzati e mai impiegando liquidità
nuova. Naturalmente poi ognuno ha il proprio stile di gestione.
Tengo infine a
precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole
essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi
indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.
Spero di aver fatto
cosa gradita lasciando link diretti a tutti i dati senza passare per
servizi di pubblicità. Per questo mi auguro che siate così gentili,
vista la completa gratuità del sito, di fare almeno un click su un
banner presente nella pagina e mettere un like se l’articolo è di
vostro gradimento.
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chiunque voglia essere tempestivamente informato sulle novità
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Questa settimana
torniamo a parlare di obbligazioni presentando un prodotto veramente
attrattivo soprattutto per coloro che hanno un orizzonte di
investimento di medio termine ed un profilo di rischio estremamente
basso. Abbiamo già parlato delle dinamiche dei prezzi delle
obbligazioni in funzione delle rialzo di tassi di interesse (oh
simmetricamente del loro ribasso). L’ultimo anno e mezzo è stato il
peggior periodo della storia per quanto riguarda i treasury americani
e più in generale del Mercato dei Bond. Considerate che dal picco
del 2020 alla fine del 2022 un treasury decennale ha perso circa il
25% ed il 2023 non è stato di sicuro un anno migliore.
Sapete che da tempo
sostengo che la politica monetaria restrittiva messa in atto dalle
banche centrali abbia solamente come scusa “la lotta
all’inflazione”, ma che in realtà abbia come vero obiettivo di
soffocare le recenti rivendicazioni salariali che Soprattutto negli
Stati Uniti stanno prendendo piede.
In quest’ottica una
recessione sarebbe quasi auspicabile dal loro punto di vista. Se
questo poi arriverà è tutt’altro paio di maniche. Infatti la
necessità geopolitica di riportare alcune produzioni strategiche
dentro i confini nazionali e l’aumento spropositato delle spese
militari per sostenere il conflitto in Ucraina e il più decente tra
Palestina ed Israele non potrà far altro che aumentare la domanda
aggregata interna ed aumentare anche la domanda di lavoro.
Sarà quindi
interessante vedere quale sarà il punto di caduta tra queste due
forze economiche apparentemente divergenti.
Specularmente anche
noi investitori ci troviamo di fronte ad un dilemma analogo: Dal lato
siamo tentati da rendimenti e prezzi obbligazionari che non si
vedevano da decenni, dell’altro è difficile capire quando questa
politica monetaria restrittiva terminerà, quindi non è
assolutamente detto che stiamo osservando i minimi del mercato
obbligazionario.
Per risolvere questo
problema ho trovato un prodotto che offre delle caratteristiche
secondo me non banali, iniziamo con i suoi dati:
Due settimane dopo l’attacco di Hamas a Israele, la tensione nella
regione è ancora alta. L’invasione di Israele a Gaza, che si temeva
all’inizio, non è ancora avvenuta, ma gli investitori sono
preoccupati.
Il
clima di avversione al rischio ha portato a un calo degli asset
considerati tradizionalmente come rifugi sicuri, come i titoli di
stato statunitensi. Il grafico mostra che il rendimento dei
Treasuries a lunga scadenza ha registrato un calo, insieme al mercato
azionario. Il dollaro è rimasto stabile, mentre petrolio, oro e
bitcoin hanno registrato un aumento.
Alla
luce di queste considerazioni ritengo opportuno per lo meno per le
prossime settimane di assumere esclusivamente posizioni tattiche e
quindi non di lungo termine. Naturalmente se in futuro i prezzi
cominciassero ad assumere dei livelli interessanti allora comincerò
anche a valutare posizioni di più ampio respiro.
Proprio
in questa ottica sono entrato la settimana scorsa nel seguente
certificato:
Chi mi segue da un po’ sa che i rialzi dei mesi precedenti mi
lasciavano alquanto perplesso, soprattutto alla luce non tanto e non
solo per le politiche monetarie delle banche centrali, ma più che
altro per i “driver” che le stanno spingendo.
Sapete che la mia visione personale parte dal fatto che il vero obbiettivo è quello di sedare le rivendicazioni salariali che stanno emergendo soprattutto in America, ad esempio si legga questo articolo. D’altro canto il sistema monetario non potrà mai essere così restrittivo da massacrare l’industria manufatturiera come fu fatto all’inizio degli anni 90, questo perché nei prossimi anni, soprattutto gli Stati Uniti, dovranno riportare a casa od a casa di qualche Fedele alleato fa parte della produzione industriale fino ad oggi concessa alla Cina.
Sarà interessante
nei prossimi mesi, o meglio ancora anni, vedere quale sarà il punto
d’equilibrio tra queste due esigenze contrapposte.
Di fronte a scenari
così incerti ho trovato un certificato che presenta un grado di
protezione veramente raro ma che al contempo offre anche un
rendimento di tutto rispetto poco sotto il 9% l’anno, analizziamone
le caratteristiche:
I mercati azionari globali hanno chiuso la settimana in calo, dopo
un inizio positivo. Il FTSE MIB italiano ha perso lo 0,20%, a
28.870,80 punti, mentre lo S&P 500 statunitense ha perso l’1,09%,
a 4.459,45 punti. Il Nasdaq Composite, che riunisce le principali
società tecnologiche, ha perso l’1,74%, a 14.155,91 punti.
L’Euro Stoxx 50, l’indice azionario principale dell’area euro, ha
perso lo 0,65%, a 3.541,80 punti.
L’andamento contrastato dei mercati azionari riflette l’incertezza
che ancora caratterizza l’outlook economico globale. Da un lato, i
dati sull’inflazione statunitense, pubblicati giovedì 14 settembre,
sono risultati in linea con le attese, attestandosi al 7,3% su base
annua. Questo ha contribuito a ridurre i timori di un’azione
aggressiva da parte della Federal Reserve, che potrebbe portare a un
rallentamento della crescita economica.
Dall’altro lato, lo sciopero dei lavoratori dell’automotive negli
Stati Uniti, iniziato lunedì 11 settembre, ha pesato sull’economia
statunitense e ha fatto temere un rallentamento della produzione
industriale.
Nel complesso, l’andamento di questa settimana suggerisce che i
mercati azionari sono ancora volatili e che gli investitori rimangono
prudenti.
Come sostengo da tempo, le prospettive future per i mercati
azionari restano incerte. Da un lato, la crescita economica globale
dovrebbe continuare a migliorare, grazie alla ripresa della Cina e
questo potrebbe sostenere l’appetito al rischio degli investitori.
Dall’altro lato, l’inflazione rimane un rischio significativo, che
potrebbe portare a un aumento dei tassi di interesse e a un
rallentamento della crescita economica.
Inoltre, la guerra in Ucraina rimane un fattore di incertezza, che
potrebbe avere un impatto negativo sull’economia globale.
Gli investitori dovrebbero monitorare attentamente questi fattori
e adattare le proprie strategie di investimento in base
all’evoluzione dell’outlook economico globale.
Proprio per questi motivi, il prodotto che presento questa
settimana è adatto a chi presenta un profilo di rischio
estremamente moderato:
Per motivi di tempo questo posto sarà molto sintetico per cui
eviterò preamboli sull’andamento dei mercati della settimana appena
trascorsa è presenterò direttamente il certificato della settimana.
Ho personalmente aperto una posizione su questo prodotto esattamente
nella giornata di venerdì. Vediamo quindi assieme quali siano le
caratteristiche e le motivazioni che mi hanno spinto all’acquisto:
È stata una settimana alquanto interlocutoria per gli indici
azionari visto che al rialzo delle prime sedute è seguito un
ritracciamento negli ultimi due giorni. A mi sembra che sia
abbastanza evidente che ci sia una profonda incertezza su che
direzione prendere. Da una parte ci sono molti investitori, per lo
più piccoli, che hanno timore di rimanere fuori da possibili
ulteriori rialzi, mentre altri hanno il timore più che fondato che
le politiche restrittive delle banche centrali possano continuare
anche nei prossimi mesi. È opinione personale del sottoscritto che
più che l’inflazione le politiche monetarie attuali servano a
soffocare sul nascere qualsiasi qualsiasi rivendicazione di aumento
salariale da parte dei lavoratori, paradossalmente questo sta
avvenendo maggiormente negli Stati Uniti piuttosto che in Europa.
Solo il tempo naturalmente potrà dire se questa visione è
azzeccata.
Nel frattempo
abbiamo naturalmente bisogno di essere operativi sul mercato ed
attuale strategie che possano essere performanti anche quando il
mercato imbocca direzioni di essere da quelli da noi ipotizzate.
Questo diventa ancor più vero quando siamo in un periodo di profonda
incertezza come quello attuale. Andare alla ricerca di settori
difensivi e strumenti abbastanza difensivi a loro volta mi sembra una
soluzione da percorrere. Il certificato che segue è stato
selezionato proprio tenendo a mente questi due criteri:
Questa settimana è
stata caratterizzata da un ritracciamento più che fisiologico direi
degli indici azionari. Il FTSE MIB si è arrestato attorno a quota
28.500 punti, proprio dove passava una prima resistenza statica:
Dato comunque il trend estremamente rialzista degli ultimi mesi molti dei certificati analizzati stanno andando in rimborso anticipato. Uno di questi, tra quelli presentati in questo blog, è quello analizzato nell’articolo “Cedole settimanali per oltre il 15% con tre grandi banche”
Vista la
considerevole quota di liquidità che mi ritrovo in questo periodo In
portafoglio ho deciso di reinvestire il capitale rimborsato con un
certificato simile ma che presenti ulteriori elementi di protezione
proprio perché come sapete perché un ulteriore ribasso dei corsi
azionari sia molto probabile.