
Nella settimana chiusa il 3 luglio i listini azionari USA hanno chiuso in moderato rialzo: l’S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno guadagnato circa l’1-1,2%. L’EuroStoxx 50 ha segnato un lieve calo (-0,3%), mentre l’MSCI Emerging Markets ha guadagnato circa lo 0,7%. Il petrolio è rimasto sostanzialmente stabile, e l’oro ha superato quota 3.300 $/oncia (+0,1% settimanale). Sul fronte obbligazionario, il rendimento del Treasury USA a 10 anni è salito verso il 4,33% (circa +12 centesimi di punto), mentre il Bund tedesco decennale è sceso verso il 2,57% (–3 bp). Il Dollar Index ha chiuso attorno a 96,8 punti (praticamente invariato).
Indice | Chiusura | Variazione settimanale |
---|---|---|
S&P 500 | 6.279,35 | +1,2% |
Nasdaq Composite | 20.601,10 | +1,1% |
EuroStoxx 50 | 5.288,81 | –0,3% |
MSCI Emerging Markets | 1.231,63 | +0,7% |
Treasury 10Y (yield) | 4,33% | +0,12 % (salita) |
Bund 10Y (yield) | 2,57% | –0,03 % (discesa) |
Gold (USD/oncia) | 3.346,50 | +0,1% |
Dollar Index | 96,82 | 0,0% |
La chiusura positiva di Wall Street è avvenuta nonostante dati macro contrastanti. Venerdì l’ISM servizi USA è sceso a 49,7 (in territorio di contrazione) dopo aspettative più alte, evidenziando un rallentamento della fiducia delle imprese. Al tempo stesso l’ISM manifatturiero è salito a 49,0 (contro 48,5 atteso). Il mercato del lavoro mostra ancora segnali di solidità (JOLTS a 7,77 mln a giugno, ben oltre le previsioni). A Sintra il presidente Powell ha ribadito che l’economia US resta solida e invita la Fed alla pazienza: per ora la Fed mantiene una politica moderatamente restrittiva, monitorando la situazione prima di cambiare i tassi.
Sul versante politico-economico, l’attenzione si è concentrata sul “Big Beautiful Bill” voluto da Trump – un pacchetto fiscale da oltre 3.400 miliardi $ di tagli alle tasse e spending cuts – approvato alla Camera e ora in Senato. Questo piano introduce un grande stimolo fiscale (con aumento del tetto del debito di 5.000 miliardi) e potrà influenzare inflazione e dinamica dei tassi, ma ce ne occuperemo tra poco. Nei giorni precedenti i mercati hanno reagito con cautela alle notizie: l’oro ha raggiunto nuovi massimi (oltre 3.350 $) spinto dall’incertezza fiscale e dalle tensioni commerciali, mentre il dollaro ha recuperato parte del suo calo dopo l’avanzamento del Bill. In Europa gli indici hanno corretto (-1% il DAX, –0,6% il FTSE MIB) in una settimana di incertezza sulle trattative commerciali con gli USA.
“Big Beautiful Bill”: rischi inflazione, obbligazionario e tail risk
Lo stratega Scott Bessent, oggi segretario al Tesoro USA e una delle poche figure razionali dell’amministrazione Trump , aveva un anno fa proposto il piano “3-3-3” (crescita reale al 3%, produzione petrolifera +3 mb/giorno, deficit al 3% del PIL). Invece oggi solo il prezzo del petrolio è sensibilmente diminuito (circa 6 $ sotto i valori di gennaio) grazie a fattori geopolitici. Sulla crescita la prima metà 2025 è intorno all’1% annuo (ben al di sotto del 3%), e il deficit federale è previsto salire verso l’8% del PIL nel 2026. Sulla sua news letter Fugnoli osserva che Bessent ha quindi rinunciato alla componente fiscale del 3-3-3, puntando ora sulla “crescita a tappe forzate” finanziata dal disavanzo e dalla probabile politica monetaria più accomodante della Fed.
In pratica il piano originale è stato sostituito da misure espansive ancora più forti: alcuni ironizzano sul nuovo obiettivo “8-8-8” (deficit 8%, inflazione 8%, crescita nominale 8%). Secondo Fugnoli i mercati stanno assorbendo bene il nuovo orientamento: vedono il deficit come “generosamente espansivo, ma non così eccessivo da generare serie preoccupazioni” sull’inflazione o sulla domanda di titoli di Stato. Si pensa infatti che qualsiasi rallentamento economico sarà prontamente compensato da una Fed destinata a interrompere la sua fase restrittiva e addirittura tagliare i tassi nel 2026. Lo scenario che ne emerge è quello di un “mini-2021” nel 2026: politiche fiscali e monetarie ben allineate in senso espansivo, con le banche domestiche USA (grazie a nuove regole di leva) pronte ad assorbire gran parte dei Treasuries emessi. Anche in Europa alcune banche centrali (es. Cina, Giappone) mostrano orientamenti espansivi analoghi, rafforzando l’idea di una fase globale di sostegno congiunto.
Questa stessa lettura, benché ottimista e non tiene conto di quanto sia cambiata la posizione del dollaro negli ultimi anni, non esclude tuttavia rischi al rialzo per inflazione e volatilità obbligazionaria. Si stima che il nuovo pacchetto fiscale finale costerà circa lo 0,4% del PIL, ma spingerà comunque il deficit USA oltre il 6-8% del PIL nei prossimi anni. Naturalmente un tale deterioramento fiscale aumenta la volatilità dei mercati obbligazionari. In uno scenario estremo di tail risk, se la Fed non riuscisse a domare un’impennata dei rendimenti, la monetizzazione del debito americano potrebbe portare a un balzo dell’inflazione e a un forte deprezzamento del dollaro. In sintesi, il “Big Beautiful Bill” stimola la crescita potenziale ma innalza i rischi inflazionistici: sarà cruciale l’equilibrio fra stimolo fiscale e controllo dei prezzi. Gli investitori si attendono perciò che la Fed mantenga l’attuale restrizione solo finché serve, per poi concedere spazio a orientamenti più accomodanti in caso di rallentamento economico.
In questo quadro complesso, i mercati azionari restano sostenuti dalle prospettive di crescita e da banche centrali pazienti, ma scontano gradualmente i timori su inflazione e politiche fiscali USA. La settimana passata ha visto oscillazioni moderate: il rialzo degli indici US riflette la fiducia su una Fed più tollerante verso la spinta fiscale, mentre i future sui bond riflettono il possibile aumento dell’offerta debitoria. Le tensioni sul fronte commerciale e le politiche daziarie (ad esempio sui metalli) alimentano pressioni inflazionistiche settoriali, come evidenziato dalla nuova ascesa dell’oro oltre i 3.300$.
Il prodotto che andrò a presentare di seguito presenta proprio un profilo di resilienza molto profondo per i motivi sopra enunciati.
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Questo certificato è emesso Barclays Bank PLC è un Phoenix Memory Step-Down su un basket worst-of di quattro azioni bancarie (BPER Banca, Banca MPS, Banco BPM e Commerzbank) .
Di seguito le principali caratteristiche:
- Cedole mensili condizionate: il prodotto paga cedole fisse dell’1% del nominale ogni mese, a patto che tutte le azioni del basket superino la soglia di barriera cedolare (pari al 50% del valore iniziale). In pratica, ogni mese viene verificato il prezzo di ciascuna azione: se tutte sono ≥50% del livello di strike, si incassa la cedola del 1%. Grazie all’effetto memoria, un mancato pagamento (per mancato raggiungimento della barriera) viene recuperato nei mesi successivi quando le condizioni migliorano. Questi pagamenti garantiscono fino al 12% lordo annuo di rendimento cedolare (1% × 12) .
- Effetto memoria: anche se in un mese non si riceve la cedola perché uno o più sottostanti sono sotto la barriera, questa non va perduta. Le cedole non pagate si accumulano e, se nei mesi successivi la barriera torna ad essere superata, vengono liquidate tutte assieme (sempre fino al massimo cumulabile del 12% annuo). Questo assicura che le cedole “indebitate” non vadano perse.
- Osservazioni periodiche: le barriere cedolari (50%) e di autocall sono rilevate ogni mese (tipicamente il 23-25 di ciascun mese). Il primo rilevamento per l’autocall è a fine settembre 2025 (dopo 3 mesi dall’emissione), come indicato nel prospetto . Le date di osservazione successive avvengono mensilmente fino alla scadenza.
- Autocall automatico: il certificato prevede il richiamo anticipato («autocall») se, in una data di osservazione, il peggior titolo del basket supera una certa soglia. Al primo rilevamento (25/09/2025) il trigger è al 95% del livello iniziale (95% del prezzo strike) ; in seguito scende di circa 1% ogni mese (tipica struttura Phoenix step-down). Se si verifica il trigger, il certificato viene rimborsato automaticamente a 100€ di nominale per unità, oltre alle cedole maturate fino a quel momento. Questo permette di uscire prima a condizioni prefissate se i sottostanti si riprendono.
- Protezione del capitale: il rimborso del capitale a 100€ è garantito a scadenza purché il worst-of non sia sceso oltre il 70% del prezzo iniziale. In termini pratici se alla scadenza le azioni sottostanti sono tutte sopra il 50% del valore iniziale, si incassa l’ultima cedola (memoria) e il capitale pieno . Se, invece, la peggiore è scesa sotto il 50% ma non oltre il 70%, si perde solo l’ultima cedola ma il rimborso resta pari al nominale (capitale protetto). Solo in caso di cali estremi (>70%) il rimborso scende proporzionalmente al worst-of, diventando inferiore a 30€ . In sintesi, la barriera capitale di fatto protegge interamente il capitale fino a un ribasso del 70%; solo oltre questa soglia si inizia a soffrire perdite di capitale proporzionali al calo del peggior titolo .
Differenza tra barriera cedola (50%) e barriera capitale (30%)
Il certificato ha due soglie di riferimento differenti:
- Barriera cedolare 50%: condizione per ricevere ogni cedola mensile. Se tutte le azioni rimangono ≥50% del loro valore iniziale in una data di osservazione, si paga la cedola del 1%. Se anche un solo sottostante scende sotto il 50%, la cedola di quel mese non viene pagata (ma entra in memoria). Ad esempio, se a un certo mese la migliore delle quattro azioni è al 55% e le altre stanno al 48%, il certificato non paga la cedola di quel mese (nessuna condizione di pagamento soddisfatta), ma nel mese successivo potrà recuperarla se la barriera torna superata.
- Barriera capitale 30%: condizione per il
rimborso integrale a scadenza. Se il worst-of finale è
≥30% (cioè la peggiore delle 4 non è scesa oltre il 70% del
livello iniziale), allora si recupera per intero il capitale
nominale di 100€. Solo se la peggiore quota è <30% si ha un
rimborso ridotto proporzionalmente. Ad esempio:
- Caso pieno guadagno: se tutti i titoli chiudono sopra il 50%, si incassa l’ultima cedola (effetto memoria) e 100€ di capitale .
- Caso “ribassi importanti”: se il peggior titolo è tra il 30% e il 50%, non si paga l’ultima cedola (perché sotto barriera) ma si rimborsa comunque 100€ (capitale intatto).
- Caso “crollo grave”: se almeno uno è <30% (caduta >70%), il rimborso finale sarà pari alla performance del “worst-of” (ad es. se scende al 25%, si riceverebbero ~25€ per nominale, perdendo gran parte del capitale).
Questi due livelli differenziati rendono il certificato resiliente fino a forti ribassi: le cedole rimangono pagabili solo finché i titoli non subiscono cali superiori al 50%, mentre il capitale rimane garantito anche se i titoli perdono fino al 70% del valore originario .
Tabella riassuntiva
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Tipo certificato | Phoenix Memory Step-Down |
ISIN | XS3052737759 |
Sottostante (worst-of) | BPER, MPS, Banco BPM, Commerzbank |
Scadenza | 03/07/2028 |
Barriera cedola | 50% del prezzo iniziale |
Barriera capitale | 30% del prezzo iniziale |
Cedole | 1% mensile con effetto memoria (12% annuo lordo) |
Trigger autocall | Da 95% (25/09/2025), decrescente mensile |
Protezione capitale | Fino a ribassi del 70% (worst-of ≥30%) |
Data emissione | 23/06/2025 |
Prezzo corrente | ~€101 (04/07/2025) |
Rendimento potenziale annuo | Fino al 12% lordo (cedole) |
Essendo il certificato acquistabile leggermente sopra la pari (101) il rendimento è poco sotto il 12% ma rimane comunque un ottimo rapporto rischio / rendimento.
Tengo infine a precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.