Per questa settimana nessun nuovo prodotto, questo perché ritengo che alle attuali condizioni di mercato aprire ulteriori posizioni rialziste ci esponga maggiormente a potenziali rischi piuttosto che a rendimenti. Un’analisi grafica dell’indice italiano rende perfettamente l’idea della situazione in cui ci troviamo. Ho cerchiato il movimento a V che ha caratterizzato il mese di agosto.
Come potete notare in breve tempo il GAP aperto ad inizio agosto è stato prontamente chiuso nelle sedute successive arrivando ormai nuovamente a ridosso dei massimi di periodo. Aprire posizioni in questo contesto significa avere pochi spazi potenziali di rialzo ed al contrario spazi più ampi al ribasso. Io stesso oscillatore stocastico come potete notare è già entrato in area di ipercomprato. Ciao naturalmente non significa che già da domani assisteremo ad un ribasso, ma che è più probabile assistere ad un rallentamento delle quotazioni con una successiva fase di lateralità, piuttosto che ad un ulteriore slancio rialsista. Dopodiché se invece l’indice rompesse i massimi e chiudesse settimanalmente sopra tali livelli, allora ci troveremo in un altro scenario e faremo i conti con questo.
Rimanendo sul tema del GAP aperti, riprendiamo un articolo di poche settimane fa che riguarda la Nike. Per chi fosse entrato (come me) direttamente sull’azione hai già visto la sua posizione incrementarsi come si vede dal grafico sottostante:
Per chi mi segue da un po’ sa benissimo quali sia il grado di
trasparenza che riporto qui nel blog in merito alle mie scelte di
investimento. Da diverso tempo sostengo che il ritmo di rialzo dei
mercati azionari fosse insostenibile soprattutto alla luce delle
politiche monetarie restrittive messe in atto da tutte le principali
banche centrali mondiali. In base a questa mia visione ho preso
scelte abbastanza radicali come liquidare completamente il
portafoglio Italia e non rinnovare diversi giustificati che sono
giunti a scadenza o che sono incorsi nell’autocall. Con altrettanta
trasparenza e onestà intellettuale nelle settimane precedenti ho
sempre candidamente ammesso che il mercato stava andando nella
direzione opposta a quella da me pronosticata. Con altrettanta
trasparenza permettetemi ora di constatare come nel giro di
pochissime sedute la situazione si sia ribaltata completamente e la
strategia di prudenza e di attesa comincia a dare i propri frutti.
Ennesima dimostrazione che ragionare con la propria testa prima o poi
da i suoi frutti!
Vediamo ad esempio
al portafoglio Italia: Ho liquidato tutto la terza settimana di
gennaio quando l’indice FTSE MIB era 25776 punti. Oggi che lo
ritroviamo a 25495 posso già affermare che non facendo nulla ho
fatto meglio dell’indice stesso. Aprrofondendo maggiormente l’analisi
tecnica dell’indice italiano, sarà molto importante verificare la
tenuta del livello 24900 (o se volete una cifra tonda va bene anche
25000). Una tenuta di tale livello farebbe rientrare gli attuali
ribassi in un ritracciamento all’interno di un movimento comunque
rialzista, in caso contrario gli scenari cambierebbero.
Passando alla parte più operativa, come al filmato nel precedente post, un aumento della volatilità avrebbe sicuramente aperto alcune opportunità ed è quello che si comincia a verificare. In particolare il certificato che andiamo ad analizzare questa settimana rappresenta un buon rapporto rischio rendimento se si considerano sia la distanza dalle barriere sia la tipologia di sottostanti. Vediamo quindi di cosa si tratta:
La settimana appena trascorsa è facilmente sinteticabile nei due
grafici sotto riportati che illustrano l’andamento dell’indice FTSE
MIB su scala giornaliera e settimanale:
Questo primo grafico
giornaliero ci indica come la giornata di giovedì abbia iniziato a
dare un primo segnale ribassista, per poi effettuare una candela
inside che ben rispecchia l’incertezza del momento. Da notare Come
l’oscillatore stocastico sia in zona di ipercomprato e che abbia
cominciato ad incrociare ben sopra area 80.
Il grafico
settimanale ci illustra una situazione complementare, nel senso che
completa la visione parziale del grafico giornaliero. Infatti anche
qui troviamo un oscillatore stocastico in ampia zona di ipercomprato
che ha appena accennato un incrocio. Inoltre l’ultima candela
assomiglia molto ad una shooting Star, anche se tecnicamente forse
sarebbe meglio parlare di una Doji con la chiusura inferiore alla
apertura.
Solitamente tutti
questi indicatori messi insieme fanno presagire una inversione di
trend, per lo meno nel breve periodo. Ad oggi, seppur di poco la
decisione di sospendere il portafoglio Italia in attesa di prezzi più
vantaggiosi si è rivelata azzeccata, vediamo se i pattern
d’inversione avranno conferma anche nei pressi delle prossime sedute.
In questa situazione
l’indice che invece ha performato meglio è stato il Nasdaq ulteriore
conferma che aver puntato su certificati sui tecnologici nelle ultime
settimane si è rivelata una buona strategia.
Oggi invece cambiamo
sia settore sia tipologia di certificato andando a Puntale ad una
banca con un top bonus invece che con un cash collect.
È da un po’ che non ci sentiamo e le cose da dire sono molte,
cercherò di metterle in fila una per una.
Partiamo da come si
sono comportati i mercati azionari nelle ultime due settimane: gli
indici europei, in particolare quello italiano, hanno
“sovraperformato” quelli americani e neanche di poco, fatto
statisticamente molto raro soprattutto negli ultimi anni. Tale evento
va comunque ponderato tenendo in considerazione i volumi ridotti
tipici delle sessioni a cavallo tra le vacanze di Natale ed Epifania.
Fatto sta che il FTSE MIB ha guadagnato un 5,45% dalla prima seduta
post natalizia fino a scorso. Su questo aspetto mi sento di assumere
una posizione abbastanza chiara: tale rialzo non è sostenibile per
le prossime settimane. Per rendersi conto della velocità del rialzo
si può affermare che se tale velocità rimanesse costante per tutto
l’anno incontro ad un rialzo del 400%. Visto che i 25.000 sono una
forte resistenza sul nostro indice (che è stata rotta ma di poco) ho
liquidato diversi posizioni in titoli ed ho aperto una posizione
short proprio sul FTSE MIB utilizzando questo brutto prodotto:
DE000HC1MXL0.
Naturalmente Fate
attenzione poiché si tratta di un prodotto a leva variabile
(attualmente circa 12) con una barriera di knock out a 27.000 punti,
se il FTSE MIB superasse tale livello il valore del certificato si
annullerebbe, quindi Scusate tali strumenti solo se siete ben consci
del loro funzionamento e dei loro rischi.
Al conferma della mia visione ribassista di breve termine c’è anche, come accennato in precedenza, la differenza di performance tra l’indice italiano e quelli americani, soprattutto il Nasdaq che è stato quello più bastonato. In particolare questi ultimi hanno avuto uno slancio solamente nella seduta di venerdì a seguito di dati positivi per quanto riguarda i non farm payrolls.
Settimana di ritracciamento per tutti gli indici azionari compreso
quello italiano, conseguenza del fatto che il rally avvenuto nelle
scorse sedute non era sostenibile perlomeno a quei ritmi. Io continuo
ad avere forti dubbi sulla sostenibilità del rialzo per due fattori
principali:
1) non è detto che
le politiche monetarie delle banche centrali diventino meno
restrittive nelle prossime riunioni. Tutti lo speriamo naturalmente
ma se il driver della politica monetaria è esclusivamente affidato a
livello di inflazione questo sicuramente non si abbasserà nei
prossimi mesi, da ciò deriva il punto successivo.
2) lo smantellamento fatto a pezzi della globalizzazione, ossia per essere più precisi il fenomeno di reshoring o nearshoring unite alle prolungate tensioni in Ucraina che non faranno altro che aumentare i prezzi dell’energia, non potranno certo stabilizzare l’andamento dei prezzi. Di fronte a ciò le banche centrali, come in un riflesso pavloviano, continueranno nel loro ritiro della liquidità e dell’innalzamento dei tassi di interesse.
Come già detto in
diversi poste è anche vero che con il tasso attuale d’inflazione
rimanere eccessivamente liquidi significa andare incontro ad una
perdita reale sicura.
Benché il mercato
obbligazionario sia sicuramente diventato più interessante di quanto
non lo fosse fino a qualche mese fa, va anche detto che, complice
appunto il repentino rialzo dell’inflazione, in molti casi per sempre
comunque di tassi reali (che non sono quelli nominali) ancora molto
bassi. Inoltre sono molto soggetti nei loro prezzi alle politiche
monetarie: Chi avesse comprato un paio di anni fa dei titoli di Stato
a 10 anni oggi sicuramente piange lacrime amare.
Detto ciò faccio
una piccola premessa prima di presentare il prodotto della settimana:
Lungi da me a firmare che il certificato di cui sotto sia la stessa
cosa che un’obbligazione o addirittura un’obbligazione statale,
consideratelo piuttosto un’alternativa da mettere in portafoglio
magari da affiancare a un portafoglio obbligazionario.
Dopo una settimana di pausa rieccoci qui. Come ogni inizio mese
facciamo il punto sul portafoglio Italia. L’ultimo mese è stato
sicuramente positivo per tutti gli indici azionari e soprattutto per
quello italiano, vecchietti versi anche troppo positivo Infatti tassi
di crescita così alti in così breve tempo sono difficilmente
sostenibili sul lungo termine. La regione principale di tale
ottimismo risiede nella aspettative del mercato in una politica più
accomodante da parte delle banche centrali in primis della Fed, o
meglio più che puliti che accomodanti si aspettano quantomeno
politiche meno restrittive. Le due settimane a venire saranno di chi
vive nel comprendere se cari aspettative saranno poi oggettivamente
confermate o se le politiche monetarie continueranno il loro
carattere estremamente “hawkish”. Nel frattempo non chiesta
che goderci il momento ed approfittarne.
Per quanto riguarda
il portafoglio Italia ci sono diverse buone notizie e una forse
leggermente sotto le aspettative, per lo meno le mie.
Nell’ultimo mese il portafoglio Italia ha messo a Segno un rialzo delle 10% contro uno scarso 9% del FTSE Mib andando così a recuperare ulteriormente il gatto che si era creato a metà anno come si evince dalla figura qui sotto:
Da inizio anno il
portafoglio Italia ha perso quindi il 9,17% contro il 9.01% del Ftse
Mib, certo quest’anno non è finora riuscito a battere l’indice ma le
due prestazioni sono veramente similari e non escludo che da qui al
31 dicembre le cose si ribaltino. Il maggior contributo dell’ultimo
recupero sono stati qui titoli che durante l’anno invece sono stati
maggiormente penalizzati e mi riferisco In particolare ad Unieuro ed
Enel. Come si evince dalla tabella sotto riportata il titolo migliore
è stato Eni e ricordo che esso è entrato a seguito di una rotazione
che tra l’altro ci ha impedito di perdere un sacco di soldi su
Telecom Italia, segue a stretto giro Bayer e poi Terna:
Va poi anche
sottolineato che, è inutile girarci intorno, i due eventi principali
di quest’anno, ossia, la guerra in Ucraina ed il repentino rialzo dei
tassi, hanno costituito due elementi statistici veramente particolari
che avrebbero potuto mettere in seria difficoltà un algoritmo che si
basa sulla storia pregressa e sulle correlazioni tra titoli. A metà
anno questo è avvenuto sicuramente in maniera preponderante e poi
pian piano le anomalie statistiche si sono inevitabilmente assorbite
ed hanno riportato le performance delle portafoglio Italia in linea
con quelle dell’indice principale. Diciamo anche che per chi fosse
entrato a metà anno nel portafoglio Italia avrebbe fatto un sacco di
soldi.
Rimane poi
l’evidente sovra performance se si guarda al lungo periodo come
riportato dalla grafico qui sotto:
Dall’inizio del 2018
il portafoglio Italia è in positivo del 19% mentre il FTSE Mib lo è
del 5,09%.
Veniamo ora
all’aspetto leggermente sotto le aspettative ossia il dividendo
complessivo: Quest’anno il dividendo si attesterà al 5.84% mentre il
nostro target era quantomeno sopra il 6%. Certo non è che sia una
grandissima differenza, più psicologica che non reale, però parte
gli questa sottoperformance in termini di dividendi è anche dovuta a
un calcolo non perfettamente colletto: Enel stacca il primo dividendo
la terza settimana di gennaio, poiché il nostro portafoglio Italia
inizia circa in quella data l’algoritmo ha considerato tre dividermi
invece che due e dal punto di vista contabile questo non è molto
corretto. Ti ho non toglie che vuoi possiate tranquillamente tenervi
Enel fino al 23 gennaio e raggiungerete così un rendimento da
dividendo del circa 6,3%, per quanto mi riguarda Naturalmente la
rendita dovuta ai dividermi per quest’anno sarà comunque pari al
5,84%.
Per essere ancora
più precisi quest’anno il primo dividendo da parte di Enel è stato
staccato il 24 gennaio mentre nel 2023 lo stacco avverrà il 23
gennaio, poiché l’algoritmo considera un range temporale di un anno
il dividendo del 24 gennaio 2022 ed il dividendo del 23 gennaio 2023
sono stati considerati all’interno dei 12 mesi di vita del
portafoglio Italia.
Spero abbiate notato
come faccio sempre tutto nella massima trasparenza anche quando le
cose non vanno come prospettato, per quanto lo scarto sia tutto
sommato minimo.
A questo punto non
mi resta che darvi appuntamento alla prossima settimana per altre
opportunità di mercato.
Tengo infine a
precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole
essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi
indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.
Spero di aver fatto
cosa gradita lasciando link diretti a tutti i dati senza passare per
servizi di pubblicità. Per questo mi auguro che siate così gentili,
vista la completa gratuità del sito, di fare almeno un click su un
banner presente nella pagina e mettere un like se l’articolo è di
vostro gradimento.
Vi ricordo che
chiunque voglia essere tempestivamente informato sulle novità
pubblicate dal blog può iscriversi alla mailing list qui a destra.
Inoltre tenete presente che l’iscrizione è portata a termine solo se
viene confermata dopo aver cliccato sul link che vi verrà spedito a
seguito dell’immissione della vostra email alla mailing list.
Non so voi ma ora con i ministeri della sovranità alimentare e della
natalità sono veramente più tranquillo, probabilmente riusciremo ad
invertire la curva demografica poi scendo nascere i bambini sotto un
cavolo. Perdonatemi l’ironia ma quando apprendo di certe scelte ed ad
esempio vedo scomparire il ministero della digitalizzazione è
lampante l’inadeguatezza dell’attuale classe dirigente.
Da tempo ormai sono
praticamente quasi del tutto scarico per quanto riguarda i titoli di
Stato, posizioni dei miei che avevo accumulato negli anni 2012 2013.
Mi è rimasto un BTP a scadenza 2026, per essere più precisi,
novembre 2026 ossia praticamente 5 anni. Attualmente il rendimento
dei BTP a 5 anni è poco sopra il 3%, viste le attuali politiche
monetarie delle banche centrali su cui mi sono soffermato ampiamente
negli scorsi post e viste, a mio del tutto opinabile avviso, le non
rosee prospettive per questo paese non ha proprio più senso tenersi
in pancia due femmine prodotto per vederlo sicuramente deprezzato nei
prossimi due anni. Scavalcati i 2 anni le cose potrebbero essere
diverse poiché sotto i 3 anni la curva dei rendimenti è ancora
ripida va da qui a 2 anni è difficile fare questo tipo di previsioni
sia per disabilità politica italiana sia per le nuove politiche
monetarie. A questo punto tanto vale alzare un pochino l’asticella
del rischio ma andare in cerca di un rendimento doppio rispetto a
quello che un BTP può rendere.
A costo di sembrare
monotono, ma la monotonia è positiva nel campo degli investimenti,
vi presento un altro certificato molto interessante con un profilo di
rischio a mio avviso molto basso e che ha come sottostanti tre
indici: FTSE-MIB, NASDAQ e Nikkei.
Inizio subito scusandomi per la prolungata assenza ma vi assicuro che
non ho potuto fare altrimenti.
Vi avevo promesso
una strategia che impedisse di perdere il capitale ed ogni promessa è
debito, quindi ecco il prodotto.
Questo prodotto fa
parte di una categoria di certificate denominati “a capitale
protetto”. Questa tipologia è tornata in auge ultimamente grazie
all’aumento dei tassi d’interesse che hanno permesso di ottenere
dei rendimenti accettabili anche a fronte di una protezione totale.
Il meccanismo è
piuttosto semplice: il certificate verrà comunque rimborsato a
prezzo d’emissione a prescindere dall’andamento del sottostante.
Lo strike invece serva a determinare il prezzo di rimborso in caso di
salita del sottostante, od in altre parole, consideriamo lo strike
solo nel caso in cui il prezzo del sottostante è superiore ad esso e
calcoliamo la distanza per calcolare quanto abbiamo guadagnato. La
barriera è invece posta sopra lo strike e determina il livello
massimo di guadagno. Se volete è un po’ un paradigma inverso a
quello a cui siamo normalmente abituati con gli altri certificate.
L’esempio che vi riporto di seguito vi chiarirà le idee:
È inutile affermare che anche questa settimana è stata all’insegna
della volatilità con improvvisi rialzi fomentati da possibili
notizie positive sul fronte di guerra sistematicamente smentite la
seduta successiva. Come spesso affermato da uno studioso di
geopolitica, che in questo periodo è salito alla ribalta televisiva
italiana, chi opera sui mercati non sa nulla di geopolitica ed in
questi giorni ne abbiamo avuto l’ennesima conferma.
La nuova
composizione sembra abbia già dato i suoi frutti: a fronte di un
+2,56% dell’indice MIB ha messo a segno un rialzo del +3,71%, una
performance importante ma che dobbiamo aspettare le settimane
successive per avvalorare statisticamente la bontà delle nuove
scelte.
Questa settimana ho approfittato dell’alta volatilità per entrare in un certificate che ritengo molto interessante e che in “tempi normali” sarebbe stato definito estremamente conservativo:
Ormai, dopo molti articoli, abbiamo visto che esistono un serie molto
variegata di certificate che incontrano varie esigenze: da quelle più
speculative a quelle maggiormente conservative.
Visti i segnali che
arrivano dai mercati che indicano quantomeno una certa stanchezza per
ulteriori rialzi e visto che i mesi estivi sono solitamente più
volatili, ho scelto un prodotto che ho definito “da buon padre di
famiglia”, proprio perché privilegia i margini di sicurezza a
scapito del rendimento. Vediamone subito le caratteristiche: