Riprendiamo da dove
avevamo lasciato la scorsa settimana. Partiamo dall’indice FTSE MIB,
il corridoio individuato precedentemente ha confermato la propria
validità al centesimo come potete osservare anche voi dal grafico
sottostante:
Appena è stata toccata la resistenza individuata dall’estremo superiore del canale l’indice ha ritracciato con la candela rossa dell’ultima seduta. Naturalmente non vi faccio le analisi a fatti già avvenuti, ma potete verificare voi stessi quanto detto nello scorso post.
Per quanto riguarda
l’indice NASDAQ avevo detto che la situazione era un po’ più
complessa e che fosse necessario attendere la conferma del minimo
decrescente sull’oscillatore stocastico. In effetti nella giornata
successiva abbiamo assistito ad un ribasso nell’indice stesso ma tra
la seduta di giovedì e quella di venerdì l’indice ha nuovamente
riacquistato forza come si evince dal grafico sottostante:
Con questo movimento
il massimo dell’oscillatore stocastico è sostanzialmente in linea
con quello precedente quindi si può affermare che il pattern
ipotizzato non si è verificato. Con altrettanta sicurezza però va
notato che la salita dell’indice NASDAQ si è interrotta proprio sui
massimi precedenti, sarà quindi estremamente importante verificare
nelle prossime sedute tali massimi verranno rotti oppure assisteremo
ad un ripiegamento.
Forza questa
analisi, presentiamo quindi il terzo dei quattro certificati che ho
individuato da mettere nel mio portafoglio per tutto il 2024:
Alza la settimana di perfetta congestione laterale per l’indice
italiano che sembra non volere rompe il corridoio formato da qualche
settimana a questa parte. Riporto nel grafico sottostante le due
linee che determinano in maniera veramente evidente i due estremi di
questo corridoio. Probabilmente una rottura con chiusura settimanale
determinerà la futura direzione del mercato in un verso o
nell’altro, fino ad allora meglio attendere:
Diversa invece è la situazione per l’indice NASDAQ che fino ad oggi
ha sicuramente mostrato maggiore forza dell’indice italiano. Nelle
ultime sedute però sembra che le cose stiano cambiando e per notarlo
bisogna osservare il grafico sottostante:
Quella che si sta configurando è solitamente definita come una
divergenza rialzista. Questa accade quando in corrispondenza di due
massimi crescenti l’oscillatore stocastico presenta due massimi
decrescenti. I due segmenti blu tracciati rispettivamente nel grafico
dei prezzi e nell’oscillatore evidenziano questa situazione. Va anche
sottolineato però che lo stesso oscillatore ha ancora concluso il
suo ciclo, ossia non abbiamo ancora avuto l’incrocio delle due linee
verso il basso, sono in quel momento potremmo avere una
configurazione più precisa. Per adesso ci possiamo dedicare nel dire
che la spinta rialzista ha sicuramente perso parte della sua forza,
se questo si tradurrà in ribasso è ancora tutto da stabilire.
Fatta questa analisi generale sull’indice italiano e quello
tecnologico veniamo al certificato di questa settimana:
Settimana laterale per l’indice FTSE MIB che è riuscito a toccare i
30.550 punti senza però superarli.
Ritengo che nelle
prossime settimane assisteremo ancora ad una prolungata fase di
accumulo, o più probabilmente di distribuzione, che farà sì che
l’indice oscilli tra il livello appena menzionato e i 29250. Sotto
totale livello si aprirebbe uno scenario più marcatamente
ribassista. Risulta però inutile in questo momento fare previsioni
in tal senso, anche perché le variabili macroeconomiche e
geopolitiche intervallo in questo periodo sono di tale portata che
qualsiasi previsione è altamente aleatoria.
Un discorso analogo,
al netto dei livelli più o meno ampi, può essere fatto per i
maglioni indici azionari mondiali.
Io ritengo che in
questa fase di profonda incertezza si possono però sfruttare delle
occasioni che raramente vedremo poi in futuro, soprattutto se andremo
incontro ad un taglio dei tassi. Io sono dei pochi che continua a
ritenere che il mercato abbia sovrastimato il numero e l’entità del
taglio dei tassi e, per chi mi segue da un po’ già lo sa, lo
sostegno da molto tempo.
D’altro canto è
anche vero che uno scenario di un rialzo di tassi è oggettivamente
inverosimile, quindi diciamo che ci muoviamo in uno scenario in cui
vale che male i tassi di interesse rimarranno costanti o
diminuiranno.
I tassi di interesse
influenzano anche i rendimenti dei certificati, infatti fino a un
anno fa con questa volatilità era impensabile ottenere dei
rendimenti cedolari come invece se ne vedono ora.
L’idea per questa
prima parte dell’anno è quella di andarsi a costruire una parte del
portafoglio con certificati che abbiano un rendimento a doppia cifra
e che presentino delle distanze dalla barriera importante in modo da
rendere molto probabile il flusso cedolare per tutto l’anno. D’altro
canto se veramente i tassi di interesse scendessero questi rendimenti
a doppia cifra ce li dovremo scordare.
Non so voi ma un
rendimento annualizzato sopra il 10% con un grado di protezione come
quello che offre un certificato io ci metterei la firma.
Il certificato che
vi presento oggi è uno dei primi che ho individuato e il suo punto
principale di forza e la grande distanza dalla barriera.
Probabilmente questo è l’ultimo post dell’anno, poi Vacanze di
Natale e Capodanno ci faranno trascorrere una meritata pausa. È
naturalmente anche tempo di bilanci e grossolanamente mi sento di
poter affermare che chi ha seguito le mie strategie durante il corso
del 2023 difficilmente si può per aumentare, complice naturalmente
anche il buon andamento dei mercati.
Certo alcuni
prodotti non sono andati come si sperava, stiamo parlando di una
piccola quantità, ma solitamente le strategie di recovery hanno poi
permesso di recuperare la situazione.
Come ha firmato la
scorsa settimana per quanto mi riguarda non effettuerò più
operazioni da qui a fine anno, proprio perché il mercato sta
recentemente esprimendo dei multipli che, quantomeno nel breve
termine, e rendendolo i prezzi delle azioni abbastanza care,
soprattutto se si considera che attualmente il mercato
obbligazionario esprime dei rendimenti di gran lunga superiore a
quelli di un paio di anni fa. In un paio di post nei mesi precedenti
mi sono proprio preoccupato di quanto fosse conveniente attualmente
aumentare la propria esposizione nel mercato obbligazionario e chi ha
seguito i miei consigli sicuramente non se ne è pentito.
Per Chi avesse un
po’ di tempo libero durante le vacanze ed è un appassionato lettore
consiglio un libro: “L’investitore intelligente” di
Benjamin Graham in cui sono proprio affrontati con intelligenza e
lungimiranza tutti gli aspetti che un investitore dovrebbe analizzare
prima di acquistare o vendere titoli obbligazionari od azionari ehi
come dovrebbe allocare le percentuali del proprio portafoglio a
seconda delle condizioni di mercato (tanto per chiarirci non ho
nessuna convenienza economica o di altro genere affinché compriate
questo libro; è giusto un consiglio, come tutto ciò che viene
scritto in questo blog).
Concludiamo l’anno
con un certificato di cui è molto parlato nei giorni recenti su
diversi canali per un motivo molto specifico che andremo ad
analizzare. Partiamo dalla sua descrizione:
In questo post di un paio di mesi fa, preannunciavo come i tempi fossero maturi per cominciare a diminuire gradualmente la parte di liquidità nel portafoglio a favore di un rientro nel mercato. Così ho fatto in maniera graduale fino a portarmi sotto il 10% del controvalore. Naturalmente non ho eseguito tutte le operazioni in un solo giorno ma le ho distribuite più o meno in questo arco temporale. Per coloro che hanno seguito i post in questi ultimi due mesi aveva visto che mi sono mosso su tutti e tre i fronti: azionario, obbligazionario e certificati (naturalmente su questo blog riporto solo parte della mia operatività).
Con la strategia che
segue penso che terminerò momentaneamente, probabilmente fino alla
fine dell’anno, i miei ingressi sul mercato. Ciò avverrà per una
duplice regione: Il mercato negli ultimi due mesi si è mosso
vigorosamente verso l’alto (ad esempio il FTSE MIB è tornato a
toccare i 30.000 punti) punti e non è mai consigliabile, per quanto
mi riguarda, scendere sotto la soglia del 5% di liquidità se non in
momenti di mercato estremamente ribassisti e questo non è
sicuramente uno di quelli.
Come già anticipato la scorsa settimana in questo posto mi
concentrerò sulla strategia recovery finalizzata proprio a
recuperare il brusco calo del titolo Bayer avvenuto un paio di
settimane fa.
La notizia
scatenante tale ribasso penso la conosciate un po’ tutti: il
risarcimento e riconosciuto da una Corte degli Stati Uniti per
l’utilizzo del biofosfato. In poco tempo Il titolo è passato da
circa 42€ agli attuali 31€. Come si può vedere dal grafico
giornaliero sì è aperto un gap ribassista proprio all’apertura
della giornata del 20/9/2023.
In queste
istituzioni anche applicare gli stop Loss serve, ma fino a un certo:
Anche Chi avesse impostato un livello automatico avrebbe visto
chiudere la propria posizione a livelli ben inferiori di quelli
impostati.
L’altro approccio è
quello di gestire comunque attivamente la posizione cercando
soluzioni alternative. Quella che segue è una di queste:
La settimana appena trascorsa ha registrato un ulteriore aumento nei
mercati azionario e obbligazionario. L’indice S&P 500 ha già
segnato un incremento del 10% rispetto ai minimi toccati il 27
ottobre, mentre i rendimenti del Treasury a 10 anni si sono ridotti
di circa 60 basis points rispetto al picco del 5.02% registrato il 23
ottobre. Il dollar index mostra una diminuzione del 3.3% rispetto ai
massimi del 3 ottobre.
Questo entusiasmo è
stato scatenato dai dati sull’inflazione statunitense, che sono
risultati inferiori alle aspettative. L’inflazione “headline”
è stata del 3.2% su base annua (invariata rispetto al mese
precedente), al di sotto delle aspettative del 3.3%. Inoltre,
l’inflazione “core” è stata del 4%, rispetto all’attesa
del 4.1%.
Sarà molto
interessante nei prossimi mesi verificare due cose:
I mercati finanziari hanno registrato una settimana di rialzi,
nonostante la persistente paura di una prossima recessione. Il
rallentamento dell’economia in Europa e in America, causato dai
rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ha
contribuito a alimentare questa preoccupazione.
Il presidente della
Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che l’inflazione non è
stata sconfitta e che potrebbe essere necessario aumentare
ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi mesi. Al contrario,
gli esponenti della Banca Centrale Europea hanno annunciato che i
rialzi dei tassi di interesse sono prossimi alla fine. Non c’è
bisogno che vi ripeta che a mio avviso le politiche monetarie attuali
hanno in realtà un fine differente da quello dichiarato, ossia la
“lotta all’inflazione”, bensì calmierare le rivendicazioni
salariali oggi in atto soprattutto negli USA.
Ad ogni modo, queste
dichiarazioni contrastanti hanno creato confusione tra gli
investitori, che stanno cercando di capire quale sarà la traiettoria
delle politiche monetarie delle principali banche centrali.
La situazione
economica rimane incerta e il rischio di recessione è ancora
presente. Tuttavia, i mercati finanziari sembrano aver iniziato a
prendere in considerazione la possibilità che le banche centrali
possano iniziare a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi di
interesse.
Se questa tendenza
dovesse proseguire, potrebbe portare a un miglioramento dell’umore
degli investitori e a ulteriori rialzi dei mercati finanziari.
In questo contesto
propongo una strategia che, premetto fin da subito, ha un alto grado
di rischio.
L’ottica nella quale
ho elaborato tale strategia è quella di recuperare alcuni ribassi di
certi certificati che non stanno performando come mi aspettavo. Tale
strategia comunemente nominata come recovery e consiste
sostanzialmente nell’andare a cercare un altro certificato che sia
altrettanto deprezzato ma che offra maggiori possibilità di
rendimento rispetto a quello che si vende. Va da sé che comunque un
certificato che è abbondantemente sotto la parità esprima comunque
un grado di rischio maggiore di quello che esprimeva al momento della
sua emissione, così come avrà naturalmente un rendimento più alto
rispetto all’inizio.
Vediamone subito le
caratteristiche:
Tipo: Cash
Collect Memory (Portafoglio CED)
ISIN:
DE000UH4NHD0
Sottostanti:
Stellantis / Volkswagen
Cedola: 2,19%
Trimestrale
Scadenza:
17/11/2026
Barriera:
11,6714€ / 104,58€
Una peculiarità di
questo certificato è che in realtà ha due barriere: Una un po’ più
alta per il godimento della cellula l’altra un po’ più bassa per la
restituzione integrale del capitale. Di sopra ho riportato solo
quella relativa al capitale mentre nel grafico di sotto le riporto
entrambe per il titolo peggiore ossia Volkswagen:
Come potete vedere
siamo proprio a ridosso della barriera per la cedola e leggermente
più lontani dalla barriera di capitale. Inoltre due settimane fa,
quando sono entrato io, eravamo proprio in mezzo alle due barriere.
Se l’analisi si fermasse qui tutto sommato questo certificato non
dovrebbe neanche essere preso in considerazione, ma dobbiamo fare i
conti con il prezzo di acquisto attuale: 67.45€.
A questi prezzi il
rendimento cedolare annuo è pari al 13% , che moltiplicato per i 3
anni rimanenti fa il 39% potenziale. Acquisto va aggiunto il
rendimento da Capitale che sono 32.55€ per certificato, ossia 52,7%
in tre anni. Facendo le somme quindi abbiamo un rendimento
complessivo a scadenza di quasi 92%, ossia potenzialmente recuperare
ribassi accumulati fino al 48% (1-1/1.92)*100.
La tua mente nessun
pasto è gratis e quindi la probabilità che il titolo peggiore vada
sotto barriera è comunque rilevante.
Fin qui vi ho dato
tutti i parametri oggettivi del certificato, ora per concludere
permettetemi di fare un paio di considerazioni personali:
1) non è necessario
che il titolo Volkswagen salga, chi potremmo anche accontentare che
rimanga più o meno su questi livelli. Personalmente ritengo che da
qui a tre anni sia più probabile trovare questo titolo un po’ più
alto dei prezzi attuali che non il contrario non fosse altro per un
adeguamento all’inflazione.
2) in queste
strategie secondo me va sempre messo poco capitale: Se perdete,
perdete comunque poco; se guadagnate guadagnate comunque circa il
doppio del capitale investito. Per quale motivo ad esempio io
utilizzo questo tipo di strategie solo reinvestendo il capitale
liberato da certificati molto deprezzati e mai impiegando liquidità
nuova. Naturalmente poi ognuno ha il proprio stile di gestione.
Tengo infine a
precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole
essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi
indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.
Spero di aver fatto
cosa gradita lasciando link diretti a tutti i dati senza passare per
servizi di pubblicità. Per questo mi auguro che siate così gentili,
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vostro gradimento.
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Questa settimana
torniamo a parlare di obbligazioni presentando un prodotto veramente
attrattivo soprattutto per coloro che hanno un orizzonte di
investimento di medio termine ed un profilo di rischio estremamente
basso. Abbiamo già parlato delle dinamiche dei prezzi delle
obbligazioni in funzione delle rialzo di tassi di interesse (oh
simmetricamente del loro ribasso). L’ultimo anno e mezzo è stato il
peggior periodo della storia per quanto riguarda i treasury americani
e più in generale del Mercato dei Bond. Considerate che dal picco
del 2020 alla fine del 2022 un treasury decennale ha perso circa il
25% ed il 2023 non è stato di sicuro un anno migliore.
Sapete che da tempo
sostengo che la politica monetaria restrittiva messa in atto dalle
banche centrali abbia solamente come scusa “la lotta
all’inflazione”, ma che in realtà abbia come vero obiettivo di
soffocare le recenti rivendicazioni salariali che Soprattutto negli
Stati Uniti stanno prendendo piede.
In quest’ottica una
recessione sarebbe quasi auspicabile dal loro punto di vista. Se
questo poi arriverà è tutt’altro paio di maniche. Infatti la
necessità geopolitica di riportare alcune produzioni strategiche
dentro i confini nazionali e l’aumento spropositato delle spese
militari per sostenere il conflitto in Ucraina e il più decente tra
Palestina ed Israele non potrà far altro che aumentare la domanda
aggregata interna ed aumentare anche la domanda di lavoro.
Sarà quindi
interessante vedere quale sarà il punto di caduta tra queste due
forze economiche apparentemente divergenti.
Specularmente anche
noi investitori ci troviamo di fronte ad un dilemma analogo: Dal lato
siamo tentati da rendimenti e prezzi obbligazionari che non si
vedevano da decenni, dell’altro è difficile capire quando questa
politica monetaria restrittiva terminerà, quindi non è
assolutamente detto che stiamo osservando i minimi del mercato
obbligazionario.
Per risolvere questo
problema ho trovato un prodotto che offre delle caratteristiche
secondo me non banali, iniziamo con i suoi dati:
Due settimane dopo l’attacco di Hamas a Israele, la tensione nella
regione è ancora alta. L’invasione di Israele a Gaza, che si temeva
all’inizio, non è ancora avvenuta, ma gli investitori sono
preoccupati.
Il
clima di avversione al rischio ha portato a un calo degli asset
considerati tradizionalmente come rifugi sicuri, come i titoli di
stato statunitensi. Il grafico mostra che il rendimento dei
Treasuries a lunga scadenza ha registrato un calo, insieme al mercato
azionario. Il dollaro è rimasto stabile, mentre petrolio, oro e
bitcoin hanno registrato un aumento.
Alla
luce di queste considerazioni ritengo opportuno per lo meno per le
prossime settimane di assumere esclusivamente posizioni tattiche e
quindi non di lungo termine. Naturalmente se in futuro i prezzi
cominciassero ad assumere dei livelli interessanti allora comincerò
anche a valutare posizioni di più ampio respiro.
Proprio
in questa ottica sono entrato la settimana scorsa nel seguente
certificato: