Proteggersi da ribassi di oltre il 60% e guadagnare più del 11% all’anno: Moderna, Nvidia, Tesla

Settimana laterale per l’indice FTSE MIB che è riuscito a toccare i 30.550 punti senza però superarli.

Ritengo che nelle prossime settimane assisteremo ancora ad una prolungata fase di accumulo, o più probabilmente di distribuzione, che farà sì che l’indice oscilli tra il livello appena menzionato e i 29250. Sotto totale livello si aprirebbe uno scenario più marcatamente ribassista. Risulta però inutile in questo momento fare previsioni in tal senso, anche perché le variabili macroeconomiche e geopolitiche intervallo in questo periodo sono di tale portata che qualsiasi previsione è altamente aleatoria.

Un discorso analogo, al netto dei livelli più o meno ampi, può essere fatto per i maglioni indici azionari mondiali.

Io ritengo che in questa fase di profonda incertezza si possono però sfruttare delle occasioni che raramente vedremo poi in futuro, soprattutto se andremo incontro ad un taglio dei tassi. Io sono dei pochi che continua a ritenere che il mercato abbia sovrastimato il numero e l’entità del taglio dei tassi e, per chi mi segue da un po’ già lo sa, lo sostegno da molto tempo.

D’altro canto è anche vero che uno scenario di un rialzo di tassi è oggettivamente inverosimile, quindi diciamo che ci muoviamo in uno scenario in cui vale che male i tassi di interesse rimarranno costanti o diminuiranno.

I tassi di interesse influenzano anche i rendimenti dei certificati, infatti fino a un anno fa con questa volatilità era impensabile ottenere dei rendimenti cedolari come invece se ne vedono ora.

L’idea per questa prima parte dell’anno è quella di andarsi a costruire una parte del portafoglio con certificati che abbiano un rendimento a doppia cifra e che presentino delle distanze dalla barriera importante in modo da rendere molto probabile il flusso cedolare per tutto l’anno. D’altro canto se veramente i tassi di interesse scendessero questi rendimenti a doppia cifra ce li dovremo scordare.

Non so voi ma un rendimento annualizzato sopra il 10% con un grado di protezione come quello che offre un certificato io ci metterei la firma.

Il certificato che vi presento oggi è uno dei primi che ho individuato e il suo punto principale di forza e la grande distanza dalla barriera.

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Ultima strategia dell’anno: 14.24% annuo su Banco BPM

Probabilmente questo è l’ultimo post dell’anno, poi Vacanze di Natale e Capodanno ci faranno trascorrere una meritata pausa. È naturalmente anche tempo di bilanci e grossolanamente mi sento di poter affermare che chi ha seguito le mie strategie durante il corso del 2023 difficilmente si può per aumentare, complice naturalmente anche il buon andamento dei mercati.

Certo alcuni prodotti non sono andati come si sperava, stiamo parlando di una piccola quantità, ma solitamente le strategie di recovery hanno poi permesso di recuperare la situazione.

Come ha firmato la scorsa settimana per quanto mi riguarda non effettuerò più operazioni da qui a fine anno, proprio perché il mercato sta recentemente esprimendo dei multipli che, quantomeno nel breve termine, e rendendolo i prezzi delle azioni abbastanza care, soprattutto se si considera che attualmente il mercato obbligazionario esprime dei rendimenti di gran lunga superiore a quelli di un paio di anni fa. In un paio di post nei mesi precedenti mi sono proprio preoccupato di quanto fosse conveniente attualmente aumentare la propria esposizione nel mercato obbligazionario e chi ha seguito i miei consigli sicuramente non se ne è pentito.

Per Chi avesse un po’ di tempo libero durante le vacanze ed è un appassionato lettore consiglio un libro: “L’investitore intelligente” di Benjamin Graham in cui sono proprio affrontati con intelligenza e lungimiranza tutti gli aspetti che un investitore dovrebbe analizzare prima di acquistare o vendere titoli obbligazionari od azionari ehi come dovrebbe allocare le percentuali del proprio portafoglio a seconda delle condizioni di mercato (tanto per chiarirci non ho nessuna convenienza economica o di altro genere affinché compriate questo libro; è giusto un consiglio, come tutto ciò che viene scritto in questo blog).

Concludiamo l’anno con un certificato di cui è molto parlato nei giorni recenti su diversi canali per un motivo molto specifico che andremo ad analizzare. Partiamo dalla sua descrizione:

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Fare il 15% sui titoli di stato USA senza rischio cambio!

In questo post di un paio di mesi fa, preannunciavo come i tempi fossero maturi per cominciare a diminuire gradualmente la parte di liquidità nel portafoglio a favore di un rientro nel mercato. Così ho fatto in maniera graduale fino a portarmi sotto il 10% del controvalore. Naturalmente non ho eseguito tutte le operazioni in un solo giorno ma le ho distribuite più o meno in questo arco temporale. Per coloro che hanno seguito i post in questi ultimi due mesi aveva visto che mi sono mosso su tutti e tre i fronti: azionario, obbligazionario e certificati (naturalmente su questo blog riporto solo parte della mia operatività).

Con la strategia che segue penso che terminerò momentaneamente, probabilmente fino alla fine dell’anno, i miei ingressi sul mercato. Ciò avverrà per una duplice regione: Il mercato negli ultimi due mesi si è mosso vigorosamente verso l’alto (ad esempio il FTSE MIB è tornato a toccare i 30.000 punti) punti e non è mai consigliabile, per quanto mi riguarda, scendere sotto la soglia del 5% di liquidità se non in momenti di mercato estremamente ribassisti e questo non è sicuramente uno di quelli.

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Recuperare su Bayer: +42.5% in un anno

Come già anticipato la scorsa settimana in questo posto mi concentrerò sulla strategia recovery finalizzata proprio a recuperare il brusco calo del titolo Bayer avvenuto un paio di settimane fa.

La notizia scatenante tale ribasso penso la conosciate un po’ tutti: il risarcimento e riconosciuto da una Corte degli Stati Uniti per l’utilizzo del biofosfato. In poco tempo Il titolo è passato da circa 42€ agli attuali 31€. Come si può vedere dal grafico giornaliero sì è aperto un gap ribassista proprio all’apertura della giornata del 20/9/2023.

In queste istituzioni anche applicare gli stop Loss serve, ma fino a un certo: Anche Chi avesse impostato un livello automatico avrebbe visto chiudere la propria posizione a livelli ben inferiori di quelli impostati.

L’altro approccio è quello di gestire comunque attivamente la posizione cercando soluzioni alternative. Quella che segue è una di queste:

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Intesa San Paolo: il 7.5% in un anno

La settimana appena trascorsa ha registrato un ulteriore aumento nei mercati azionario e obbligazionario. L’indice S&P 500 ha già segnato un incremento del 10% rispetto ai minimi toccati il 27 ottobre, mentre i rendimenti del Treasury a 10 anni si sono ridotti di circa 60 basis points rispetto al picco del 5.02% registrato il 23 ottobre. Il dollar index mostra una diminuzione del 3.3% rispetto ai massimi del 3 ottobre.

Questo entusiasmo è stato scatenato dai dati sull’inflazione statunitense, che sono risultati inferiori alle aspettative. L’inflazione “headline” è stata del 3.2% su base annua (invariata rispetto al mese precedente), al di sotto delle aspettative del 3.3%. Inoltre, l’inflazione “core” è stata del 4%, rispetto all’attesa del 4.1%.

Sarà molto interessante nei prossimi mesi verificare due cose:

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Fare il 30% all’anno: possibile ma bisogna correre rischi

I mercati finanziari hanno registrato una settimana di rialzi, nonostante la persistente paura di una prossima recessione. Il rallentamento dell’economia in Europa e in America, causato dai rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha contribuito a alimentare questa preoccupazione.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che l’inflazione non è stata sconfitta e che potrebbe essere necessario aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi mesi. Al contrario, gli esponenti della Banca Centrale Europea hanno annunciato che i rialzi dei tassi di interesse sono prossimi alla fine. Non c’è bisogno che vi ripeta che a mio avviso le politiche monetarie attuali hanno in realtà un fine differente da quello dichiarato, ossia la “lotta all’inflazione”, bensì calmierare le rivendicazioni salariali oggi in atto soprattutto negli USA.

Ad ogni modo, queste dichiarazioni contrastanti hanno creato confusione tra gli investitori, che stanno cercando di capire quale sarà la traiettoria delle politiche monetarie delle principali banche centrali.

La situazione economica rimane incerta e il rischio di recessione è ancora presente. Tuttavia, i mercati finanziari sembrano aver iniziato a prendere in considerazione la possibilità che le banche centrali possano iniziare a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi di interesse.

Se questa tendenza dovesse proseguire, potrebbe portare a un miglioramento dell’umore degli investitori e a ulteriori rialzi dei mercati finanziari.

In questo contesto propongo una strategia che, premetto fin da subito, ha un alto grado di rischio.

L’ottica nella quale ho elaborato tale strategia è quella di recuperare alcuni ribassi di certi certificati che non stanno performando come mi aspettavo. Tale strategia comunemente nominata come recovery e consiste sostanzialmente nell’andare a cercare un altro certificato che sia altrettanto deprezzato ma che offra maggiori possibilità di rendimento rispetto a quello che si vende. Va da sé che comunque un certificato che è abbondantemente sotto la parità esprima comunque un grado di rischio maggiore di quello che esprimeva al momento della sua emissione, così come avrà naturalmente un rendimento più alto rispetto all’inizio.

Vediamone subito le caratteristiche:

  • Tipo: Cash Collect Memory (Portafoglio CED)
  • ISIN: DE000UH4NHD0
  • Sottostanti: Stellantis / Volkswagen
  • Cedola: 2,19% Trimestrale
  • Scadenza: 17/11/2026
  • Barriera: 11,6714€ / 104,58€

Una peculiarità di questo certificato è che in realtà ha due barriere: Una un po’ più alta per il godimento della cellula l’altra un po’ più bassa per la restituzione integrale del capitale. Di sopra ho riportato solo quella relativa al capitale mentre nel grafico di sotto le riporto entrambe per il titolo peggiore ossia Volkswagen:

Come potete vedere siamo proprio a ridosso della barriera per la cedola e leggermente più lontani dalla barriera di capitale. Inoltre due settimane fa, quando sono entrato io, eravamo proprio in mezzo alle due barriere. Se l’analisi si fermasse qui tutto sommato questo certificato non dovrebbe neanche essere preso in considerazione, ma dobbiamo fare i conti con il prezzo di acquisto attuale: 67.45€.

A questi prezzi il rendimento cedolare annuo è pari al 13% , che moltiplicato per i 3 anni rimanenti fa il 39% potenziale. Acquisto va aggiunto il rendimento da Capitale che sono 32.55€ per certificato, ossia 52,7% in tre anni. Facendo le somme quindi abbiamo un rendimento complessivo a scadenza di quasi 92%, ossia potenzialmente recuperare ribassi accumulati fino al 48% (1-1/1.92)*100.

La tua mente nessun pasto è gratis e quindi la probabilità che il titolo peggiore vada sotto barriera è comunque rilevante.

Fin qui vi ho dato tutti i parametri oggettivi del certificato, ora per concludere permettetemi di fare un paio di considerazioni personali:

1) non è necessario che il titolo Volkswagen salga, chi potremmo anche accontentare che rimanga più o meno su questi livelli. Personalmente ritengo che da qui a tre anni sia più probabile trovare questo titolo un po’ più alto dei prezzi attuali che non il contrario non fosse altro per un adeguamento all’inflazione.

2) in queste strategie secondo me va sempre messo poco capitale: Se perdete, perdete comunque poco; se guadagnate guadagnate comunque circa il doppio del capitale investito. Per quale motivo ad esempio io utilizzo questo tipo di strategie solo reinvestendo il capitale liberato da certificati molto deprezzati e mai impiegando liquidità nuova. Naturalmente poi ognuno ha il proprio stile di gestione.

Tengo infine a precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.

Spero di aver fatto cosa gradita lasciando link diretti a tutti i dati senza passare per servizi di pubblicità. Per questo mi auguro che siate così gentili, vista la completa gratuità del sito, di fare almeno un click su un banner presente nella pagina e mettere un like se l’articolo è di vostro gradimento.

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Raddoppiare i guadagni dei fondi obbligazionari senza perdere mai!

Questa settimana torniamo a parlare di obbligazioni presentando un prodotto veramente attrattivo soprattutto per coloro che hanno un orizzonte di investimento di medio termine ed un profilo di rischio estremamente basso. Abbiamo già parlato delle dinamiche dei prezzi delle obbligazioni in funzione delle rialzo di tassi di interesse (oh simmetricamente del loro ribasso). L’ultimo anno e mezzo è stato il peggior periodo della storia per quanto riguarda i treasury americani e più in generale del Mercato dei Bond. Considerate che dal picco del 2020 alla fine del 2022 un treasury decennale ha perso circa il 25% ed il 2023 non è stato di sicuro un anno migliore.

Sapete che da tempo sostengo che la politica monetaria restrittiva messa in atto dalle banche centrali abbia solamente come scusa “la lotta all’inflazione”, ma che in realtà abbia come vero obiettivo di soffocare le recenti rivendicazioni salariali che Soprattutto negli Stati Uniti stanno prendendo piede.

In quest’ottica una recessione sarebbe quasi auspicabile dal loro punto di vista. Se questo poi arriverà è tutt’altro paio di maniche. Infatti la necessità geopolitica di riportare alcune produzioni strategiche dentro i confini nazionali e l’aumento spropositato delle spese militari per sostenere il conflitto in Ucraina e il più decente tra Palestina ed Israele non potrà far altro che aumentare la domanda aggregata interna ed aumentare anche la domanda di lavoro.

Sarà quindi interessante vedere quale sarà il punto di caduta tra queste due forze economiche apparentemente divergenti.

Specularmente anche noi investitori ci troviamo di fronte ad un dilemma analogo: Dal lato siamo tentati da rendimenti e prezzi obbligazionari che non si vedevano da decenni, dell’altro è difficile capire quando questa politica monetaria restrittiva terminerà, quindi non è assolutamente detto che stiamo osservando i minimi del mercato obbligazionario.

Per risolvere questo problema ho trovato un prodotto che offre delle caratteristiche secondo me non banali, iniziamo con i suoi dati:

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Un posizione tattica per un 16.5% all’anno

Due settimane dopo l’attacco di Hamas a Israele, la tensione nella regione è ancora alta. L’invasione di Israele a Gaza, che si temeva all’inizio, non è ancora avvenuta, ma gli investitori sono preoccupati.

Il clima di avversione al rischio ha portato a un calo degli asset considerati tradizionalmente come rifugi sicuri, come i titoli di stato statunitensi. Il grafico mostra che il rendimento dei Treasuries a lunga scadenza ha registrato un calo, insieme al mercato azionario. Il dollaro è rimasto stabile, mentre petrolio, oro e bitcoin hanno registrato un aumento.

Alla luce di queste considerazioni ritengo opportuno per lo meno per le prossime settimane di assumere esclusivamente posizioni tattiche e quindi non di lungo termine. Naturalmente se in futuro i prezzi cominciassero ad assumere dei livelli interessanti allora comincerò anche a valutare posizioni di più ampio respiro.

Proprio in questa ottica sono entrato la settimana scorsa nel seguente certificato:

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Come guadagnare anche con ribassi fino a -72%

Chi mi segue da un po’ sa che i rialzi dei mesi precedenti mi lasciavano alquanto perplesso, soprattutto alla luce non tanto e non solo per le politiche monetarie delle banche centrali, ma più che altro per i “driver” che le stanno spingendo.

Sapete che la mia visione personale parte dal fatto che il vero obbiettivo è quello di sedare le rivendicazioni salariali che stanno emergendo soprattutto in America, ad esempio si legga questo articolo. D’altro canto il sistema monetario non potrà mai essere così restrittivo da massacrare l’industria manufatturiera come fu fatto all’inizio degli anni 90, questo perché nei prossimi anni, soprattutto gli Stati Uniti, dovranno riportare a casa od a casa di qualche Fedele alleato fa parte della produzione industriale fino ad oggi concessa alla Cina.

Sarà interessante nei prossimi mesi, o meglio ancora anni, vedere quale sarà il punto d’equilibrio tra queste due esigenze contrapposte.

Di fronte a scenari così incerti ho trovato un certificato che presenta un grado di protezione veramente raro ma che al contempo offre anche un rendimento di tutto rispetto poco sotto il 9% l’anno, analizziamone le caratteristiche:

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Un 8% l’anno con un prodotto super protetto

I mercati azionari globali hanno chiuso la settimana in calo, dopo un inizio positivo. Il FTSE MIB italiano ha perso lo 0,20%, a 28.870,80 punti, mentre lo S&P 500 statunitense ha perso l’1,09%, a 4.459,45 punti. Il Nasdaq Composite, che riunisce le principali società tecnologiche, ha perso l’1,74%, a 14.155,91 punti.

L’Euro Stoxx 50, l’indice azionario principale dell’area euro, ha perso lo 0,65%, a 3.541,80 punti.

L’andamento contrastato dei mercati azionari riflette l’incertezza che ancora caratterizza l’outlook economico globale. Da un lato, i dati sull’inflazione statunitense, pubblicati giovedì 14 settembre, sono risultati in linea con le attese, attestandosi al 7,3% su base annua. Questo ha contribuito a ridurre i timori di un’azione aggressiva da parte della Federal Reserve, che potrebbe portare a un rallentamento della crescita economica.

Dall’altro lato, lo sciopero dei lavoratori dell’automotive negli Stati Uniti, iniziato lunedì 11 settembre, ha pesato sull’economia statunitense e ha fatto temere un rallentamento della produzione industriale.

Nel complesso, l’andamento di questa settimana suggerisce che i mercati azionari sono ancora volatili e che gli investitori rimangono prudenti.

Come sostengo da tempo, le prospettive future per i mercati azionari restano incerte. Da un lato, la crescita economica globale dovrebbe continuare a migliorare, grazie alla ripresa della Cina e questo potrebbe sostenere l’appetito al rischio degli investitori.

Dall’altro lato, l’inflazione rimane un rischio significativo, che potrebbe portare a un aumento dei tassi di interesse e a un rallentamento della crescita economica.

Inoltre, la guerra in Ucraina rimane un fattore di incertezza, che potrebbe avere un impatto negativo sull’economia globale.

Gli investitori dovrebbero monitorare attentamente questi fattori e adattare le proprie strategie di investimento in base all’evoluzione dell’outlook economico globale.

Proprio per questi motivi, il prodotto che presento questa settimana è adatto a chi presenta un profilo di rischio estremamente moderato:

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