Finalmente ecco il nuovo articolo che la settimana scorsa non sono riuscito a pubblicare. Vi anticipo già che questo post potrà risultare un po’ pesante e troppo tecnico, però ci tenevo a fornirvi tutti gli strumenti di cui dispongo per valutare le variazioni dei prezzi delle obbligazioni visto che quella attuale è un’occasione storica che non vedremo più nei prossimi anni.
Chi apprezza i contenuti che periodicamente fornisco su questo blog e volesse contribuire tramite una donazione a far rimanere indipendente la nostra communty, può farlo tramite una donazione a questo link.
In questo post presenterò un altro certificato a capire interamente
protetto veramente molto interessante che può andare a sostituire
fondi od ETF obbligazionari, poi in fondo vi accennerò ad un
possibile cambiamento del sito.
Come di consueto
partiamo dalla settimana appena trascorsa: i mercati finanziari hanno
subito notevoli fluttuazioni a causa dell’aumento dell’inflazione
negli Stati Uniti e delle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente,
che persistono ad alti livelli. Il dato sull’inflazione statunitense
del mese di marzo era molto atteso dopo due segnalazioni superiori
alle previsioni. Tuttavia, anche questa volta si è registrato un
aumento superiore alle attese, con un incremento mensile dell’0,4%
sia per l’inflazione generale che per quella core. Questo porta i
tassi di inflazione annuale rispettivamente al 3.5% e al 3.8%. Tale
risultato ha ridotto le aspettative di un taglio dei tassi da parte
della FED a giugno, ora stimato con una probabilità inferiore al
30%. In realtà, la FED sembrava già orientata verso un taglio dei
tassi a giugno, come suggerito da Powell. Tuttavia, alcuni membri del
consiglio direttivo ora attribuiscono pari importanza alla stabilità
dei prezzi e al raggiungimento del pieno impiego. Ciò potrebbe
significare che la FED potrebbe tagliare i tassi anche senza
ulteriori segnali di ribasso dell’inflazione, per sostenere
l’economia. La FED è consapevole che la sua posizione è considerata
accomodante rispetto alla robustezza dell’economia e ai dati
sull’inflazione, ma attende di vedere se ciò si tradurrà in un
aumento delle aspettative inflazionistiche o in una pressione
rinnovata sui rendimenti a lungo termine prima di decidere il taglio
a giugno. Se le aspettative di inflazione aumentano, la FED potrebbe
rimandare ulteriormente il taglio.
Ho più insistito su
questo blog come la politica monetaria della FED sia tirata in
direzioni opposte da esigenze divergenti, quindi non tornerò
sull’argomento.
Diversa è la
situazione in Europa dove la dinamica dell’inflazione sembra
abbastanza più debole di quella americana.
Se si seguissero
logiche puramente economiche la BCE avrebbe già dovuto tagliare i
tassi (anzi come sapete Secondo me non sarebbe dovuti neanche
arrivare agli attuali livelli visto che gran parte dell’inflazione è
generata per cause esogene come le guerre in corso e l’aumento dei
prodotti petroliferi e delle materie prime in generale), ma sappiamo
che ormai l’euro non è altro che un proxy del dollaro che che dica
la governatrice della Banca Centrale Europea.
Ad ogni modo ritengo
plausibile che la differenza tra tassi di interesse e andamento
dell’inflazione non possa continuare a divergere per tanto tempo.
Naturalmente potrei però sbagliarmi né posso identificare il
momento in cui i tassi inizieranno a scendere.
Proprio per questo
motivo ho deciso di effettuare uno swap tra tre etf obbligazionari
che ho in portafoglio a favore del seguente certificato.
Il prodotto in
questione non rilascia cedole ma ha come sottostante un indice che
vado subito a riportare come traduzione dal sito ufficiale di
Leonteq:
Settimana che ha fatto registrare nuovi massimi su molti indici
azionari europei ed americani, tutto ciò sulla scia dei fantastici
risultati di Nvidia. Chi vi scrive si è laureato ormai quasi 20 anni
fa proprio con una tesi sulle reti neurali artificiali, quando ancora
il settore era veramente esclusivo solo per gli addetti. Quindi lungi
da me sminuire la portata di questi risultati sia in termini
meramente economici sia in termini di prospettive di cambiamento del
mondo.
Però quando si
analizzano i fenomeni non per il presente ma per le aspettative
future è anche necessario fare alcuni ragionamenti. Io riporto
semplicemente una citazione dal libro ” l’investitore
intelligente”, più precisamente dal capitolo 11:
In questo post di un paio di mesi fa, preannunciavo come i tempi fossero maturi per cominciare a diminuire gradualmente la parte di liquidità nel portafoglio a favore di un rientro nel mercato. Così ho fatto in maniera graduale fino a portarmi sotto il 10% del controvalore. Naturalmente non ho eseguito tutte le operazioni in un solo giorno ma le ho distribuite più o meno in questo arco temporale. Per coloro che hanno seguito i post in questi ultimi due mesi aveva visto che mi sono mosso su tutti e tre i fronti: azionario, obbligazionario e certificati (naturalmente su questo blog riporto solo parte della mia operatività).
Con la strategia che
segue penso che terminerò momentaneamente, probabilmente fino alla
fine dell’anno, i miei ingressi sul mercato. Ciò avverrà per una
duplice regione: Il mercato negli ultimi due mesi si è mosso
vigorosamente verso l’alto (ad esempio il FTSE MIB è tornato a
toccare i 30.000 punti) punti e non è mai consigliabile, per quanto
mi riguarda, scendere sotto la soglia del 5% di liquidità se non in
momenti di mercato estremamente ribassisti e questo non è
sicuramente uno di quelli.
Questa settimana
torniamo a parlare di obbligazioni presentando un prodotto veramente
attrattivo soprattutto per coloro che hanno un orizzonte di
investimento di medio termine ed un profilo di rischio estremamente
basso. Abbiamo già parlato delle dinamiche dei prezzi delle
obbligazioni in funzione delle rialzo di tassi di interesse (oh
simmetricamente del loro ribasso). L’ultimo anno e mezzo è stato il
peggior periodo della storia per quanto riguarda i treasury americani
e più in generale del Mercato dei Bond. Considerate che dal picco
del 2020 alla fine del 2022 un treasury decennale ha perso circa il
25% ed il 2023 non è stato di sicuro un anno migliore.
Sapete che da tempo
sostengo che la politica monetaria restrittiva messa in atto dalle
banche centrali abbia solamente come scusa “la lotta
all’inflazione”, ma che in realtà abbia come vero obiettivo di
soffocare le recenti rivendicazioni salariali che Soprattutto negli
Stati Uniti stanno prendendo piede.
In quest’ottica una
recessione sarebbe quasi auspicabile dal loro punto di vista. Se
questo poi arriverà è tutt’altro paio di maniche. Infatti la
necessità geopolitica di riportare alcune produzioni strategiche
dentro i confini nazionali e l’aumento spropositato delle spese
militari per sostenere il conflitto in Ucraina e il più decente tra
Palestina ed Israele non potrà far altro che aumentare la domanda
aggregata interna ed aumentare anche la domanda di lavoro.
Sarà quindi
interessante vedere quale sarà il punto di caduta tra queste due
forze economiche apparentemente divergenti.
Specularmente anche
noi investitori ci troviamo di fronte ad un dilemma analogo: Dal lato
siamo tentati da rendimenti e prezzi obbligazionari che non si
vedevano da decenni, dell’altro è difficile capire quando questa
politica monetaria restrittiva terminerà, quindi non è
assolutamente detto che stiamo osservando i minimi del mercato
obbligazionario.
Per risolvere questo
problema ho trovato un prodotto che offre delle caratteristiche
secondo me non banali, iniziamo con i suoi dati:
Questa settimana tratterò un argomento che solitamente non è al centro delle strategie di questo sito, ossia quelle delle obbligazioni. L’intento di questo articolo è principalmente quello di fornire una spiegazione a tutti coloro che negli anni scorsi hanno investito in fogli obbligazionari o direttamente in obbligazioni pensando di fare una scelta molto conservativa, ed invece si sono trovati con un forte deprezzamento dei loro investimenti. Premetto subito che ci saranno un po’ di formule, lo stretto necessario per comprendere quale sia la dinamica dei prezzi quando aumentano i tassi di interesse.
La formula che lega il prezzo di un’obbligazione al variare dei tassi
di interesse è chiamata “formula di valutazione delle
obbligazioni” o “formula del valore presente”. Questa
formula è rappresentata come segue:
Altra settimana di vivaci gli altri su tutti i mercati azionari,
personalmente proseguo nella mia view di eccessiva euforia da parte
di questi ultimi: Man mano che il mercato sale sto dismettendo sempre
più posizioni a favore della liquidità. Non mi ricordo di essere
mai stato così Libero con una percentuale che è poco sotto il 20%.
Si potrà giustamente dire che ho perso diverse occasioni di profitto
Ma in questi casi preferisco perdere occasioni piuttosto che perdere
soldi.
Continuo a ritenere
che delle dinamiche dominanti come;
1) la guerra in
Ucraina che da un lato, sta sostenendo artificialmente la domanda di
beni tecnici ed industriali finalizzati all’economia di guerra,
dall’alto sta creando strozzature nei beni energetici ed in quelli
alimentari.
2) la volontà di
alzare il tasso di disoccupazione per permettere un reshoring a
prezzi contenuti delle attività produttive (i vari licenziamenti da
parte delle big tech sono da leggere in quest’ottica, non non in
termini economici visto che nessuna di queste ha subito contrazione
dei ricavi) obbligherà la Fed in prima istanza, ed a rimorchio anche
le principali altre banche centrali tra cui la BCE, a proseguire nel
rialzo del tassi di interesse anche al di là dell’ effettivo
andamento dell’inflazione.
3) non dobbiamo poi
dimenticarci che a partire dal mese di marzo la BCE oltre che a
proseguire nella politica di rialzo dei tassi ad un ritmo di mezzo
punto a volta inizierà anche il drenaggio della liquidità per un
importo pari di 15 miliardi al mese.
In questo contesto
con un mercato che ad esempio per l’indice italiano ha fatto
registrare quasi un più 10% da inizio anno, ossia in un solo mese,
mi sembra veramente poco realistico pensare che perlomeno nel breve
termine possiamo sostenere ancora questi ritmi.
Nella settimana
entrante parleranno rispettivamente Powell il primo febbraio e la la
grande il 2 febbraio Lagarde. (santa protettrice di tutti gli
shortisti). A mio avviso questi due giorni saranno un Turning Point
per tutti gli indici azionari.
È molto comune tra i risparmiatori rivolgersi al proprio consulente finanziario o direttamente alla propria banca per investire parte della propria liquidità. Alla fine, gran parte delle volte si finisce con il sottoscrivere un qualche fondo detto “bilanciato”. Dietro questo aggettivo c’è un’idea molto semplice: un prodotto che abbia una componente azionaria ed una obbligazionaria. In questo modo si ha una componente più stabile che garantisce un flusso cedolare (obbligazioni) ma allo stesso tempo non si rinuncia al potenziale aumento del mercato azionario.
Ragionamento corretto, soprattutto per coloro che anno un profilo di rischio “medio”. Unica nota stonata di questa soluzione è il costo: non è affatto raro che si arrivi a pagare il 5% per la sottoscrizione più un 2% o 3% annuo per la gestione.
In questo post verrà fornita un prodotto paragonabile ad un fondo bilanciato ma a costi decisamente più contenuti.
Per prima cosa dobbiamo capire cosa sia un’obbligazione convertibile. Continua a leggere…
Oggi saremo estremante sintetici, per evitare di ripeterci! Indovinate cos’è successo all’inflazione nell’eurozona? È sotto le attese.
Le attese di chi? Magari di quelli che fideisticamente fanno da megafono a certi interessi che nulla hanno a che fare con i dati e poi debbono riportare notizie come queste. Le nostre attese invece erano di tutt’altro genere. Ve lo ricordate il primo post di questo sito? A distanza di diversi mesi non c’è un granché da aggiungere. Se non forse esplicitare meglio una cosa: la BCE non può nulla contro la contrazione dell’inflazione, cioè non può nulla per controllare l’unica variabile economica che nel suo mandato sarebbe tenuta a controllare.
Torneremo nei prossimi post ad affrontare questo tema e le sue implicazioni. Per adesso limitiamoci al grafico EUR/USD: Continua a leggere…
Il post di questa settimana sarà molto breve. Solitamente abbiamo sempre fatto un’analisi delle dinamiche economiche dominante per poi definire una strategie operative. Oggi faremo un’altra cosa: indicheremo cosa NON FARE. Visto che la prima regola per guadagnare soldi è non perderli, riteniamo che questo sia importante tanto quanto definire strategie attive.
Come forse alcuni di voi già sapranno, tra il 13 ed il 16 Novembre saranno in collocamento i famosi BTP Italia. Come funzionano? Semplice: danno un tasso d’interesse pari a I = Q + max(0, FOI) dove:
Q: Tasso reale annuo minimo garantito.
FOI: Indice dei prezzi al consumo ex tabacchi
Il parametro Q è già stato fissato allo strabiliante valore (udite, udite) di 0,25%. Il FOI invece è sostanzialmente un indice che misura l’inflazione. Già sapete benissimo cosa pensiamo noi dell’inflazione, per i nuovi arrivati potete dare un’occhiata a questi link: