L’inflazione rallenterà sempre più… ma è possibile avere il 6% di rendimenti

Ormai sapete che fin dal primo post abbiamo messo in evidenza l’importanza della dinamica dell’inflazione perché essa è un driver per molti temi d’investimento, in primis per coloro che investono in bond, ossia in obbligazioni.

La posizione presa è stata netta: attualmente non ci sono motivi per cui l’inflazione debba salire, posizione contrarian al battage mediatico ancora in voga! Quindi abbiamo detto di stare alla larga da tutto ciò che è “inflation linked” e abbiamo consigliato due prodotti a basso costo che trovate qui. Faccio notare inoltre notare che la scorsa settimana l’ETF con ISIN 

ha pagato la cedola semestrale portando il rendimento da dividendi sopra il 3.8% annuo, a cui si somma una rivalutazione del capitale di 2.15%, con un guadagno complessivo di quasi il 6% ai prezzi attuali (da inizio anno).

Nel corso delle settimane abbiamo avuto diverse conferme:

Oggi, dopo aver letto il bollettino della BCE, diciamo che per tutta la prima metà del 2018 possiamo star tranquilli:

nel primo trimestre del prossimo anno la crescita del prezzi al consumo dell’Area Euro dovrebbe attestarsi attorno allo 0,9%.

…quindi sotto l’1%! Maggiori informazioni potete trovale qui.

In conclusione per chi volesse fare un investimento a basso rischio ma non volesse rinunciare in toto ai rendimenti continuiamo a sostenere la strategia riportato sul primp post.

Come volevasi dimostrare, anche Draghi lo ammette

Poco meno di un mese fa abbiamo iniziato questo blog prendendo posizione contro quello che allora sembrava un dato scontato per la gran parte degli operatori e dei mass media. Il primo articolo rifletteva su alcuni aspetti, magari evidenti, ma, chissà perché, poco messi in evidenza dal “main stream”. Nelle settimane successive abbiamo avuto delle conferme a quanto detto che potete trovare qui e qui.

Però lo ammetto, le parole pronunciate ieri dal governatore della BCE Mario Draghi, sono quelle che mi hanno dato maggior soddisfazione. Di seguito ne riporto alcuni stralci:

Un problema che frena l’inflazione, ha aggiunto Draghi, è che i salari nominali restano in ritardo rispetto alla crescita dell’economia, per una serie di ragioni, fra cui bassa produttività, ma anche le strategie sindacali che in questi anni hanno puntato più a garantire la sicurezza del lavoro anziché l’aumento delle retribuzioni

Per quel che conta, il sottoscritto si dissocia completamente dai motivi addotti riguardo il mancato aumento dei salari (rimane comunque il dato oggettivo della deflazione salariale). E ancora:

L’inflazione crescerà al ritmo dell’1,5% nel 2017, dell’1,2% nel 2018 e dell’1,5% nel 2019.

A giugno, a Tallinn, l’Eurotower aveva previsto un +1,5% dei prezzi quest’anno, seguito poi da +1,3% nel 2018 e +1,6% nel 2019.

Dulcis in fundo:

Il quantitative easing non si ferma, restiamo impegnati a preservare il grado molto sostanziale di accomodamento monetario necessario ad assicurare una convergenza sostenuta dell’inflazione verso livelli sotto ma vicino al 2% nel medio termine

Per concludere analizzare i fatti, invece che seguire bovinamente opinioni di persone per lo più poco informati od in malafede, alla fine paga sempre e sarà sempre la metodologia che questo blog applicherà.

Alla luce di ciò, nel prossimo post analizzeremo come quanto detto fin qui influirà sul mercato immobiliare e come investire su esso senza dover necessariamente comprare direttamente una casa.