Oro e Petrolio per oltre il 12% annuo

La settimana appena trascorsa si è conclusa dal tema delle tariffe imposte dagli Stati Uniti, che hanno visto un ritorno ai livelli di aprile con un’imposizione fino al 30% sui beni europei e messicani, superando di gran lunga le aspettative di un accordo su livelli attorno al 10%. Bisognerà vedere se la notizia colpirà i mercati solo parzialmente o ci sarà un ribasso più profondo come ad Aprile, nel frattempo il DAX ha registrato un calo dell’1%, Wall Street dello 0,5%, mentre il dollaro si è rafforzato contro l’euro a 1,1650.

Questo apparente distacco dei mercati dalle dichiarazioni di Trump riflette la convinzione che la sua sia una strategia negoziale – il cosiddetto approccio TACO – che prevede il rilancio aggressivo per poi chiudere un accordo più equilibrato. Tuttavia, molti analisti ritengono ormai ottimistico aspettarsi un ripiego verso tariffe più basse. Trump ha osservato che, anche con dazi al 10%, le entrate per gli Stati Uniti sono state superiori ai 27 miliardi di dollari al mese, incoraggiandolo a proseguire con politiche commerciali aggressive.

Gli operatori stanno prezzando politiche fiscali fortemente espansive non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa e in Messico, in risposta ai dazi. Si ipotizzano sussidi e aiuti ai settori strategici nazionali, con un conseguente aumento dei deficit pubblici e un potenziale ritorno di spinte inflattive. Allo stesso tempo, la necessità di finanziare un debito crescente spinge verso forme di repressione finanziaria: mantenere artificialmente bassi i tassi di interesse, specialmente sulla parte lunga della curva, per consentire una crescita del PIL superiore al costo del debito. Secondo alcuni, come Bessent, il rendimento decennale americano potrebbe stabilizzarsi tra 3,50% e 3,75%, ben al di sotto delle previsioni di molti che lo vedono sopra il 5%.

Questa analisi pecca, ahimè del solito bias cognitivo occidentale, cioè di non considerare chi, in tutti questi anni ha assorbito in gran parte il deficit USA e quindi il dollaro (proprio grazie a “quell’ingiusto deficit commerciale” contro il quale il nostro Donald “lame duck” Trump).

Questo attore è stato principalmente la Cina, ma le cose sono radicalmente cambiate (e lo stanno tutt’ora facendo):

Capite perché da tempo vi dico di vendere asset in dollari e comprare oro con hedge sull’euro? Capite perché non si può contemporaneamente smettere di essere compratore netto di merci (e quindi smettere di essere un impero) e finanziare il proprio debito?

C’è poi chi come Fugnoli osserva come l’azione di Trump sia tutt’altro che casuale: il presidente americano calibra annunci e decisioni in base al comportamento dei mercati. Quando questi sono deboli, rassicura con promesse di tagli dei tassi o accordi imminenti; quando invece sono forti, rilancia con nuovi dazi o misure radicali, spingendosi a ipotizzare anche tassazioni sugli asset detenuti da stranieri. Questa dinamica genera un paradosso: se i mercati salgono pensando che Trump farà marcia indietro, egli invece intensifica le sue politiche; se i mercati scendono, Trump è costretto a moderarsi.

Inoltre, l’amministrazione americana sta valutando di abbassare i tassi di almeno tre punti percentuali rispetto agli attuali livelli, combinando l’azione della Fed con l’emissione di titoli di brevissima scadenza a tassi quasi nulli e il riacquisto di titoli a lunga. Una strategia che, se attuata, spingerebbe al rialzo il valore degli asset statunitensi, dalle azioni agli immobili, mentre il dollaro più debole favorirebbe le esportazioni e obbligherebbe altre banche centrali ad adeguarsi, sostenendo la domanda globale.

Infine, resta forte la spinta all’acquisto di asset reali: bitcoin, oro e altre materie prime hanno toccato nuovi massimi nella settimana, riflettendo l’attesa di inflazione e la ricerca di protezione reale in un contesto di tassi reali molto bassi.

In sintesi, la combinazione tra politiche fiscali espansive, repressione finanziaria e guerra commerciale crea un quadro complesso per i mercati. Gli investitori devono interrogarsi: continuare a comprare scommettendo su una retromarcia di Trump o prepararsi a un mondo dove le sue politiche più radicali verranno davvero implementate?

La mia risposta è data dal seguente prodotto, ma prima l’occasione per ricordarvi che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Partiamo subito dalla descrizione del certificato:

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Proteggersi dai ribassi di oltre il 50% con due banche straniere con un rendimento del 13.67%

Per ragioni di tempo il post di questa settimana sarà in formato più ridotto.

Colgo subito l’occasione per ricordarvi che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

I principali indici azionari statunitensi hanno chiuso la settimana in calo, influenzati dalla volatilità dei titoli di Stato e dalle rinnovate tensioni commerciali. L’S&P 500 e il Dow Jones sono tornati in territorio negativo da inizio anno, mentre il Nasdaq ha contenuto le perdite (-2,47%). La debolezza è stata accentuata da un’asta deludente di titoli del Tesoro a 20 anni, che ha fatto salire i rendimenti, raggiungendo il livello più alto dal 2023 per i titoli trentennali. Le preoccupazioni sono aumentate dopo il downgrade del debito sovrano USA da parte di Moody’s e l’approvazione di una legge fiscale del presidente Trump, vista come potenzialmente espansiva per il debito pubblico.

I mercati sono scesi ulteriormente dopo che Trump ha annunciato nuove tariffe del 50% sulle importazioni dall’UE, a partire dal 1° giugno, e ha minacciato tariffe del 25% sugli iPhone se Apple non trasferirà la produzione negli USA.

Nel frattempo, l’attività economica statunitense è migliorata a maggio. L’indice PMI dei servizi è salito da 50,8 a 52,3, mentre quello manifatturiero è cresciuto a 52,3, segnando una ripresa rispetto ad aprile. Tuttavia, i prezzi sono aumentati al ritmo più alto da agosto 2022, legati in gran parte ai dazi.

Nel settore immobiliare, le vendite di case esistenti sono scese ai minimi da aprile 2009, mentre le vendite di nuove case sono salite inaspettatamente a 743.000 unità. I tassi ipotecari a 30 anni hanno toccato i livelli più alti da metà febbraio.

In Europa, l’indice STOXX Europe 600 ha perso lo 0,75% dopo l’annuncio delle tariffe USA. Gli indici principali di Germania, Francia e Italia sono scesi, mentre il FTSE 100 del Regno Unito ha guadagnato. Il PMI dell’Eurozona è sceso sotto 50, indicando contrazione. La Commissione Europea ha rivisto al ribasso la crescita del 2025 allo 0,9%.

Io in questo contesto continuo a mantenermi molto liquido, vendo dollari in tutte le suo forme (ETF in USD, azioni e obbligazioni), compro oro con hedge in euro e prodotti che mi garantiscano un importante flusso di cassa a fronte di una buona protezione.

Il certificato di questa settimana si inquadra proprio in questo contesto.

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Breve compendio per Sinofobi e Suprematisti Occidentali vari

Questo post “sostituisce” il classico articolo del weekend visto che ci troviamo nella settimana pasquale e quindi salterà. Ne approfitto per farvi gli auguri di Buona Pasqua!

Il post che segue è un po’ diverso dal solito e prendo spunto da un commento di un lettore (che ringrazio) riguardo il mio ultimo articolo che, seppur di sfuggita, accennava a quale dovesse essere, a mio avviso, la postura internazionale dell’Italia e quindi nei confronti della Cina.

Ci tengo a precisare che non c’è nessun intento polemico contro il commento stesso, così come la mia visione può tranquillamente non essere condivisa da alcuni: io lascerò i commenti aperti facendo affidamento sulla vostra educazione. Anticipo già che personalmente non risponderò ai commenti.

Visto che gli argomenti addotti vanno molto di moda (e lo andranno sempre di più) in maniera trasversale dagli ambienti ZTL ai suprematisti occidentali vale la pena dedicargli un post a sé.

Il commento recita testualmente:

Si,cadiamo in mano a un regime autoritario,che sta rapinando Paesi emergenti,terreni e terre rare,rubare tecnologie,colpevole del COVID, sovvenzioni statali alle sue imprese,vendendo in dumping,ecc.,… può bastare?
Il puzzone si può convincere,e poi passerà,i comunisti nn cambiano mai,Sic et sempre.
E poi nn ha proprio tutti i torti:usa ci pagano sicurezza,e noi investiamo in welfare che loro nn hanno…mi fermo qui

Prima di entrare nel merito, faccio un po’ di premesse:

  1. Non sono un sinologo
  2. Lungi da me difendere un paese o regime piuttosto che un altro
  3. Stringere accordi o alleanze in qualche campo non significa “cadere in mano a qualcuno”. Questo approccio è tipico di che dà per scontato che si debba inevitabilmente sottostare a qualche egemone.

Premesso ciò, iniziamo. L’articolo sarà un po’ lungo, perciò mettetevi comodi, ma soprattutto non conterrà nessuna strategia operativa.

Depredare i paesi emergenti

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Con il terremoto Trump iniziare un buy the dip?

Negli ultimi giorni, i mercati finanziari hanno vissuto un vero e proprio terremoto, scatenato dall’annuncio dei nuovi dazi imposti da Donald Trump. Questa decisione ha avuto un impatto immediato su diverse asset class, generando volatilità e incertezza tra gli investitori. Le conseguenze economiche e finanziarie di questa mossa si stanno ancora delineando, ma le prime reazioni indicano un cambiamento significativo nello scenario globale.

Le politiche protezionistiche adottate da Trump hanno colpito duramente il commercio internazionale, penalizzando in particolare i settori manifatturiero e tecnologico. Le aziende statunitensi e internazionali, che dipendono da catene di approvvigionamento globali, si trovano ora a dover rivedere le proprie strategie operative. Il mercato azionario ha reagito con forti ribassi, con i principali indici che hanno registrato perdite consistenti a causa delle preoccupazioni per una possibile guerra commerciale su larga scala.

Anche il mercato obbligazionario ha subito scosse significative. I rendimenti sui titoli di Stato sono aumentati, riflettendo le aspettative di un possibile rialzo dell’inflazione dovuto ai costi aggiuntivi imposti dai dazi. Gli investitori si trovano ora a dover riequilibrare i propri portafogli, cercando rifugi sicuri per mitigare l’impatto dell’incertezza economica. I corporate bond, soprattutto quelli di aziende esposte al commercio internazionale, hanno subito un ampliamento degli spread, segnalando un aumento del rischio percepito.

Il mercato valutario ha mostrato forti oscillazioni, con il dollaro che ha inizialmente guadagnato terreno grazie alla politica protezionistica, per poi subire correzioni man mano che i timori di un rallentamento economico si sono diffusi. L’euro e le valute emergenti hanno subito pressioni, mentre lo yen giapponese e il franco svizzero sono stati visti come rifugi sicuri dagli investitori.

Il concetto di “terremoto finanziario” descritto in questo contesto non è solo una metafora, ma una rappresentazione accurata della situazione attuale. Il mercato sta attraversando una fase di profonda incertezza, dove ogni nuova decisione politica può innescare reazioni a catena difficili da prevedere. Le economie globali si trovano di fronte a un bivio: da un lato, la possibilità di un rallentamento dovuto alle barriere commerciali, dall’altro, la necessità di adattarsi a un nuovo scenario competitivo.

Per gli investitori, la sfida principale sarà gestire questa volatilità con un approccio prudente e diversificato. La ricerca di asset resilienti e strategie di copertura diventerà fondamentale per navigare in questo clima di instabilità. Le prossime settimane saranno cruciali per capire l’effettivo impatto dei dazi e delle contromisure adottate dagli altri paesi.

In sintesi, l’annuncio dei dazi di Trump ha scatenato un terremoto sui mercati finanziari, mettendo in discussione equilibri consolidati e aprendo scenari inediti per l’economia globale. La capacità di adattamento e una visione strategica di lungo periodo saranno essenziali per affrontare le sfide future e cogliere le opportunità che emergeranno da questo contesto in trasformazione.

Di seguito riporto qual è la mia strategia di lungo termine in questo contesto. Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

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Pessimo FTSE MIB ma ottima tenuta del Portafoglio Italia

Settimana abbastanza disastrosa per l’indice FTSE MIB che venerdì ha chiuso a 21912, un minimo da quando abbiamo iniziato il nostro Portafoglio Italia 2018 facendo segnare un -3,35% rispetto alla settimana scorsa.

Tutt’altro andamento invece per il nostro Portafoglio Italia che riesce a difendersi alla grande da questo ribasso, chiudendo praticamente alla pari. Più precisamente, a fronte di un Continua a leggere…