Altra strategia sui farmaceutici per oltre il 12%

Eccoci all’ultimo post prima delle vacanze estive. I mercati in queste ultime settimane mi sembra stiano tentando una fase di consolidamento che in alcuni casi si è rivelata anche come un piccolo rimbalzo. Mi sbilancio subito nel dire che la crisi tra USA e Cina è molto sottovalutata, ennesima evidenzia di come gli operatori di mercato siano, per la maggior parte, provvisti di cognizione storico / geopolitica. A mio avviso lo scontro in altro è solo il preludio di un riequilibrio dei poteri che si posteremo negli anni a venire.

Già nei prossimi mesi vedremo se tale analisi sarà smentita dai fatti.

In questo contesto finisco quindi aumentare la mia liquidità piuttosto che rischiare ulteriormente capitale. Malgrado ci sono delle occasioni che vanno comunque monitorate, soprattutto quelli che presentano un profilo di rischio estremamente basso. Il prodotto che segue è uno di questi:

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La nuova tecnologia a mRNA utilizzata per i vaccini può farci guadagnare fino al 14% annuo

Questa settimana è successo un po’ di tutto ed anche il suo contrario. Abbiamo assistito ad un violento ribasso che è durato un paio di sedute per poi venire sostanzialmente riassorbito interamente nelle sedute successive. Lo spauracchio, che io definirei più una scusa per realizzare i profitti, è la solita inflazione. Il dato uscito negli USA (+4,2% contro il 3,6% previsto) ha fatto pensare ad un possibile cambiamento della politica monetaria da parte della FED che però non ha trovato conferma.

Io penso che uno dei (tanti) limiti degli economisti sia quello di fissarsi sulle percentuali e non sui valori assoluti (quando essi sono più significativi naturalmente), ma qui si aprirebbe un discorso che porterebbe troppo lontano. Ad ogni modo il concetto è che da un lato veniamo da un lunghissimo periodo di inflazione bassissima, dall’altro è naturale che l’offerta di materie prime non sia riuscita a seguire istantaneamente la domanda ma che a breve tornerà ad adeguarsi (l’anomalia era avere il prezzo del petrolio sotto i 40$, non il prezzo attuale per intenderci). In entrambi i casi le politiche monetarie espansive poco hanno a che fare con l’attuale incremento.

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