Investire nell’immobiliare Inglese a dispetto della Brexit

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Partiamo dal post della settimana scorsa: avevamo evidenziato l’eccessiva forza del cambio EUR/USD, la figura sotto parla da sola:

Nell’ultima settimana non ha fatto altro che scendere. Per chi avesse comprato l’ETF consigliato avrebbe sicuramente beneficiato di tale ribasso (essendo appunto l’ETF esposto al dollaro).

Continuiamo anche oggi a diversificare il nostro portafoglio non solo in termini di asset posseduti ma anche in termini di valuta.

Visto che questa settimana c’è stato un primo accordo sulla famigerata brexit, non potevamo esimerci nell’affrontare a nostro modo tale argomento. Sottolineiamo a nostro modo, perché se lo facessimo al modo dei mass media (quelli che in altri post abbiamo nominato main-stream) ci troveremmo a scrivere cose di questo genere:

Il tweet in questione è di una stimatissima giornalista di un’altrettanta stimatissima emittente televisiva all-news italiana. Diciamo che mancavano le piaghe d’Egitto e poi tutte le possibili sventure sarebbero state evocate. Di qui si capisce bene il vero intento dell’attuale battaglia dei mass media contro le cosiddette fake news: dire solo le loro.

Non bisognava in realtà essere dei grandi analisti per comprendere che le cose stavano diversamente, per chi ad esempio si recasse a Londra con una certa periodicità non avrebbe notato alcuna differenza. Né ci risultano fenomeni migratori dall’UK all’UE, anzi il flusso continua ad essere in direzione opposta.

Veniamo però ora agli aspetti più tecnici, partiamo dal PIL:

Sono riportati gli ultimi 5 anni con rilevazioni trimestrali (fonte https://www.ons.gov.uk/) . Ad occhio riuscite a percepire quando c’è stato il referendum? Noi no, però lo ricordiamo: giugno 2016. Ricordo però con un sorriso quando a fine settembre parlando con una mia amica sul fatto che tra una settimana mi sarei recato a Londra mi fece: “Ma adesso con la Brexit come farai?” ed io: “come sempre”. Penso che questo stralcio di conversazione sintetizzi meglio di qualsiasi analisi il grafico sopra riportato: come sempre appunto.

Ma veniamo ora ad un paio di dati che per l’investimento che andremo ad analizzare sono anche più importanti del PIL: salari e tasso di disoccupazione:

source: tradingeconomics.com

Anche qui poco da dire, avercene in UE grafici così. Notate inoltre la correlazione inversa tra salari e disoccupazione? Vi ricordate come nel nostro primo post sostenemmo che la zona euro è intrinsecamente deflattiva perché si comprimono i salari? Ora potete anche capire perché l’alta disoccupazione deve essere per forza di cose un dato strutturale dell’euro e non un fatto accidentale.

Concludo che naturalmente che con la piena occupazione nei prossimi mesi in UK si vedrà un leggero aumento dell’inflazione rispetto all’UE, ma questo, visti i livelli di partenza, non sarà assolutamente un problema, anzi si raggiungerà l’obbiettivo che invece la BCE non riesce invece a conseguire e di cui abbiamo tanto parlato in questo blog.

Fin qui abbiamo analizzato un’economia in salute, ora però si potrebbe obbiettare che tutti i dati riportati sono espressi in sterline (GBP = Great Britain Pound), mentre noi siamo investitori in euro. Vero.

Sul perché abbiamo espresso i dati nella valuta locale del paese analizzato spero non ci sia bisogno di spiegarlo, anche se su internet ci sono personaggi (tipo questo a cui non affideremo neanche i soldi per andare a far spesa all’alimentare) che non hanno ancora ben le idee chiare in merito.

Vediamo invece come va il cambio EUR/GBP:

È innegabile che dopo il referendum della Brexit la sterlina abbia perso valore, con due appunti però:

1 – malgrado la catastrofe annunciata, il deprezzamento della sterlina non ha raggiunto i livelli del 2009 quando le politiche monetarie tra BCE e BoE erano completamente divergenti.

2 – proprio 3 mesi fa si è verificata una figura tecnica detta “bearish engulfing” ed a stretto giro l’indicatore stocastico si è invertito (i due cerchi sul grafico). Questi sono solitamente segni d’inversione del trend che ci fa escludere un ulteriore apprezzamento dell’euro sulla sterlina.

Se poi consideriamo il fatto che la BoE dovrà alzare i tassi d’interesse prima della BCE riteniamo realistico un cambio attorno a 0,8 nei prossimi mesi.

A questo punto veniamo al nostro investimento: un ETF immobiliare focalizzato solo su UK con ISIN:

Motivazioni:

1 – L’ETF possiede a sua volta 38 fondi immobiliari ben diversificati.

2 – Paga una cedola a rate trimestrali con un rendimento per l’anno in corso del 3,29% ma soprattutto ha un Price/Book (P/B) = 0,85 ben sotto 1 quindi!

3 – I fondamentali del Regno Unito sono buoni soprattutto per quanto riguarda l’andamento dei salari che sono il primo indicatore per il sostegno dei prezzi immobiliari.

4 – Riteniamo ormai che l’apprezzamento dell’euro nei confronti della sterlina sia giunto al termine.

5 – I recenti sviluppi sul divorzio con l’UE (che trovate qui) ci fanno pensare che lo spirito del referendum sarà, al solito, aggirato ristabilendo dei nuovi tratti che differiranno ben poco dalla situazione attuale. Addirittura ci sarà una NON-FRONTIERA tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda: della serie ciò che non potrà passare per la Manica farà un giro più lungo.

Per tutti questi motivi consigliamo di allocare a questo fondo il 5% del portafoglio.

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