È molto comune tra i risparmiatori rivolgersi al proprio consulente finanziario o direttamente alla propria banca per investire parte della propria liquidità. Alla fine, gran parte delle volte si finisce con il sottoscrivere un qualche fondo detto “bilanciato”. Dietro questo aggettivo c’è un’idea molto semplice: un prodotto che abbia una componente azionaria ed una obbligazionaria. In questo modo si ha una componente più stabile che garantisce un flusso cedolare (obbligazioni) ma allo stesso tempo non si rinuncia al potenziale aumento del mercato azionario.
Ragionamento corretto, soprattutto per coloro che anno un profilo di rischio “medio”. Unica nota stonata di questa soluzione è il costo: non è affatto raro che si arrivi a pagare il 5% per la sottoscrizione più un 2% o 3% annuo per la gestione.
In questo post verrà fornita un prodotto paragonabile ad un fondo bilanciato ma a costi decisamente più contenuti.
Per prima cosa dobbiamo capire cosa sia un’obbligazione convertibile. Continua a leggere…
Oggi saremo estremante sintetici, per evitare di ripeterci! Indovinate cos’è successo all’inflazione nell’eurozona? È sotto le attese.
Le attese di chi? Magari di quelli che fideisticamente fanno da megafono a certi interessi che nulla hanno a che fare con i dati e poi debbono riportare notizie come queste. Le nostre attese invece erano di tutt’altro genere. Ve lo ricordate il primo post di questo sito? A distanza di diversi mesi non c’è un granché da aggiungere. Se non forse esplicitare meglio una cosa: la BCE non può nulla contro la contrazione dell’inflazione, cioè non può nulla per controllare l’unica variabile economica che nel suo mandato sarebbe tenuta a controllare.
Torneremo nei prossimi post ad affrontare questo tema e le sue implicazioni. Per adesso limitiamoci al grafico EUR/USD: Continua a leggere…
Il post di questa settimana sarà molto breve. Solitamente abbiamo sempre fatto un’analisi delle dinamiche economiche dominante per poi definire una strategie operative. Oggi faremo un’altra cosa: indicheremo cosa NON FARE. Visto che la prima regola per guadagnare soldi è non perderli, riteniamo che questo sia importante tanto quanto definire strategie attive.
Come forse alcuni di voi già sapranno, tra il 13 ed il 16 Novembre saranno in collocamento i famosi BTP Italia. Come funzionano? Semplice: danno un tasso d’interesse pari a I = Q + max(0, FOI) dove:
Q: Tasso reale annuo minimo garantito.
FOI: Indice dei prezzi al consumo ex tabacchi
Il parametro Q è già stato fissato allo strabiliante valore (udite, udite) di 0,25%. Il FOI invece è sostanzialmente un indice che misura l’inflazione. Già sapete benissimo cosa pensiamo noi dell’inflazione, per i nuovi arrivati potete dare un’occhiata a questi link:
Oggi facciamo un check delle nostre strategie d’investimento. Anche se sono passati poco più di due mesi dal nostro primo post, si possono già tirare le prime somme.
Partendo dal primo appunto, siamo tornati più volte sulla nostra visione di bassa inflazione e l’obbligo da parte della BCE di continuare nelle politiche espansive. Un’ulteriore conferma la trovate qui bella fresca!
Non ci eravamo però limitati a fare considerazioni macroeconomiche astratte, ma dato consigli operativi coerenti con la nostra view indicando due ETF obbligazionari europei. Vediamo com’è andata:
Questo blog è iniziato con una presa di posizione non facile in quel periodo, potete leggerla qui: Inflazione, fine delle politiche espansive ed altre trappole Abbiamo sempre pensato che l’informazione (chiamiamolo main-stream) stesse veicolando un messaggio distorto e senza alcun fondamento economico e che questa fosse la ragione di tanti sbagli negli investimenti, nella mancata analisi delle ragioni di una crisi bancaria non ancora terminata.
Questo blog, oltre che fornire segnali e strategie operative, si è posto proprio questo obbiettivo: essere una voce fuori dal coro, per il semplice piacere di far trasparire la realtà dei fatti. La verità dei fatti ha sempre la testa dura:
Basterebbe questo grafico a far capire come son andate le cose no? Io ve lo sintetizzo in una frase molto semplice: “Se la baracca europa (con la e minuscola) vuol restare in piedi bisogna pompare artificialmente liquidità ad libitum” e le quotazione dell’euro (finalmente) ne ha preso atto.
Se qualcuno si fosse fermato alla semplice dichiarazione:
Da gennaio 2018 il ritmo degli acquisti mensili si ridurrà a 30 miliardi (dai 60 del 2017) fino al 30 settembre 2018 …
leggendo solo la parte della riduzione avrebbe preso una di quelle cantonate da fargli azzerare il suo conto forex. Infatti, il QE verrà si ridotto in termini quantitavi (anche perché inizia a scarseggiare i titoli da comprare secondo i sacri criteri BCE) ma udite udite:
La BCE è pronta a incrementare il programma se necessario, per durata o entità. “. Quindi oltre che estenderlo per un altro anno ha detto che probabilmente ciò non basterà.
Infatti guardate cosa è successo al nostro BTP a 10 anni (per chi avesse comprato un ETF sul governativo):
Inoltre riportiamo queste dichiarazioni che sembrano ricalcare passo per passo quanto scrivemmo quest’estate:
I tassi dell’inflazione dovrebbero rallentare nella fine dell’anno.
Ma soprattutto:
Non l’abbiamo mai chiamato tapering, ma ricalibrazione.
Allora ormai l’avrete capito… il tapering non ci sarà, l’inflazione non ci sarà e per noi che siamo sul mercato ne dobbiamo prendere atto: puntare su High Yield scadenza massima 3 o 4 anni, puntare sul debito emergente sia in dollari che in valuta locale, lontano dai titoli inflation linked, lontano dalle cassandre che “Prima o poi crolla tutto”, “Prima o poi Draghi finirà il QE”, “Prima o poi l’inflazione esploderà”. Magari certo prima o poi qualcosa succederà… ma nel lungo termine, citando Keynes, lo sapete che fine faremo tutti?… Allora pensiamo a cavalcare il presente.
Per chi soffrisse d’insonnia ecco la conferenza stampa di Mario Draghi:
Ormai sapete che fin dal primo post abbiamo messo in evidenza l’importanza della dinamica dell’inflazione perché essa è un driver per molti temi d’investimento, in primis per coloro che investono in bond, ossia in obbligazioni.
La posizione presa è stata netta: attualmente non ci sono motivi per cui l’inflazione debba salire, posizione contrarian al battage mediatico ancora in voga! Quindi abbiamo detto di stare alla larga da tutto ciò che è “inflation linked” e abbiamo consigliato due prodotti a basso costo che trovate qui. Faccio notare inoltre notare che la scorsa settimana l’ETF con ISIN
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ha pagato la cedola semestrale portando il rendimento da dividendi sopra il 3.8% annuo, a cui si somma una rivalutazione del capitale di 2.15%, con un guadagno complessivo di quasi il 6% ai prezzi attuali (da inizio anno).
Nel corso delle settimane abbiamo avuto diverse conferme:
Oggi, dopo aver letto il bollettino della BCE, diciamo che per tutta la prima metà del 2018 possiamo star tranquilli:
nel primo trimestre del prossimo anno la crescita del prezzi al consumo dell’Area Euro dovrebbe attestarsi attorno allo 0,9%.
…quindi sotto l’1%! Maggiori informazioni potete trovale qui.
In conclusione per chi volesse fare un investimento a basso rischio ma non volesse rinunciare in toto ai rendimenti continuiamo a sostenere la strategia riportato sul primp post.
Questo è il mio primo post in un caldo giorno d’Agosto, ce ne saranno altri? Speriamo di sì, per adesso diciamo che l’avventura comincia.
Se vorrete continuare a seguirmi, io spero di sì, con il tempo impareremo a conoscerci. Quindi non vi annoierò con lunghe presentazioni perché il nostro modo di procedere sarà estremamente semplice: analizzare i dati e la realtà per poi investire di conseguenza, evitando così di essere in mezzo al parco buoi e venire macellati alla prima occasione. Quello che mi accingo a raccontarvi è il primo esempio.
Tutto è partito dall’ascoltare all’infinito, in maniera quasi ossessiva, questa cantilena: “La ripresa è ormai consolidata in EU” “I tassi d’interesse sono troppo bassi, la politica espansiva della BCE deve terminare”, “A breve Draghi inizierà il tapering” “Ormai stiamo entrando in un periodo di reflazione” ed altre amenità del genere. A questo punto mi sono chiesto: ma la BCE non ha come unico obiettivo il controllo dell’inflazione sotto il 2%? Beh, mi sono detto, se è così ci terremo i tassi d’interesse bassi ancora a lungo (salvo shock esterni molto poco probabili che vedremo poi…). Partiamo dal grafico qui sotto che riporta il tasso di disoccupazione (linea blu) e quello di crescita dei salari (linea nera tratteggiata). Continua a leggere…