Come volevasi dimostrare, anche Draghi lo ammette

Poco meno di un mese fa abbiamo iniziato questo blog prendendo posizione contro quello che allora sembrava un dato scontato per la gran parte degli operatori e dei mass media. Il primo articolo rifletteva su alcuni aspetti, magari evidenti, ma, chissà perché, poco messi in evidenza dal “main stream”. Nelle settimane successive abbiamo avuto delle conferme a quanto detto che potete trovare qui e qui.

Però lo ammetto, le parole pronunciate ieri dal governatore della BCE Mario Draghi, sono quelle che mi hanno dato maggior soddisfazione. Di seguito ne riporto alcuni stralci:

Un problema che frena l’inflazione, ha aggiunto Draghi, è che i salari nominali restano in ritardo rispetto alla crescita dell’economia, per una serie di ragioni, fra cui bassa produttività, ma anche le strategie sindacali che in questi anni hanno puntato più a garantire la sicurezza del lavoro anziché l’aumento delle retribuzioni

Per quel che conta, il sottoscritto si dissocia completamente dai motivi addotti riguardo il mancato aumento dei salari (rimane comunque il dato oggettivo della deflazione salariale). E ancora:

L’inflazione crescerà al ritmo dell’1,5% nel 2017, dell’1,2% nel 2018 e dell’1,5% nel 2019.

A giugno, a Tallinn, l’Eurotower aveva previsto un +1,5% dei prezzi quest’anno, seguito poi da +1,3% nel 2018 e +1,6% nel 2019.

Dulcis in fundo:

Il quantitative easing non si ferma, restiamo impegnati a preservare il grado molto sostanziale di accomodamento monetario necessario ad assicurare una convergenza sostenuta dell’inflazione verso livelli sotto ma vicino al 2% nel medio termine

Per concludere analizzare i fatti, invece che seguire bovinamente opinioni di persone per lo più poco informati od in malafede, alla fine paga sempre e sarà sempre la metodologia che questo blog applicherà.

Alla luce di ciò, nel prossimo post analizzeremo come quanto detto fin qui influirà sul mercato immobiliare e come investire su esso senza dover necessariamente comprare direttamente una casa.

Rendimento del 15% annualizzato sul certificato Mediobanca

Come promesso oggi analizzeremo un nuovo certificato abbastanza diverso dal Cash Collect su Mediaset. Colgo l’occasione per segnalarvi che Mediaset si sta muovendo proprio tra i 3.1 e 3 euro, i due livelli di supporto che avevamo individuato (ognuno può quindi fare le proprie valutazioni se e come entrare nel certificato).

Torniamo ora al topic di questo post: oggi analizzeremo un Reversed Bonus Cap. Prima di tutto riportiamo la definizione su cosa sia un Reversed Bonus Cap:

permettono di partecipare alla performance negativa registrata dall’azione o dall’indice sottostante fino ad un livello massimo detto Cap, corrispondendo inoltre un premio – Bonus – se il sottostante si è mantenuto stabile o ha registrato un ribasso. Condizione per ricevere il bonus è che il sottostante non tocchi la barriera di protezione durante la vita del Certificate. Se il rialzo registrato dal sottostante è superiore al livello di barriera, il valore di rimborso sarà inversamente legato alla performance del sottostante.

Potremo quindi guadagnare su un ribasso di un’azione, neò nostro caso Mediobanca.

Vediamo in pratica cosa significa prendendo ad esempio il certificato che ha come sottostante Mediobanca. Al solito partiamo dall’analisi grafica del sottostante (ossia Mediobanca).

 

Ho deciso di di riportare un grafico a barre settimanali perché penso sia il più adatto per gli orizzonti temporali del certificato che analizzeremo a breve.

Avrete notato che abbiamo tracciato due linee celesti continue, una sul grafico dei prezzi, l’altro sull’indicatore stocastico. Sono lì ad evidenziare una divergenza: a due massimi crescenti dei prezzi corrispondono due massimi decrescenti sullo stocastico. Quando ciò avviene, la maggior parte delle volte, significa che i prezzi smetteranno di salire e anzi tenderanno a scendere. In effetti è proprio ciò che è successo nelle settimane successive. Inoltre tra la 2a e la 3a settimana di Luglio, dove è stata messa la lettera P, si è verificato un pattern ribassista detto Engulfing Bearish che rafforza ulteriormente la tendenza ribassista (od almeno NON rialzista) del titolo. È proprio in quest’ottica che abbiamo scelto il certificato Reversed: come riportato sopra esso ci permette di ricevere un bonus se il titolo non supera mai una certa barriera. Cominciamo quindi a dare un po’ di numeri:

 

Nuova conferma dell’impianto deflattivo in EU

A metà Agosto ho aperto  questo blog con questo post: Inflazione, fine delle politiche espansive ed altre trappole, pronosticando in sostanza che l’inflazione sarebbe stata a lungo sotto il famigerato 2%. Una prima conferma è arrivata a stretto giro, come riportato qui.

Avevo poi scritto:

Nell’eurozona vige un sistema a cambi fissi (che è diverso da avere una moneta unica in area valutaria ottimale), ciò significa che ogni recupero di competitività va effettuata comprimendo i sari. Ogni paese della zona euro ha infatti, dopo il 2012, implementato politiche di compressione salariale (in Italia abbiamo avuto il Job Act ad esempio), l’ultimo di questi sarà la Francia di Macron

Proprio ieri, guarda caso, leggo questa notizia. Quindi abbiamo una conferma (ulteriore) della nostra visione.

Colgo l’occasione per anticiparvi  che a breve uscirà un nuovo post su un nuovo certificato che ci farà guadagnare quando il sottostante si deprezza.

Rendimento dell’8,4% annuo con il Cash Collect su Mediaset

Come promesso nel precedente post oggi ci occuperemo di una particolare tipologia di strumenti finanziari chiamati Certificates. Benché i Certificates stiano gradualmente aumentando il loro peso nei portafogli degli investitori istituzionali ed in quelli dei trader privati, non sono ancora conosciuti al grande pubblico. Per questo inizieremo con una parte prettamente “didattica” che spiega cosa sia un Certificate e come funzioni.

In realtà esistono vari tipi di Certificates ed ognuno ha le proprie specificità che impareremo a conoscere nei prossimi post. In questo post ci concentreremo su un tipo ben specifico detto Cash Collect.

In generale si può affermare che un Certificate è un derivato che ha un certo comportamento a seconda dell’andamento di un sottostante (come tutti i derivati d’altronde). La parola derivato non vi spaventi facendovi pensare a chissà quale prodotto rischioso o speculativo, anzi, come vedremo a breve ci aiuteranno a diminuire la volatilità rispetto ad un investimento diretto sul sottostante.

Cosa è quindi un Cash Collect? Riportiamo la definizione riportata sul sito di Unicredit che è l’emittente di questi certificati:

I Cash Collect permettono di usufruire del pagamento di cedole periodiche (annuali/semestrali/trimestrali), e a scadenza danno la possibilità di ricevere un prezzo di rimborso superiore o pari al capitale sottoscritto anche in caso di performance negativa del sottostante.

Ogni periodo il certificate paga delle cedole a condizione che alla Data di Valutazione Cedola il valore del sottostante sia superiore o uguale ad un determinato livello fissato all’emissione (Livello di Barriera).

A scadenza, sia in caso di performance positiva del sottostante sia in caso di performance negativa, a condizione che la variazione al ribasso sia inferiore al Livello di Barriera, il certificate rimborserà il capitale investito più un premio finale. Se il sottostante fa registrare un valore inferiore al Livello di Barriera si riceve il rimborso del capitale investito diminuito della performance negativa realizzata dal sottostante rispetto allo Strike del Certificate.

In sintesi a scadenza si possono verificare i due seguenti scenari:
se il sottostante è superiore o pari al Livello di Barriera, l’importo di rimborso sarà pari al capitale sottoscritto, maggiorato di un importo aggiuntivo.
se il sottostante è inferiore al Livello di Barriera l’importo di rimborso − rispetto al prezzo di emissione − registra la stessa performance negativa.
I Cash Collect possono prevedere alcune varianti, come avere una protezione incondizionata del capitale (Cash Collect Protected) o avere alcune cedole incondizionate, cioè non condizionate al libello di Barriera.

Vediamo come quanto riportato sopra si applichi ad un certificato Cash Collect di recente emissione che fornisce un rendimento di tutto rispetto a fronte di un rischio contenuto.

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Inflazione, fine delle politiche espansive ed altre trappole

Questo è il mio primo  post in un caldo giorno d’Agosto, ce ne saranno altri? Speriamo di sì, per adesso diciamo che l’avventura comincia.

Se vorrete continuare a seguirmi, io spero di sì, con il tempo impareremo a conoscerci. Quindi non vi annoierò con lunghe presentazioni perché il nostro modo di procedere sarà estremamente semplice: analizzare i dati e la realtà per poi investire di conseguenza, evitando così di essere in mezzo al parco buoi e venire macellati alla prima occasione. Quello che mi accingo a raccontarvi è il primo esempio.

Tutto è partito dall’ascoltare all’infinito, in maniera quasi ossessiva, questa cantilena: “La ripresa è ormai consolidata in EU” “I tassi d’interesse sono troppo bassi, la politica espansiva della BCE deve terminare”, “A breve Draghi inizierà il tapering” “Ormai stiamo entrando in un periodo di reflazione” ed altre amenità del genere. A questo punto mi sono chiesto: ma la BCE non ha come unico obiettivo il controllo dell’inflazione sotto il 2%? Beh, mi sono detto, se è così ci terremo i tassi d’interesse bassi ancora a lungo (salvo shock esterni molto poco probabili che vedremo poi…). Partiamo dal grafico qui sotto che riporta il tasso di disoccupazione (linea blu) e quello di crescita dei salari (linea nera tratteggiata). Continua a leggere…