Settimana che ha fatto registrare nuovi massimi su molti indici
azionari europei ed americani, tutto ciò sulla scia dei fantastici
risultati di Nvidia. Chi vi scrive si è laureato ormai quasi 20 anni
fa proprio con una tesi sulle reti neurali artificiali, quando ancora
il settore era veramente esclusivo solo per gli addetti. Quindi lungi
da me sminuire la portata di questi risultati sia in termini
meramente economici sia in termini di prospettive di cambiamento del
mondo.
Però quando si
analizzano i fenomeni non per il presente ma per le aspettative
future è anche necessario fare alcuni ragionamenti. Io riporto
semplicemente una citazione dal libro ” l’investitore
intelligente”, più precisamente dal capitolo 11:
In questo post di un paio di mesi fa, preannunciavo come i tempi fossero maturi per cominciare a diminuire gradualmente la parte di liquidità nel portafoglio a favore di un rientro nel mercato. Così ho fatto in maniera graduale fino a portarmi sotto il 10% del controvalore. Naturalmente non ho eseguito tutte le operazioni in un solo giorno ma le ho distribuite più o meno in questo arco temporale. Per coloro che hanno seguito i post in questi ultimi due mesi aveva visto che mi sono mosso su tutti e tre i fronti: azionario, obbligazionario e certificati (naturalmente su questo blog riporto solo parte della mia operatività).
Con la strategia che
segue penso che terminerò momentaneamente, probabilmente fino alla
fine dell’anno, i miei ingressi sul mercato. Ciò avverrà per una
duplice regione: Il mercato negli ultimi due mesi si è mosso
vigorosamente verso l’alto (ad esempio il FTSE MIB è tornato a
toccare i 30.000 punti) punti e non è mai consigliabile, per quanto
mi riguarda, scendere sotto la soglia del 5% di liquidità se non in
momenti di mercato estremamente ribassisti e questo non è
sicuramente uno di quelli.
Questa settimana
torniamo a parlare di obbligazioni presentando un prodotto veramente
attrattivo soprattutto per coloro che hanno un orizzonte di
investimento di medio termine ed un profilo di rischio estremamente
basso. Abbiamo già parlato delle dinamiche dei prezzi delle
obbligazioni in funzione delle rialzo di tassi di interesse (oh
simmetricamente del loro ribasso). L’ultimo anno e mezzo è stato il
peggior periodo della storia per quanto riguarda i treasury americani
e più in generale del Mercato dei Bond. Considerate che dal picco
del 2020 alla fine del 2022 un treasury decennale ha perso circa il
25% ed il 2023 non è stato di sicuro un anno migliore.
Sapete che da tempo
sostengo che la politica monetaria restrittiva messa in atto dalle
banche centrali abbia solamente come scusa “la lotta
all’inflazione”, ma che in realtà abbia come vero obiettivo di
soffocare le recenti rivendicazioni salariali che Soprattutto negli
Stati Uniti stanno prendendo piede.
In quest’ottica una
recessione sarebbe quasi auspicabile dal loro punto di vista. Se
questo poi arriverà è tutt’altro paio di maniche. Infatti la
necessità geopolitica di riportare alcune produzioni strategiche
dentro i confini nazionali e l’aumento spropositato delle spese
militari per sostenere il conflitto in Ucraina e il più decente tra
Palestina ed Israele non potrà far altro che aumentare la domanda
aggregata interna ed aumentare anche la domanda di lavoro.
Sarà quindi
interessante vedere quale sarà il punto di caduta tra queste due
forze economiche apparentemente divergenti.
Specularmente anche
noi investitori ci troviamo di fronte ad un dilemma analogo: Dal lato
siamo tentati da rendimenti e prezzi obbligazionari che non si
vedevano da decenni, dell’altro è difficile capire quando questa
politica monetaria restrittiva terminerà, quindi non è
assolutamente detto che stiamo osservando i minimi del mercato
obbligazionario.
Per risolvere questo
problema ho trovato un prodotto che offre delle caratteristiche
secondo me non banali, iniziamo con i suoi dati:
Questa settimana tratterò un argomento che solitamente non è al centro delle strategie di questo sito, ossia quelle delle obbligazioni. L’intento di questo articolo è principalmente quello di fornire una spiegazione a tutti coloro che negli anni scorsi hanno investito in fogli obbligazionari o direttamente in obbligazioni pensando di fare una scelta molto conservativa, ed invece si sono trovati con un forte deprezzamento dei loro investimenti. Premetto subito che ci saranno un po’ di formule, lo stretto necessario per comprendere quale sia la dinamica dei prezzi quando aumentano i tassi di interesse.
La formula che lega il prezzo di un’obbligazione al variare dei tassi
di interesse è chiamata “formula di valutazione delle
obbligazioni” o “formula del valore presente”. Questa
formula è rappresentata come segue:
Altra settimana di vivaci gli altri su tutti i mercati azionari,
personalmente proseguo nella mia view di eccessiva euforia da parte
di questi ultimi: Man mano che il mercato sale sto dismettendo sempre
più posizioni a favore della liquidità. Non mi ricordo di essere
mai stato così Libero con una percentuale che è poco sotto il 20%.
Si potrà giustamente dire che ho perso diverse occasioni di profitto
Ma in questi casi preferisco perdere occasioni piuttosto che perdere
soldi.
Continuo a ritenere
che delle dinamiche dominanti come;
1) la guerra in
Ucraina che da un lato, sta sostenendo artificialmente la domanda di
beni tecnici ed industriali finalizzati all’economia di guerra,
dall’alto sta creando strozzature nei beni energetici ed in quelli
alimentari.
2) la volontà di
alzare il tasso di disoccupazione per permettere un reshoring a
prezzi contenuti delle attività produttive (i vari licenziamenti da
parte delle big tech sono da leggere in quest’ottica, non non in
termini economici visto che nessuna di queste ha subito contrazione
dei ricavi) obbligherà la Fed in prima istanza, ed a rimorchio anche
le principali altre banche centrali tra cui la BCE, a proseguire nel
rialzo del tassi di interesse anche al di là dell’ effettivo
andamento dell’inflazione.
3) non dobbiamo poi
dimenticarci che a partire dal mese di marzo la BCE oltre che a
proseguire nella politica di rialzo dei tassi ad un ritmo di mezzo
punto a volta inizierà anche il drenaggio della liquidità per un
importo pari di 15 miliardi al mese.
In questo contesto
con un mercato che ad esempio per l’indice italiano ha fatto
registrare quasi un più 10% da inizio anno, ossia in un solo mese,
mi sembra veramente poco realistico pensare che perlomeno nel breve
termine possiamo sostenere ancora questi ritmi.
Nella settimana
entrante parleranno rispettivamente Powell il primo febbraio e la la
grande il 2 febbraio Lagarde. (santa protettrice di tutti gli
shortisti). A mio avviso questi due giorni saranno un Turning Point
per tutti gli indici azionari.
È molto comune tra i risparmiatori rivolgersi al proprio consulente finanziario o direttamente alla propria banca per investire parte della propria liquidità. Alla fine, gran parte delle volte si finisce con il sottoscrivere un qualche fondo detto “bilanciato”. Dietro questo aggettivo c’è un’idea molto semplice: un prodotto che abbia una componente azionaria ed una obbligazionaria. In questo modo si ha una componente più stabile che garantisce un flusso cedolare (obbligazioni) ma allo stesso tempo non si rinuncia al potenziale aumento del mercato azionario.
Ragionamento corretto, soprattutto per coloro che anno un profilo di rischio “medio”. Unica nota stonata di questa soluzione è il costo: non è affatto raro che si arrivi a pagare il 5% per la sottoscrizione più un 2% o 3% annuo per la gestione.
In questo post verrà fornita un prodotto paragonabile ad un fondo bilanciato ma a costi decisamente più contenuti.
Per prima cosa dobbiamo capire cosa sia un’obbligazione convertibile. Continua a leggere…
Oggi saremo estremante sintetici, per evitare di ripeterci! Indovinate cos’è successo all’inflazione nell’eurozona? È sotto le attese.
Le attese di chi? Magari di quelli che fideisticamente fanno da megafono a certi interessi che nulla hanno a che fare con i dati e poi debbono riportare notizie come queste. Le nostre attese invece erano di tutt’altro genere. Ve lo ricordate il primo post di questo sito? A distanza di diversi mesi non c’è un granché da aggiungere. Se non forse esplicitare meglio una cosa: la BCE non può nulla contro la contrazione dell’inflazione, cioè non può nulla per controllare l’unica variabile economica che nel suo mandato sarebbe tenuta a controllare.
Torneremo nei prossimi post ad affrontare questo tema e le sue implicazioni. Per adesso limitiamoci al grafico EUR/USD: Continua a leggere…
Il post di questa settimana sarà molto breve. Solitamente abbiamo sempre fatto un’analisi delle dinamiche economiche dominante per poi definire una strategie operative. Oggi faremo un’altra cosa: indicheremo cosa NON FARE. Visto che la prima regola per guadagnare soldi è non perderli, riteniamo che questo sia importante tanto quanto definire strategie attive.
Come forse alcuni di voi già sapranno, tra il 13 ed il 16 Novembre saranno in collocamento i famosi BTP Italia. Come funzionano? Semplice: danno un tasso d’interesse pari a I = Q + max(0, FOI) dove:
Q: Tasso reale annuo minimo garantito.
FOI: Indice dei prezzi al consumo ex tabacchi
Il parametro Q è già stato fissato allo strabiliante valore (udite, udite) di 0,25%. Il FOI invece è sostanzialmente un indice che misura l’inflazione. Già sapete benissimo cosa pensiamo noi dell’inflazione, per i nuovi arrivati potete dare un’occhiata a questi link:
Oggi facciamo un check delle nostre strategie d’investimento. Anche se sono passati poco più di due mesi dal nostro primo post, si possono già tirare le prime somme.
Partendo dal primo appunto, siamo tornati più volte sulla nostra visione di bassa inflazione e l’obbligo da parte della BCE di continuare nelle politiche espansive. Un’ulteriore conferma la trovate qui bella fresca!
Non ci eravamo però limitati a fare considerazioni macroeconomiche astratte, ma dato consigli operativi coerenti con la nostra view indicando due ETF obbligazionari europei. Vediamo com’è andata:
Questo blog è iniziato con una presa di posizione non facile in quel periodo, potete leggerla qui: Inflazione, fine delle politiche espansive ed altre trappole Abbiamo sempre pensato che l’informazione (chiamiamolo main-stream) stesse veicolando un messaggio distorto e senza alcun fondamento economico e che questa fosse la ragione di tanti sbagli negli investimenti, nella mancata analisi delle ragioni di una crisi bancaria non ancora terminata.
Questo blog, oltre che fornire segnali e strategie operative, si è posto proprio questo obbiettivo: essere una voce fuori dal coro, per il semplice piacere di far trasparire la realtà dei fatti. La verità dei fatti ha sempre la testa dura:
Basterebbe questo grafico a far capire come son andate le cose no? Io ve lo sintetizzo in una frase molto semplice: “Se la baracca europa (con la e minuscola) vuol restare in piedi bisogna pompare artificialmente liquidità ad libitum” e le quotazione dell’euro (finalmente) ne ha preso atto.
Se qualcuno si fosse fermato alla semplice dichiarazione:
Da gennaio 2018 il ritmo degli acquisti mensili si ridurrà a 30 miliardi (dai 60 del 2017) fino al 30 settembre 2018 …
leggendo solo la parte della riduzione avrebbe preso una di quelle cantonate da fargli azzerare il suo conto forex. Infatti, il QE verrà si ridotto in termini quantitavi (anche perché inizia a scarseggiare i titoli da comprare secondo i sacri criteri BCE) ma udite udite:
La BCE è pronta a incrementare il programma se necessario, per durata o entità. “. Quindi oltre che estenderlo per un altro anno ha detto che probabilmente ciò non basterà.
Infatti guardate cosa è successo al nostro BTP a 10 anni (per chi avesse comprato un ETF sul governativo):
Inoltre riportiamo queste dichiarazioni che sembrano ricalcare passo per passo quanto scrivemmo quest’estate:
I tassi dell’inflazione dovrebbero rallentare nella fine dell’anno.
Ma soprattutto:
Non l’abbiamo mai chiamato tapering, ma ricalibrazione.
Allora ormai l’avrete capito… il tapering non ci sarà, l’inflazione non ci sarà e per noi che siamo sul mercato ne dobbiamo prendere atto: puntare su High Yield scadenza massima 3 o 4 anni, puntare sul debito emergente sia in dollari che in valuta locale, lontano dai titoli inflation linked, lontano dalle cassandre che “Prima o poi crolla tutto”, “Prima o poi Draghi finirà il QE”, “Prima o poi l’inflazione esploderà”. Magari certo prima o poi qualcosa succederà… ma nel lungo termine, citando Keynes, lo sapete che fine faremo tutti?… Allora pensiamo a cavalcare il presente.
Per chi soffrisse d’insonnia ecco la conferenza stampa di Mario Draghi: