Calma e sangue freddo

Avevo già per metà concluso l’articolo di questa settimana ma gli eventi di questa notte, con l’attacco degli Stati Uniti all’Iran, hanno sicuramente cambiato la situazione.

Il presidente Donald Trump ha definito l’operazione militare un “successo spettacolare”, evidenziando che “tutti gli obiettivi sono stati colpiti” e sostenendo che “nessun altro esercito al mondo sarebbe stato in grado di eseguire un’azione simile”. Trump ha inoltre lanciato un avvertimento diretto all’Iran, affermando che Teheran deve “scegliere la pace oppure affrontare conseguenze ben peggiori”.

Dall’Iran, l’Organizzazione per l’Energia Atomica ha confermato l’avvenuto attacco, definendolo una “violazione del diritto internazionale” e avviando una campagna diplomatica per sollevare la questione presso le Nazioni Unite. Fonti iraniane riferiscono che la struttura principale dell’impianto nucleare di Fordow non è stata danneggiata, mentre i danni avrebbero interessato unicamente i tunnel di accesso. Il governo iraniano ha ribadito che l’attacco non avrà ripercussioni sul proseguimento del proprio programma nucleare.

Esprimo tutta la mia solidarietà e compassione verso quelli che ritenevano che Trump avrebbe portato la pace nel mondo (anime belle) ed ai fissati della stagionalità che continuavano a sostenere che tra giugno e luglio i mercati sono principalmente rialsisti senza guardare minimamente lo scenario globale attuale.

Sui mercati OTC aperti nel weekend, i principali indici americani ed europei sono in calo dell’1,5%, mentre il petrolio vola a +7,5%

L’articolo sarebbe stato sulla sostituzione del certificato andato a scadenza e presentato in “Guadagno oltre il 17% e protezione fino al 50% dei ribassi: oggi è possibile“. Vista la situazione consiglio a tutti di tenersi la liquidità ed attendere di capire meglio l’evoluzione della guerra. Per chi volesse addirittura coprirsi dall’inevitabile aumento della volatilità, tra i tanti, c’è ad esempio questo prodotto sul Vix: LU0832435464, ma ce ne sono molti altri.

Per il resto calma e sangue freddo.

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Il certificato che resiste anche a -70% con cedole fisse e airbag

La settimana è stata dominata dall’escalation militare tra Israele e Iran. Giovedì sera, Israele ha lanciato una serie di raid contro siti nucleari e militari in Iran (Operazione “Rising Lion”), provocando la reazione iraniana con missili balistici e droni lanciati verso Tel Aviv e Gerusalemme. Questo intensificarsi delle tensioni ha nuovamente aperto il dibattito sul rischio di un conflitto regionale più ampio, con timori forti sul controllo del traffico petrolifero nello Stretto di Hormuz .

Wall Street ha chiuso in calo netto venerdì: Dow -1,8 %, S&P500 -1,1 %, Nasdaq -1,3 % . Il Dow ha perso circa 770 punti, mentre il Nasdaq e l’indice S&P si sono ritirati da un piccolo guadagno settimanale . Le vendite hanno colpito in particolare settori sensibili al petrolio e ai viaggi (compagnie aeree, crociere), mentre difesa ed energia hanno beneficiato del clima bellico In Europa e Asia si sono registrate perdite comparabili: in Germania e Francia ogni indice ha perso circa l’1 %, così come le borse asiatiche in Giappone, Corea del Sud e Hong Kong .

Contrariamente alle aspettative di flussi verso i titoli di Stato considerati rifugio sicuro, i rendimenti dei Treasury USA sono saliti lievemente a fine settimana, con il decennale che ha toccato il 4,42 % (+6,5 punti base). Secondo gli analisti, questo comportamento riflette una combinazione di sfiducia sulle dinamiche fiscali statunitensi, incertezza sulla traiettoria del conflitto sul lungo termine e l’avvicinarsi della riunione Fed di giugno .

Sul fronte dei commodities, si è assistito a una corsa del petrolio: il WTI ha superato i 73 $/barile (+7‑14 % settimanale), con il Brent intorno a 74 $ . Questa escalation è guidata dal rischio di interruzioni nell’export mediorientale, soprattutto nello Stretto di Hormuz .

Gli investitori si sono rifugiati anche in oro, che ha raggiunto livelli record attorno a 3.431‑3.500 $/oncia, anche perché gli acquisti su Treasury sono stati limitati . Il dollaro, sebbene inizialmente consolidato come safe haven, ha perso terreno nella seconda parte della settimana a causa di fattori fiscali interni USA.

Mai come oggi bisogna rimanere cauti: se l’escalation dovesse allargarsi e coinvolgere alleanze o bloccare lo Stretto di Hormuz, i prezzi energetici e l’inflazione ne risentirebbero significativamente, costringendo la Fed (ma anche la BCE) a rivedere la propria strategia .

L’ultima settimana ha confermato che i mercati finanziari sono sensibili a episodi geopolitici, anche quando di breve durata. La robusta risposta iniziale del petrolio e dell’oro, unita alla debolezza dei bond governativi, segnalano una spaccatura nelle logiche tradizionali di safe‑haven. Gli investitori ora saranno all’erta per la direzione della Fed e gli sviluppi sul terreno mediorientale.

Capite come in una situazione del genere sono andato a pescare tra i certificati per struttura più “resilienti” sul mercato: Fixed Cash Collect Airbag Step-Down.

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Questa settimana ho deciso di presentare il certificato in maniera un po’ diversa dal solito, spero vi piaccia.

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Fare il 10% all’anno con tecnologia ed oro

Negli Stati Uniti i principali indici hanno chiuso la settimana in rialzo, sostenuti da dati economici solidi e dal clima più disteso sulle trattative commerciali, ma secondo me durerà ancora poco. Lo S&P 500 ha guadagnato circa l’1% da inizio settimana, superando quota 6.000 punti (chiuso a 6.003 il 6 giugno), il Nasdaq Composite ha messo a segno un progresso di circa il 2% nell’arco settimanale e il Dow Jones ha chiuso anch’esso in leggero rialzo. A spingere i corsi sono stati dati sul lavoro migliori delle attese (+139mila nuovi posti di lavoro a maggio negli USA) e il raggiungimento di un accordo provvisorio tra Stati Uniti e Cina per ridurre i dazi reciproci sui beni (tregua di 90 giorni). Sul fronte tecnologico, titoli come Nvidia (+1,2%), Meta (+1,9%) e Apple (+2,1%) hanno beneficiato del quadro positivo.

In Europa la tendenza è stata analoga: gli indici azionari hanno recuperato terreno dopo un breve scivolone iniziale. Il DAX tedesco è salito circa dell’1,7% mercoledì 28 maggio, mentre l’Euro Stoxx 50 (il paniere delle Blue Chip dell’eurozona) ha registrato un rialzo nel corso della settimana, spinto dal calo dell’inflazione. Secondo i dati preliminari Eurostat, l’inflazione annuale nell’area euro è scesa al 1,9% a maggio (da 2,2% di aprile), ben al di sotto dell’obiettivo BCE. Anche in Italia Piazza Affari ha terminato la settimana con un segno positivo: il FTSE MIB ha guadagnato circa lo 0,55%, chiudendo a 40.602 punti venerdì 6 giugno.

Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato sono rimasti sostanzialmente stabili con segnali di moderato calo in Europa. Il BTP decennale italiano rende attorno al 3,5%, grazie anche al restringimento dello spread sotto i 95 punti base. In Germania il Bund 10 anni tratta intorno al 2,6%, coerentemente con le attese di un nuovo taglio dei tassi da parte della BCE dopo il dato di inflazione debole. Negli Stati Uniti, il rendimento del Treasury 10 anni si attesta poco sotto il 4,5% (circa 4,50%), in rialzo rispetto alla settimana precedente per via dell’ottimismo sull’economia e sarà questa una delle variabili principali da monitorare nei prossimi mesi.

Infatti i mercati guardano ora ai prossimi appuntamenti macro: questa settimana la BCE ha effettivamente tagliato i tassi di 25 punti base, mentre negli USA è attesa la riunione della Fed di metà giugno. La politica monetaria resta quindi al centro delle attenzioni. Sul fronte geopolitico, oltre all’intesa sui dazi USA-Cina, si segnala la decisione di Trump di rinviare le tariffe previste sull’Europa, notizia che ha alleviato la pressione sul mercato europeo. In sintesi, l’ultima settimana ha visto prevalere umori positivi, con azioni e obbligazioni che hanno digerito dati chiave e novità politiche, confermando un clima di attendismo costruttivo sui listini globali.

In questo contesto aumentare la componente liquida del portafoglio è comunque un’ottima idea. Un’alternativa può essere trovare dei certificati che hanno una buona probabilità di essere richiamati a breve in modo tale da essere pronti a sfruttare futuri ribassi.

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Quattro assicurativi per un 11.5% annuo

I principali indici azionari USA sono cresciuti, con il Nasdaq in rialzo del 2,01%, l’S&P 500 dell’1,88% e il Dow Jones dell’1,60%. La settimana è stata dominata dalle notizie sui dazi (tanto per cambiare): Trump ha rinviato al 9 luglio l’introduzione di un nuovo dazio del 50% sull’UE. Tuttavia, un tribunale ha stabilito che Trump non aveva l’autorità per la maggior parte dei dazi globali, provocando forti rialzi di borsa giovedì, ma poi un tribunale d’appello ha sospeso temporaneamente questa decisione, limitando i guadagni. Inoltre, l’ottimismo si è smorzato a causa di dichiarazioni di stallo nei negoziati USA-Cina.

L’inflazione core PCE di aprile è scesa al 2,5% (minimo da 4 anni), ma resta oltre il target del 2% della Fed. I verbali della Fed di inizio maggio hanno confermato rischi inflazionistici legati alle incertezze commerciali. La fiducia dei consumatori è migliorata bruscamente, con l’indice del Conference Board in forte rialzo grazie all’allentamento delle tensioni commerciali. I Treasury hanno beneficiato del temporaneo stop ai dazi, mentre i bond ad alto rendimento hanno sovraperformato, sostenuti dalla fiducia dei consumatori e da emissioni limitate.
Lo STOXX Europe 600 è salito dello 0,65% dopo il rinvio dei dazi USA-UE. L’inflazione si è moderata in Spagna e Italia (1,9%), in Francia (0,6%) e leggermente in Germania (2,1%). Tuttavia, le aspettative d’inflazione delle famiglie restano al 3,1%. In Germania, la disoccupazione è salita più del previsto a 2,96 milioni. Nel Regno Unito, la fiducia nel settore servizi è calata a minimi da 2,5 anni.
Gli indici Nikkei 225 (+2,17%) e TOPIX (+2,41%) sono saliti, sostenuti da progressi nei colloqui commerciali con gli USA. L’inflazione a Tokyo ha accelerato (3,6% annuo), mentre la produzione industriale è scesa dello 0,9%. La BoJ mantiene la linea accomodante nonostante le pressioni inflazionistiche. Su quanto sia cruciale la posizione del Giappone nell’attuale assetto finanziario internazionale sarà (probabilmente) argomento di un prossimo post, soprattutto vedremo come stia cambiando il carry trade.
Per rimanere in Asia, gli indici CSI 300 e Shanghai Composite hanno chiuso in calo, con investitori prudenti per la pausa nei negoziati USA-Cina. Il governo cinese investirà 500 miliardi di RMB in infrastrutture e prevede di mantenere forte il settore manifatturiero.

In sintesi, la settimana è stata caratterizzata dalle oscillazioni dei mercati legate alle incertezze commerciali globali, alla frenata dell’inflazione in Europa e Giappone, e a segnali contrastanti sulla crescita economica.

In questo contesto mi sono orientato verso un certificato con quattro sottostanti che, assieme a quello delle utility, considero tra i settori più stabili, quello assicurativo.

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Vediamo subito le caratteristiche:

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