Guadagnare anche con un -60% sui semiconduttori

Come analizzato la settimana precedente in questo post, il livello dei 28.000 punti si è rivelato nuovamente cruciale per il proseguimento del rialzo dell’indice italiano. Ad oggi possiamo solo constatare che tale Resistenza non è stata ancora infranta ma, al contrario i prezzi sono stati respinti su questo livello. Dico andiamo inoltre che domani sarà la giornata di stacco di dividendi per diversi titoli delle listino per cui seppure solo dal punto di vista tecnico, l’indice subirà un ulteriore arretramento.

Sempre nell’articolo precedente ho fatto menzione di tre settori che secondo me possono avere buone prospettive nel medio termine. Abbiamo già visto la strategia che riguarda il petrolio, oggi ci occuperemo dei semiconduttori.

La carenza di chip sta piano piano rientrando, ma soprattutto il tragico percorso di guerra che l’ordine mondiale sembra avere intrapreso spingerà questo settore adesso sempre più strategico e finanziato direttamente dai al di là dei suoi valori di mercato in ambito civile. Mi spiegava un esperto che oggi qualsiasi missile lanciato ha una dotazione elettronica paragonabile alunno modello smartphone per lo meno in termini di capacità di calcolo.

Ricordate quando i tempi non sospetti segnalavo come il settore della Difesa fosse a quel momento uno dei più interessanti su cui investire? Potete farvi un’idea leggendo il post in questione e calcolando quale sia stato il profitto di coloro che fossero entrati su Lockheed Martin al momento della recinzione riportata in Nuova opportunità sul settore della difesa.

D’altra parte però va anche considerato il forte rialzo che i mercati azionari hanno finora realizzato, per questo invece che direttamente sul settore preferisco agire su un certificato con una barriera estremamente bassa ossia del 40% dal prezzo iniziale (o se volete un buffer di protezione del 60%).

Vediamone le caratteristiche:

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La tecnologia come rimedio alla follia della BCE: +14%

Le sedute di giovedì e venerdì sono state due giornate di ordinaria follia. L’aspetto più grave è che tale follia si è stata scaturita dalla istituzione che dovrebbe invece stabilizzare il sistema economico e finanziario vale a dire la Banca Centrale Europea. I giornali hanno imputato tali brusche discese degli indici azionari all’annuncio della Lagarde di un doppio innalzamento dei tassi di interesse nei prossimi mesi. Ciò è vero solo in parte, infatti il mercato scontava già un rialzo dei tassi di interesse, la vera mazzata è arrivata con l’annuncio della fine della degli acquisti netti dei titoli di Stato, o meglio la dismissione del programma App dal 1 luglio 2022.

Solidalmente all’annuncio del rialzo dei tassi gli unici titoli che ne beneficiano Sono proprio quelli bancari, questa volta è successo l’esatto contrario: I titoli bancari sono stati i peggiori ed hanno trascinato con loro tutto l’indice MIB.

Questa è l’ulteriore conferma di quanto la politica monetaria della Banca Centrale Europea sia sfasata rispetto agli obiettivi che si deve porre: Sono passati 10 anni dal famoso Whatever it takes di Mario Draghi in cui è stato inaugurato il periodo di politica monetaria espansiva nell’area euro, malgrado ciò fino a pochi mesi fa non si è vista traccia di inflazione. Guarda caso l’inflazione si è alzata alla fine (presunta) di una pandemia ed alla crisi geopolitica più importante del secolo.

Conclusione: le politiche monetarie nulla hanno potuto quando si doveva alzare l’inflazione e poco potrà per il suo ribasso, questo per il semplice motivo che questa non è un’inflazione generata da eccessiva liquidità, bensì di scarsità di offerta rispetto alla domanda (e le ultime sanzioni hanno aggravato la situazione).

Quindi laddove servirebbe un maggiore impiego di investimenti per superare ad esempio l’aumento dei costi dell’energia o della scarsità di semiconduttori si costringerà gli stati ad attuare le ben note politiche restrittive che tanto bene hanno fatto negli anni passati.

Qui mi fermo perché il discorso ci porterebbe lontano, faccio solo notare che in questa situazione il vero cruccio del governo dei Migliori è la legge sulle concessioni balneari.

Non è un caso che ho parlato di semiconduttori, infatti ho deciso che per un po’ di tempo concentrerò la mia attenzione su quei settori indispensabili per l’economia e preferibilmente oltre oceano, il prodotto di seguito ne è un esempio:

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Il settore dei semiconduttori per un 14% annuo

Era il 9/8/2020 e scrivevo : “[l’età media dei contagi] tornerà ad alzarsi non appena l’esercito dei millennials dopo essersi dimenticati a casa i nonni per l’estate, finiti i soldi delle vacanze torneranno a batter cassa per la paghetta ed i pranzi della domenica.”. Seguiva poi il famoso grafico che riportava l’andamento dei contagi dell’epidemia di SARS di circa 15 anni fa in Canada prima e dopo il lockdown:

Come è andata ad oggi? Continua a leggere…

STM: Nuova strategia da 11.53%

In questo post andremo diritti al punto: ogni tanto, guarda un po’, il mercato ci ricorda che può anche scendere. Nell’arco di soli due giorni, il Nasdaq è arrivato a perdere l’11% dai massimi, prima di recuperare in parte nel pomeriggio di venerdì. I tempi per la nostra strategia illustrata la settimana scorsa ci vengono incontro, visto che, non volendo impiegare nuova liquidità, stiamo attendendo la scadenza del certificate su Netflix. Dopo questo storno stiamo pensando di liquidare Continua a leggere…

Strategia con un potenziale 8,8% in soli 5 mesi

Altra settimana di moderato rialzo sia per l’indice FTSE-MIB che per il Portafoglio Italia con un +0,45% e +0,21% rispettivamente.

Questa settima vogliamo però “concludere la nostra serie di copertura del Portafoglio” con un altro Reversed Bonus Cap che ci permette di guadagnare non solo in fasi di ribasso ma anche di lateralità o moderato rialzo. Per essere più precisi, per moderato rialzo, si intende che il titolo sottostante al certificate non deve mai superare al rialzo una certa barriera.

Il certificate che abbiamo scelto ha Continua a leggere…

Tesla e gli altri investimenti come sono andati a finire?

Poiché la scorsa settimana diversi certificati sono stati rimborsati ci sembra doveroso fare un check su come si siano conclusi gli investimenti:

1 – Tesla. Abbiamo dedicato due post all’argomento (qui e qui) e già ad ottobre dello scorso anno avevamo sottolineato come la natura del titolo ci facesse propendere per i certificates piuttosto che l’azione. Infatti ci siamo visti rimborsare il certificato a 105€ dopo che a dicembre ha staccato 1€. Considerando l’acquisto a 94,38€ abbiamo messo a segno un bel 12,3%. L’azione era invece Continua a leggere…

Altro tris di titoli da 16% annuo

La nostra continua ricerca di opportunità e bassa volatilità ci porta a trattare tre titoli di cui ci siamo già occupati in precedenza. In particolare due di questi sono già presenti nel nostro Portafoglio Italia 2018: Assicurazioni
Generali e Intesa Sanpaolo (anche se quest’ultima presente nella versione risparmio). L’altro titolo in questione è STM di cui ad esempio ci siamo già occupati in  Continua a leggere…

Un tris di titoli dal 18% annuo

La volatilità continua a farla da padrona in queste settimane e la cosa peggiore da fare in questi casi è farsi prendere dal panico. Per questo motivo in questo post abbiamo selezionato un certificato che già racchiude in sé una strategia che si adatta bene ai periodi di alta volatilità.

La struttura di questo certificato infatti è un po’ più complessa di quelli Continua a leggere…

Azimut: strategia per un altro 7% in cinque mesi malgrado i recenti rialzi

Terza settimana consecutiva di rialzo per l’indice italiano FTSE MIB che ha fatto segnare un +1,36%. Il nostro Portafoglio Italia 2018 (che potete scaricare qui) ha sovrapperformato l’indice con un +1,89%.

Benché siamo sicuramente soddisfatti delle performance fin qui ottenute, dobbiamo nuovamente ribadire che questi ritmi di crescita sono, nel breve, non sostenibili e che un ritracciamento verso prezzi più bassi sia sempre più imminente. Probabilmente lo shutdown in USA potrebbe essere un’ottima scusa per i gestori di realizzare i profitti di inizio anno.

Il post di questa settimana ha proprio lo scopo di proporre una strategia da utilizzare quando i mercati hanno già corso molto e un investitore si trova di fronte ad un dilemma amletico: entrare ora con il rischio di un’immediata discesa od aspettare con il rischio di perdere il treno per un ulteriore rialzo? (Insomma una riedizione di “essere o non essere?”).

Per rispondere a questa domanda prendiamo proprio un titolo presente nel nostro Portafoglio Italia 2018: Azimut. Continua a leggere…

Un portafoglio di azioni italiane per tutto l’anno: ecco il Portafoglio Italia!

Nel 2017 ci siamo lasciati con l’intento di fornire un portafoglio di azioni italiane, che chiameremo Portafoglio Italia, in modo tale che chiunque abbia accesso al mercato di borsa italiana lo possa, se lo vuole, replicare.

La prima settimana del 2018 è stata “spumeggiante” per tutti gli indici azionari e quello italiano non ha fatto eccezione: l’indice FTSE MIB è passato dai 21853 punti del 29/12/2017 (ultima seduta del 2017) ai 22762 di Venerdì scorso, un +4,15% in una settima.

Per questo motivo riteniamo opportuno attendere un piccolo storno prima di entrare in posizione, quindi la nuova composizione del portafoglio per il 2018 verrà confermata nei prossimi post. Ci sembra però importante iniziare a vedere come era composto il nostro portafoglio a partire dal 2014 ed accennare a quali siano i suo criteri di composizione. Non a caso abbiamo utilizzato il verbo accennare perché alcuni dettagli dell’algoritmo di selezione sono proprietari e tali rimarranno.

Prima di iniziare però è necessario fare alcune puntualizzazioni:

  • Quanto segue non vuole essere un incentivo all’acquisto, si tratta di un portafoglio generato da un nostro algoritmo.
  • Le performance passate non rappresentano garanzie di performance future.
  • Trattandosi di un portafoglio azionario il rischio è molto elevato.

Veniamo dunque alla descrizione del nostro portafoglio. Continua a leggere…