Oltre il 13% per il settore food

Il panorama economico italiano è stato recentemente scosso dall’annuncio di un’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) totalitaria da parte del Monte dei Paschi di Siena (MPS) nei confronti di Mediobanca. L’operazione, valutata 13,3 miliardi di euro, prevede un rapporto di concambio di 23 azioni MPS per ogni 10 azioni Mediobanca, offrendo un premio del 5,03% rispetto al prezzo di chiusura del 23 gennaio 2025.

L’amministratore delegato di MPS, Luigi Lovaglio, ha descritto l’operazione come un'”opportunità strategica incredibile”, sottolineando che la fusione porterebbe alla creazione del terzo polo bancario italiano. Tuttavia, alcuni analisti hanno espresso scetticismo riguardo al limitato potenziale di creazione di valore dell’operazione, evidenziando il ruolo di azionisti chiave come Francesco Gaetano Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio, Delfin, che possiedono partecipazioni significative in entrambe le banche e nell’assicuratore Generali.

Parallelamente, a livello internazionale, l’intervento del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al World Economic Forum di Davos ha attirato l’attenzione globale. Nel suo discorso, Trump ha criticato le normative europee e ha esortato le aziende straniere a incrementare gli investimenti negli Stati Uniti, minacciando l’imposizione di dazi in caso contrario. Ha inoltre invocato una disposizione fiscale statunitense poco conosciuta per raddoppiare le aliquote sulle entità straniere ritenute discriminatorie nei confronti delle multinazionali americane.

Trump ha anche chiesto una riduzione dei prezzi del petrolio da parte dell’OPEC e dell’Arabia Saudita, suggerendo che ciò potrebbe contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina. Inoltre, ha sollecitato le banche centrali globali a ridurre immediatamente i tassi di interesse, sostenendo che tali misure stimolerebbero la crescita economica.

Le reazioni del mercato a queste dichiarazioni sono state immediate: gli indici azionari hanno raggiunto nuovi massimi, i rendimenti dei titoli a 10 anni sono aumentati leggermente e il dollaro ha registrato un calo. Queste dinamiche riflettono la fiducia degli investitori nelle politiche economiche espansive, sebbene esista il rischio di un aumento dell’inflazione e di una possibile svalutazione del dollaro.

In Europa, le dichiarazioni di Trump hanno suscitato preoccupazione. Al World Economic Forum, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha risposto alle critiche di Trump sulle pratiche commerciali dell’UE, sottolineando l’importanza della negoziazione e del rispetto reciproco. Nel frattempo, leader europei hanno riconosciuto la necessità di riforme strutturali per stimolare la crescita e migliorare la competitività, con particolare attenzione agli investimenti in tecnologia e innovazione.

In Giappone, la Banca del Giappone (BOJ) ha aumentato i tassi di interesse dello 0,25%, portandoli allo 0,50%, il livello più alto degli ultimi 17 anni. Questa decisione, sebbene ampiamente anticipata, è stata interpretata come un segnale di un approccio più restrittivo in risposta alle crescenti previsioni di inflazione. Di conseguenza, lo yen si è apprezzato significativamente rispetto al dollaro, indicando la fiducia del mercato nella politica monetaria giapponese.

In sintesi, mentre il Monte dei Paschi di Siena cerca di rafforzare la propria posizione nel settore bancario italiano attraverso l’OPS su Mediobanca, a livello globale le dichiarazioni di Trump al World Economic Forum stanno influenzando le dinamiche economiche e politiche. Le reazioni dei mercati e le risposte dei leader internazionali evidenziano le sfide e le opportunità di un’economia sempre più interconnessa, dove le decisioni di un singolo attore possono avere ripercussioni su scala mondiale.

In questa situazione io sto aumentando la mia liquidità al 13% ed ogni acquisto è fatto in ottica di estrema prudenza e diversificazione. Il certificato di questa settimana va proprio in questo senso.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Il certificato della settimana ha come sottostanti quattro titoli del settore alimentare. Non c’è bisogno di dirlo, questo settore è tra quelli che meno risente delle tensioni sopra descritte.

Continua a leggere…

Il settore auto per oltre il 12%

La settimana appena conclusa si è rivelata rassicurante per i mercati finanziari. Gli operatori hanno accolto positivamente i dati sull’inflazione, risultati leggermente inferiori alle aspettative. Per fortuna, non si è verificato l’atteso aumento sopra le previsioni che avrebbe potuto bloccare il ciclo di tagli dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve. Sebbene alcuni analisti avessero ipotizzato nuovi rialzi, l’ipotesi di due tagli nel prossimo anno torna ora ad essere plausibile.

Un elemento ulteriore di stabilità è stato il confronto al Senato per la conferma di Scott Bessent come Segretario al Tesoro, designato da Donald Trump. I toni dell’audizione sono stati distesi, grazie anche alla reputazione di competenza e capacità di Bessent, che ha suscitato meno perplessità rispetto ad altre nomine dell’ex presidente. Nel suo intervento, Bessent ha sottolineato l’importanza di mantenere i tagli fiscali del 2017, avvertendo che un loro annullamento potrebbe innescare una crisi economica.

Bessent ha inoltre fornito un’analisi interessante sull’impatto delle tariffe doganali, spiegando che un incremento del 10% delle tariffe genera un apprezzamento del dollaro pari al 4%, mentre il resto dell’impatto si distribuisce tra cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e ribassi dei prezzi da parte degli esportatori. Questa interpretazione sembra già riflettersi sui mercati valutari, dove l’euro e la valuta cinese hanno subito un deprezzamento vicino al 4% dopo la rielezione di Trump.

La prossima settimana potrebbe però segnare un ritorno della volatilita. Lunedì è previsto l’insediamento ufficiale di Trump, che coinciderà con il Martin Luther King Day (a volte il destino è cinico ed ironico) e la chiusura dei mercati statunitensi. Subito dopo, si attendono i primi ordini esecutivi su temi cruciali come tariffe e immigrazione. Sarà importante valutare sia l’entità delle misure che la loro eventuale gradualità, fattori che incideranno sulle prospettive di inflazione, sul dollaro e sui rapporti internazionali.

Non si esclude che possano emergere nuove iniziative. Trump ha infatti accennato all’istituzione di un “External Revenue Service”, un ente che potrebbe tassare chi trae profitto a scapito degli Stati Uniti. Resta da vedere se questa proposta si limiterà a tariffe o se comporterà ulteriori sviluppi.

Nel frattempo, dalla Cina sono arrivati dati economici superiori alle aspettative. Il Prodotto Interno Lordo del quarto trimestre è cresciuto del 5,4%, contro una previsione del 5%. Anche le vendite al dettaglio e la produzione industriale hanno registrato risultati migliori del previsto, con aumenti rispettivamente del 3,7% e del 6,2%. Le autorità cinesi si sono dichiarate ottimiste sulle prospettive di crescita per il 2025.

La settimana appena trascorsa ha offerto una tregua ai mercati, ma le incognite rimangono numerose. I prossimi giorni saranno cruciali per comprendere la direzione della politica economica statunitense e il suo impatto sui mercati globali. Gli investitori restano pronti a reagire a ogni novità, mentre la volatilità sembra destinata a tornare protagonista.

Chi ha scontato maggiormente questo tipo di dinamiche nell’ultimo anno è sicuramente l’automotive che è stato così “bastonato” che ormai è arrivato a livelli che potrebbero essere interessanti, naturalmente il settore è da approcciare con molta prudenza come nel caso del certificato di questa settimana.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Il certificato della settimana è il seguente:

Continua a leggere…

Tre banche europee per oltre il 16% all’anno

Rieccoci finalmente dopo le vacanze di Natale. Visto che è un po’ che non ci sentiamo proverò a fare una sintesi generale degli aspetti salienti dell’attualità economica per poi gettarci sulla prima strategia del 2025.

Il dollaro USA si rafforza grazie ai dati economici positivi

Il dollaro statunitense continua a guadagnare terreno, sostenuto da dati macroeconomici incoraggianti provenienti dagli Stati Uniti. L’indice dei responsabili degli acquisti per il settore dei servizi (PMI) ha sorpreso al rialzo, raggiungendo i 54,1 punti. Questo valore non solo supera le aspettative, ma si posiziona chiaramente al di sopra della soglia di 50 punti che segna il confine tra contrazione ed espansione economica.

Tuttavia, il quadro del mercato del lavoro è meno uniforme: mentre il numero di posti vacanti è aumentato, la creazione di nuovi impieghi è stata inferiore alle attese. Nonostante ciò, l’economia americana dimostra una solidità complessiva. Questo rafforza le aspettative degli investitori che ora ritengono meno probabile un rapido taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve.

Le sfide della BCE tra inflazione e crescita in rallentamento

In Europa, la Banca Centrale Europea si trova a fronteggiare un equilibrio delicato. A dicembre, l’inflazione è salita dal 2,2% al 2,4%, mettendo pressione sulle autorità monetarie affinché riducano i tassi d’interesse più lentamente rispetto a quanto previsto dal mercato. Tuttavia, l’economia dell’Eurozona mostra segnali di indebolimento, con un deterioramento del clima imprenditoriale nello stesso mese.

Le maggiori economie del blocco, come Francia, Germania e Italia, risultano particolarmente colpite da questa fase di incertezza economica. La BCE è quindi chiamata a bilanciare l’esigenza di controllare l’inflazione con quella di sostenere un’economia che mostra segnali di rallentamento.

Petrolio in rialzo: dinamiche di mercato e implicazioni sull’inflazione

Sul fronte energetico, il prezzo del petrolio Brent ha registrato un aumento del 3,7% dall’inizio dell’anno, raggiungendo quota 77,38 dollari al barile. Questo rialzo è attribuibile all’annunciato incremento dei prezzi da parte dell’Arabia Saudita, in seguito alla decisione dell’alleanza OPEC+ di mantenere invariati i livelli di produzione.

Nonostante il recente rialzo, il petrolio non sembra esercitare la stessa pressione inflazionistica dello scorso anno. Il prezzo medio del Brent nel primo trimestre del 2024 era di 81,80 dollari al barile, superiore al livello attuale. Tuttavia, rispetto al trimestre precedente, quando il barile si attestava a 74 dollari, si osserva una tendenza rialzista che potrebbe avere implicazioni nel lungo termine.

Quindi benché l’Eurozona (ammesso e non concesso che possa essere considerata un’unica zona omegena) abbia bisogna di politiche monetarie espansive, dall’altra parte non potrà fare politiche così divergenti dalla FED perché ciò significherebbe indebolire ulteriormente l’euro a favore del dollaro e quindi importare inflazione che a sua volta “costringerebbe” a rialzare i tassi.

Diciamo quindi che non avremo probabilmente tutti quei tagli che ci si poteva aspettare fino a qualche mese fa.

Proprio da qui partiamo per la strategia della settimana. Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete “valorizzare” le inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Ogni contributo è un piccolo mattoncino per l’indipendenza di questo blog.

Se i tassi non diminuiranno quanto previsto significa che il comparto bancario potrà continuare a mantenere alti margini.

Vediamo quindi il certificato:

Continua a leggere…