L’importanza dei dividendi nella storia ed ai tempi di Trump

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Un aspetto di solito sottovalutato e/o frainteso è l’importanza del dividendo nella scelta degli investimenti. Partiamo dalle basi: possiamo vedere il dividendo come la redistribuzione degli utili che l’azienda gira ai suoi azionisti. La quota degli utili girati si chiama Payout Ratio, minore è il Payout Ratio maggiore è la sostenibilità del dividendo. Cosa significa?

Facciamo un esempio chiarificatore: supponiamo che la azienda A abbia registrato un utile di 100 e decida di redistribuire 60 ad i suoi azionisti, il Payout Ratio è pari al 60%. Significa che il restante 40 sarà impiegato in altro modo (cassa, reinvestimenti, riduzione del debito etc…). Mettiamo poi che l’anno successivo ci sia una contrazione degli utili ad 80. L’azienda può comunque decidere di remunerare i propri azionisti dello stesso importo portando il Payout Ratio al 75%.

La sostenibilità del dividendo è un aspetto cruciale nel medio termine. Un errore comune che ho visto commettere è quello di comperare un titolo il giorno prima dello stacco del dividendo nell’illusione di poter riscuoterlo per poi rivendere il titolo. Il problema è che nel giorno dello stacco del dividendo l’azione subisce un decurtamento del proprio prezzo pari all’importo del dividendo (al netto della dinamica del mercato).

Sappiamo quindi che il mercato azionario presenta due componenti che contribuiscono al valore di un investimento: il prezzo dell’azione ed il suo dividendo. Ora la domanda da farsi è: in che misura pesa l’una e l’altra componente?

Per rispondere a questa domanda abbiamo preso in considerazione l’indice più importante: S&P 500.

Il grafico riporta un investimento fatto nel 1950 nel S&P 500 e valutato nel 2010. La linea arancione indica se si fossero reinvesti i dividendi da comparare con la linea blu che indica l’andamento dei soli prezzi delle azioni. Faccio notare che la scala scelta è logaritmica, quindi tende a schiacciare le distanze: in 60 anni un investimento che ha reinvestito gli utili è 8 volte maggiore del valore del S&P500!

Se vogliamo divertirci nelle simulazioni possiamo utilizzare il sito http://dqydj.com/sp-500-return-calculator/. Ad esempio considerando gli ultimi 20 anni si sarebbe rivalutato del 176% (5,2% annuo) senza dividendi contro il 297% (7,14% annuo) considerando gli utili reinvestiti.

È quindi innegabile l’importanza dei dividendi in un investimento di medio-lungo termine.

Ci sono inoltre altre due novità all’orizzonte che vogliamo brevemente accennare:

1 – La riforma fiscale di Trump che abbasserà le tasse per le aziende americane che sicuramente farà aumentare gli utili, quindi probabilmente anche i dividendi, nei prossimi anni.

2 – La FED ha iniziato un lento ma prolungato rialzo dei tassi che, come già argomentato qui, dovrà vedere il dollaro rafforzarsi.

Per tutti questi motivi abbiamo deciso di inserire nel nostro portafoglio l’ETF con ISIN

. L’ETF, oltre che selezionare i titoli, a maggior dividendi inserisce nei suoi criteri di selezione anche la loro volatilità. Più precisamente misura la performance dei 50 titoli meno volatili con il tasso di rendimento da dividendo più elevato dell’indice S&P 500 e che rispettano al contempo i requisiti di diversificazione, volatilità e negoziazione (raggiungendo cioè un equilibrio tra tasso di rendimento da dividendo e volatilità). Tutti i titoli che compongono l’indice S&P 500 sono classificati in ordine decrescente in base ai tassi di rendimento da dividendo storici su un periodo di 12 mesi. Vengono selezionati i primi 75 titoli e il numero di titoli classificati secondo GICS® sector è limitato a un massimo di 10. Vengono selezionati i 50 titoli che hanno registrato una volatilità più bassa e poi ponderati per il tasso di rendimento da dividendo (la ponderazione di ogni singola componente è limitata a un massimo del 3% mentre l’esposizione a ogni settore GICS è limitata a un massimo del 25%).

Ai prezzi attuali l’ETF distribuisce un importo di dividendi pari al 3,6%.

La bassa volatilità, l’importanza dei dividendi, le condizioni favorevoli della riforma fiscale di Trump ed il possibile rafforzamento del dollaro ci fa inserire questo ETF con un peso del 5% nel nostro portafoglio.

Vi anticipiamo fin da ora che nel prossimo post torneremo a parlare di Tesla, per che ci segue da questo post forse ha già intuito…

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