Proteggersi fino al -70% di ribasso!

Rieccoci dopo le vacanze pasquali a cercare nuove strategie.

In questo articolo mi sono concentrato su come sostituire il certificato presentato nell’articolo “Tre banche europee per oltre il 16% all’anno” che è andato ormai in scadenza anticipato.

Per chi se lo fosse perso, consiglio anche di leggere “Breve compendio per Sinofobi e Suprematisti Occidentali vari” perché la recente ritirata di Trump sui dazi alla Cina sembra essere una delle conseguenze delle argomentazioni scritte in tale articolo.

Con la scadenza del certificato DE000UG1U4Q2, analizzato in un precedente articolo su investmentengineering.it, gli investitori possono essere alla ricerca di nuove opportunità per reinvestire la liquidità.

Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

Tra le alternative ho trovato il certificato con ISIN IT0006767872, un prodotto che combina rendimento e protezione, ma con caratteristiche distintive rispetto al predecessore. In questo articolo analizzeremo le sue peculiarità, lo confronteremo con DE000UG1U4Q2 e valuteremo se possa rappresentare una scelta valida, considerando in particolare l’impatto di un maggior numero di sottostanti in un contesto “worst of”.

Premetto che mi sto spostando su un prodotto complessivamente più difensivo del precedente perché non mi fido del recente rimbalzo.

Descrizione del Certificato

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Breve compendio per Sinofobi e Suprematisti Occidentali vari

Questo post “sostituisce” il classico articolo del weekend visto che ci troviamo nella settimana pasquale e quindi salterà. Ne approfitto per farvi gli auguri di Buona Pasqua!

Il post che segue è un po’ diverso dal solito e prendo spunto da un commento di un lettore (che ringrazio) riguardo il mio ultimo articolo che, seppur di sfuggita, accennava a quale dovesse essere, a mio avviso, la postura internazionale dell’Italia e quindi nei confronti della Cina.

Ci tengo a precisare che non c’è nessun intento polemico contro il commento stesso, così come la mia visione può tranquillamente non essere condivisa da alcuni: io lascerò i commenti aperti facendo affidamento sulla vostra educazione. Anticipo già che personalmente non risponderò ai commenti.

Visto che gli argomenti addotti vanno molto di moda (e lo andranno sempre di più) in maniera trasversale dagli ambienti ZTL ai suprematisti occidentali vale la pena dedicargli un post a sé.

Il commento recita testualmente:

Si,cadiamo in mano a un regime autoritario,che sta rapinando Paesi emergenti,terreni e terre rare,rubare tecnologie,colpevole del COVID, sovvenzioni statali alle sue imprese,vendendo in dumping,ecc.,… può bastare?
Il puzzone si può convincere,e poi passerà,i comunisti nn cambiano mai,Sic et sempre.
E poi nn ha proprio tutti i torti:usa ci pagano sicurezza,e noi investiamo in welfare che loro nn hanno…mi fermo qui

Prima di entrare nel merito, faccio un po’ di premesse:

  1. Non sono un sinologo
  2. Lungi da me difendere un paese o regime piuttosto che un altro
  3. Stringere accordi o alleanze in qualche campo non significa “cadere in mano a qualcuno”. Questo approccio è tipico di che dà per scontato che si debba inevitabilmente sottostare a qualche egemone.

Premesso ciò, iniziamo. L’articolo sarà un po’ lungo, perciò mettetevi comodi, ma soprattutto non conterrà nessuna strategia operativa.

Depredare i paesi emergenti

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Guadagnare fino al 22% annualizzato grazie alle follie altrui

Ne avrei fatto volentieri a meno ma questa settimana non posso esimermi dal commentare anche io cosa stia succedendo sul fronte di dazi e della alta volatilità provocata da Trump. Sapete che di solito sono molto moderato nei toni, ma questa volta permettetemi di cambiare registro perché certe cose non si possono più né ascoltare né vedere.

Facciamo un po’ di riassunto sulle idee che sono passate per questo blog. Inizio ad esempio con il riportare un articolo dove si parlava della de-dollarizzazione e di quali effetti questo fenomeno avrebbe avuto sui prezzi dell’oro. La cronaca delle ultime settimane penso che sia stata la più palese conferma di questa visione.

Molti si chiedono come mai i tassi dei T-bond americani salgano (il trentennale è arrivato a sfiorare il 5%) ed il dollaro si deprezzi. Esattamente perché molti stanno entrando nell’ottica che il dollaro non sarà più moneta di riserva privilegiata come lo è stata dopo la fine degli accordi di Bretton Woods.

Questo era cominciato ad essere intuibile quando le sanzioni contro la Russia avevano bloccato i conti in dollari, ma lo sta diventando evidente nel tentativo, disperato e fallimentare, di riequilibrare La bilancia commerciale degli Stati Uniti da parte di Trump.

Un impero che rinuncia ad avere un surplus monetario, a fronte quindi di un deficit commerciale, smetterebbe di essere tale. Ora potrebbe anche darsi che Trump si riveli storicamente come un Gorbacëv in salsa

yankee ma sarebbe troppo bello per essere vero.

La retromarcia fatta nel giro di qualche giorno sui dazi al resto del mondo ne è una conferma.

È notizia di ieri sera che addirittura sono stati tolti i dazi anche per la Cina per quanto riguarda i prodotti tecnologici. Domani quindi in apertura ad esempio aspettatevi che un titolo come STM venga sospeso in asta di apertura per eccesso di rialzo.

Faccio notare inoltre che mantenere i dazi sulla sola Cina è sostanzialmente inutile vista la sua integrazione nella catena della produzione globale.

E qui adesso veniamo a quello che succederà: vedrete che nei prossimi giorni passeremo dal nemico russo a quello che cinese in men che non si dica. Della serie ” come stare sempre dalla parte sbagliata della storia”.

Infatti una classe dirigente degna di questo nome, sfrutterebbe immediatamente questa occasione per emanciparsi dal dominio di un impero in decadenza per trovare nuovi sbocchi economici, industriali e geopolitici per il proprio paese.

La prima iniziativa che si dovrebbe prendere sarebbe quella di ripristinare la via della seta, annullata da questo governo, per aggraziarsi non solo al sistema produttivo cinese (di gran lunga il primo al mondo), ma a tutto il blocco euro-asiatico che sarà il futuro dei decenni a venire.

Ricordo anche che la Cina attuale dipende molto meno dalle sue esportazioni di quanto non lo facesse 20 anni fa ma anche rispetto a paesi come l’Italia o la Germania.

Italia: 33,73% (sul PIL)

Germania: 42,1% (sul PIL)

Cina: 19.72% (sul PIL)

Quindi, quando sentirete castronerie sulla sovra-produzione cinese, ricordatevi questi dati.

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Con il terremoto Trump iniziare un buy the dip?

Negli ultimi giorni, i mercati finanziari hanno vissuto un vero e proprio terremoto, scatenato dall’annuncio dei nuovi dazi imposti da Donald Trump. Questa decisione ha avuto un impatto immediato su diverse asset class, generando volatilità e incertezza tra gli investitori. Le conseguenze economiche e finanziarie di questa mossa si stanno ancora delineando, ma le prime reazioni indicano un cambiamento significativo nello scenario globale.

Le politiche protezionistiche adottate da Trump hanno colpito duramente il commercio internazionale, penalizzando in particolare i settori manifatturiero e tecnologico. Le aziende statunitensi e internazionali, che dipendono da catene di approvvigionamento globali, si trovano ora a dover rivedere le proprie strategie operative. Il mercato azionario ha reagito con forti ribassi, con i principali indici che hanno registrato perdite consistenti a causa delle preoccupazioni per una possibile guerra commerciale su larga scala.

Anche il mercato obbligazionario ha subito scosse significative. I rendimenti sui titoli di Stato sono aumentati, riflettendo le aspettative di un possibile rialzo dell’inflazione dovuto ai costi aggiuntivi imposti dai dazi. Gli investitori si trovano ora a dover riequilibrare i propri portafogli, cercando rifugi sicuri per mitigare l’impatto dell’incertezza economica. I corporate bond, soprattutto quelli di aziende esposte al commercio internazionale, hanno subito un ampliamento degli spread, segnalando un aumento del rischio percepito.

Il mercato valutario ha mostrato forti oscillazioni, con il dollaro che ha inizialmente guadagnato terreno grazie alla politica protezionistica, per poi subire correzioni man mano che i timori di un rallentamento economico si sono diffusi. L’euro e le valute emergenti hanno subito pressioni, mentre lo yen giapponese e il franco svizzero sono stati visti come rifugi sicuri dagli investitori.

Il concetto di “terremoto finanziario” descritto in questo contesto non è solo una metafora, ma una rappresentazione accurata della situazione attuale. Il mercato sta attraversando una fase di profonda incertezza, dove ogni nuova decisione politica può innescare reazioni a catena difficili da prevedere. Le economie globali si trovano di fronte a un bivio: da un lato, la possibilità di un rallentamento dovuto alle barriere commerciali, dall’altro, la necessità di adattarsi a un nuovo scenario competitivo.

Per gli investitori, la sfida principale sarà gestire questa volatilità con un approccio prudente e diversificato. La ricerca di asset resilienti e strategie di copertura diventerà fondamentale per navigare in questo clima di instabilità. Le prossime settimane saranno cruciali per capire l’effettivo impatto dei dazi e delle contromisure adottate dagli altri paesi.

In sintesi, l’annuncio dei dazi di Trump ha scatenato un terremoto sui mercati finanziari, mettendo in discussione equilibri consolidati e aprendo scenari inediti per l’economia globale. La capacità di adattamento e una visione strategica di lungo periodo saranno essenziali per affrontare le sfide future e cogliere le opportunità che emergeranno da questo contesto in trasformazione.

Di seguito riporto qual è la mia strategia di lungo termine in questo contesto. Prima, come al solito, vi ricordo che chi volesse contribuire al proseguimento di questo blog, lo può fare in vari modi. Il primo è più efficace è quello di effettuare una donazione tramite Go Fund Me o Buy Me Coffee. Poi potete iscrivervi alla mailing list qui a destra, potete cliccare sulle inserzioni pubblicitarie che vi vengono presentate ed infine potete diffondere gli articoli tramite i social network a cui siete iscritti. Queste ultime due possibilità non vi costano nulla! Inoltre ora potete farlo anche tramite un trasferimento di bitcoin a questo indirizzo: bc1qy0kr074kdpnlrzszgwfnrdrlv2srnmkdzltl8s od utilizzando il seguente QR Code:

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