La settimana appena trascorsa è facilmente sinteticabile nei due
grafici sotto riportati che illustrano l’andamento dell’indice FTSE
MIB su scala giornaliera e settimanale:
Questo primo grafico
giornaliero ci indica come la giornata di giovedì abbia iniziato a
dare un primo segnale ribassista, per poi effettuare una candela
inside che ben rispecchia l’incertezza del momento. Da notare Come
l’oscillatore stocastico sia in zona di ipercomprato e che abbia
cominciato ad incrociare ben sopra area 80.
Il grafico
settimanale ci illustra una situazione complementare, nel senso che
completa la visione parziale del grafico giornaliero. Infatti anche
qui troviamo un oscillatore stocastico in ampia zona di ipercomprato
che ha appena accennato un incrocio. Inoltre l’ultima candela
assomiglia molto ad una shooting Star, anche se tecnicamente forse
sarebbe meglio parlare di una Doji con la chiusura inferiore alla
apertura.
Solitamente tutti
questi indicatori messi insieme fanno presagire una inversione di
trend, per lo meno nel breve periodo. Ad oggi, seppur di poco la
decisione di sospendere il portafoglio Italia in attesa di prezzi più
vantaggiosi si è rivelata azzeccata, vediamo se i pattern
d’inversione avranno conferma anche nei pressi delle prossime sedute.
In questa situazione
l’indice che invece ha performato meglio è stato il Nasdaq ulteriore
conferma che aver puntato su certificati sui tecnologici nelle ultime
settimane si è rivelata una buona strategia.
Oggi invece cambiamo
sia settore sia tipologia di certificato andando a Puntale ad una
banca con un top bonus invece che con un cash collect.
La settimana Appena trascorsa ha fatto segnare un ulteriore avanzamento delle quotazioni dei mercati azionari a dispetto di quanto mi aspettassi. Come ho scritto sia nelle post della scorsa settimana sia in quello infrasettimanale, ho liquidato la posizione del portafoglio Italia alla data di lunedì scorso. Malgrado le sedute successive abbiano ulteriormente fatto salire le quotazioni il confronto tra il portafoglio Italia congelato ai pezzi di lunedì ed il livello del fucile alla data di Venerdì è comunque positivo: +3.03% vs 2.39%.
Certo se avessi
portato il portafoglio fino a la data di venerdì la differenza
sarebbe stata ancora maggiore non solo grazie al bacio di Saes
Getters ma anche all’ottima intonazione delle Utility.
Da qui alle prossime
sedute Quindi avremo un andamento del portafoglio Italia
perfettamente costante visto che si è trasformato in completa
liquidità, mentre seguiremo le oscillazioni del FTSE MIB settimana
per settimana. Naturalmente per chi pensa che i mercati azionari
possono ulteriormente crescere nelle sedute immediatamente future
nulla impedisce di mantenere la posizione, anzi chi non avesse
venduto lunedì ha sicuramente fatto meglio di me per ora.
Personalmente
rimango comunque convinto che quello a cui stiamo assistendo è il
contrario del “Panic Selling” (si può definire “Panic
Buying”?), per cui gli operatori hanno timore di rimanere fuori
dalle occasioni e si affrettano a comprare. Storicamente situazioni
di questo genere portano sempre a bruschi risvegli.
Ora passiamo al
prodotto di questa settimana. Ho voluto intitolare questo articolo
“il certificato di Warren Buffet” semplicemente perché i
tre sottostanti che lo compongono sono tre titoli storici che fanno
parte del portafogli di Warren Buffett. Si tratta di un prodotto che
sto monitorando da un po’ e sto aspettando un ulteriore calo di Apple
per effettuare l’ingresso. Ciò non toglie che il certificato sia
comunque interessante anche ai prezzi attuali, vediamone le
caratteristiche:
Un brevissimo aggiornamento sul Portafoglio Italia, in particolare su
SAES GETTERS. Nel post di due giorni fa vi ho scritto che il
Portafoglio Italia 2022 era da considerarsi liquidato in attesa di
prezzi più convenienti almeno sul breve termine. Naturalmente,
trattandosi di Sabato, le operazioni di vendita sono state possibili
non prima di Lunedì (ieri). Spero che chi segue il Portafoglio
Italia abbia seguito tale indicazione poiché a seguito della notizia
della vendita Memry Corporation e Saes Smart Materials il titolo ha
fatto un balzo di circa +30%.
Non posso
sicuramente prendermi il merito di ciò, trattasi di c**o, ma che
comunque grazie a questo rialzo il Portafoglio Italia è riuscito a
rimettersi in linea con il FTSE MIB, anzi a batterlo seppur di poco.
Detto ciò continuo
comunque a prediligere una buona quota di liquidità in questa fase,
ognuno naturalmente faccia le proprie considerazioni.
È da un po’ che non ci sentiamo e le cose da dire sono molte,
cercherò di metterle in fila una per una.
Partiamo da come si
sono comportati i mercati azionari nelle ultime due settimane: gli
indici europei, in particolare quello italiano, hanno
“sovraperformato” quelli americani e neanche di poco, fatto
statisticamente molto raro soprattutto negli ultimi anni. Tale evento
va comunque ponderato tenendo in considerazione i volumi ridotti
tipici delle sessioni a cavallo tra le vacanze di Natale ed Epifania.
Fatto sta che il FTSE MIB ha guadagnato un 5,45% dalla prima seduta
post natalizia fino a scorso. Su questo aspetto mi sento di assumere
una posizione abbastanza chiara: tale rialzo non è sostenibile per
le prossime settimane. Per rendersi conto della velocità del rialzo
si può affermare che se tale velocità rimanesse costante per tutto
l’anno incontro ad un rialzo del 400%. Visto che i 25.000 sono una
forte resistenza sul nostro indice (che è stata rotta ma di poco) ho
liquidato diversi posizioni in titoli ed ho aperto una posizione
short proprio sul FTSE MIB utilizzando questo brutto prodotto:
DE000HC1MXL0.
Naturalmente Fate
attenzione poiché si tratta di un prodotto a leva variabile
(attualmente circa 12) con una barriera di knock out a 27.000 punti,
se il FTSE MIB superasse tale livello il valore del certificato si
annullerebbe, quindi Scusate tali strumenti solo se siete ben consci
del loro funzionamento e dei loro rischi.
Al conferma della mia visione ribassista di breve termine c’è anche, come accennato in precedenza, la differenza di performance tra l’indice italiano e quelli americani, soprattutto il Nasdaq che è stato quello più bastonato. In particolare questi ultimi hanno avuto uno slancio solamente nella seduta di venerdì a seguito di dati positivi per quanto riguarda i non farm payrolls.
Il post della scorsa settimana iniziava proprio con le seguenti
parole:
“Settimana di ritracciamento per tutti gli indici azionari compreso quello italiano, conseguenza del fatto che il rally avvenuto nelle scorse sedute non era sostenibile perlomeno a quei ritmi. Io continuo ad avere forti dubbi sulla sostenibilità del rialzo per due fattori principali: […]”. Qui il proseguo dell’articolo.
Nell’ultima settimana abbiamo potuto toccare con mano quale sia l’impatto delle banche centrali e della loro politica monetaria sui corsi azionari. Ormai in maniera Sicuramente diversa sia Powell che la Lagarde ce lo hanno detto apertis verbis: Le politiche continueranno ad essere sostanzialmente restrittive e questo tutto sommato non è una novità, quello che invece è stato detto ancora più chiaramente, soprattutto da Powell è che il vero problema è la troppa occupazione. Non è un errore di battitura, trattasi proprio di occupazione e non di disoccupazione! Più volte ho citato in questo Blog la famigerata curva di Phillips che è la scusa capitalistica con cui i detentori del capitale riescono a tenere a bada le istanze dei lavoratori salariati.
So che a molti potrà
sembrare un linguaggio passato di moda, ma l’analisi che il vecchio
Karl Marx sui rapporti di forza dei mezzi di produzione rimane
Secondo me attualissima. Un esempio è stato il periodo delle grandi
dimissioni avvenuto proprio subito dopo la pandemia specialmente
negli Stati Uniti.
Una società
capitalistica non può permettersi che sia il capitale che rincorra
il lavoro ma esattamente il contrario, specialmente se si ha
intenzioni di riportare dentro i confini nazionali alcune produzioni
strategiche ai fini geopolitici riguardanti le tecnologie più
avanzate, in modo tale da sottrarre qualsiasi vantaggio competitivo
al principale (unico?) sfidante degli USA, vale dire la Cina.
Tutto questo
discorso per dirvi semplicemente che, per quanto mi riguarda, non
monitorerò più quello che molti pomposamente chiamano pivot
dell’inflazione, che è un po’ come Godot, bensì il tasso di
disoccupazione. Quando questo crescerà in misura tale da permettere
alle aziende di assumere lavoratori a condizioni migliori delle
attuali, allora probabilmente le politiche monetarie in USA
muteranno, e a stretto giro così almeno era anche in Europa, non
prima.
Dopo tutto questo
“pippone” in ottica macro, per farmi perdonare, visto anche che
la prossima settimana è Natale e quindi non uscirà un altro post vi
presento due certificati che hanno come sottostante Telecom Italia ma
che si rivolgono a un pubblico abbastanza diverso e dando Quindi un
funzionamento altrettanto diverso. Partiamo dal primo:
Settimana di ritracciamento per tutti gli indici azionari compreso
quello italiano, conseguenza del fatto che il rally avvenuto nelle
scorse sedute non era sostenibile perlomeno a quei ritmi. Io continuo
ad avere forti dubbi sulla sostenibilità del rialzo per due fattori
principali:
1) non è detto che
le politiche monetarie delle banche centrali diventino meno
restrittive nelle prossime riunioni. Tutti lo speriamo naturalmente
ma se il driver della politica monetaria è esclusivamente affidato a
livello di inflazione questo sicuramente non si abbasserà nei
prossimi mesi, da ciò deriva il punto successivo.
2) lo smantellamento fatto a pezzi della globalizzazione, ossia per essere più precisi il fenomeno di reshoring o nearshoring unite alle prolungate tensioni in Ucraina che non faranno altro che aumentare i prezzi dell’energia, non potranno certo stabilizzare l’andamento dei prezzi. Di fronte a ciò le banche centrali, come in un riflesso pavloviano, continueranno nel loro ritiro della liquidità e dell’innalzamento dei tassi di interesse.
Come già detto in
diversi poste è anche vero che con il tasso attuale d’inflazione
rimanere eccessivamente liquidi significa andare incontro ad una
perdita reale sicura.
Benché il mercato
obbligazionario sia sicuramente diventato più interessante di quanto
non lo fosse fino a qualche mese fa, va anche detto che, complice
appunto il repentino rialzo dell’inflazione, in molti casi per sempre
comunque di tassi reali (che non sono quelli nominali) ancora molto
bassi. Inoltre sono molto soggetti nei loro prezzi alle politiche
monetarie: Chi avesse comprato un paio di anni fa dei titoli di Stato
a 10 anni oggi sicuramente piange lacrime amare.
Detto ciò faccio
una piccola premessa prima di presentare il prodotto della settimana:
Lungi da me a firmare che il certificato di cui sotto sia la stessa
cosa che un’obbligazione o addirittura un’obbligazione statale,
consideratelo piuttosto un’alternativa da mettere in portafoglio
magari da affiancare a un portafoglio obbligazionario.
Dopo una settimana di pausa rieccoci qui. Come ogni inizio mese
facciamo il punto sul portafoglio Italia. L’ultimo mese è stato
sicuramente positivo per tutti gli indici azionari e soprattutto per
quello italiano, vecchietti versi anche troppo positivo Infatti tassi
di crescita così alti in così breve tempo sono difficilmente
sostenibili sul lungo termine. La regione principale di tale
ottimismo risiede nella aspettative del mercato in una politica più
accomodante da parte delle banche centrali in primis della Fed, o
meglio più che puliti che accomodanti si aspettano quantomeno
politiche meno restrittive. Le due settimane a venire saranno di chi
vive nel comprendere se cari aspettative saranno poi oggettivamente
confermate o se le politiche monetarie continueranno il loro
carattere estremamente “hawkish”. Nel frattempo non chiesta
che goderci il momento ed approfittarne.
Per quanto riguarda
il portafoglio Italia ci sono diverse buone notizie e una forse
leggermente sotto le aspettative, per lo meno le mie.
Nell’ultimo mese il portafoglio Italia ha messo a Segno un rialzo delle 10% contro uno scarso 9% del FTSE Mib andando così a recuperare ulteriormente il gatto che si era creato a metà anno come si evince dalla figura qui sotto:
Da inizio anno il
portafoglio Italia ha perso quindi il 9,17% contro il 9.01% del Ftse
Mib, certo quest’anno non è finora riuscito a battere l’indice ma le
due prestazioni sono veramente similari e non escludo che da qui al
31 dicembre le cose si ribaltino. Il maggior contributo dell’ultimo
recupero sono stati qui titoli che durante l’anno invece sono stati
maggiormente penalizzati e mi riferisco In particolare ad Unieuro ed
Enel. Come si evince dalla tabella sotto riportata il titolo migliore
è stato Eni e ricordo che esso è entrato a seguito di una rotazione
che tra l’altro ci ha impedito di perdere un sacco di soldi su
Telecom Italia, segue a stretto giro Bayer e poi Terna:
Va poi anche
sottolineato che, è inutile girarci intorno, i due eventi principali
di quest’anno, ossia, la guerra in Ucraina ed il repentino rialzo dei
tassi, hanno costituito due elementi statistici veramente particolari
che avrebbero potuto mettere in seria difficoltà un algoritmo che si
basa sulla storia pregressa e sulle correlazioni tra titoli. A metà
anno questo è avvenuto sicuramente in maniera preponderante e poi
pian piano le anomalie statistiche si sono inevitabilmente assorbite
ed hanno riportato le performance delle portafoglio Italia in linea
con quelle dell’indice principale. Diciamo anche che per chi fosse
entrato a metà anno nel portafoglio Italia avrebbe fatto un sacco di
soldi.
Rimane poi
l’evidente sovra performance se si guarda al lungo periodo come
riportato dalla grafico qui sotto:
Dall’inizio del 2018
il portafoglio Italia è in positivo del 19% mentre il FTSE Mib lo è
del 5,09%.
Veniamo ora
all’aspetto leggermente sotto le aspettative ossia il dividendo
complessivo: Quest’anno il dividendo si attesterà al 5.84% mentre il
nostro target era quantomeno sopra il 6%. Certo non è che sia una
grandissima differenza, più psicologica che non reale, però parte
gli questa sottoperformance in termini di dividendi è anche dovuta a
un calcolo non perfettamente colletto: Enel stacca il primo dividendo
la terza settimana di gennaio, poiché il nostro portafoglio Italia
inizia circa in quella data l’algoritmo ha considerato tre dividermi
invece che due e dal punto di vista contabile questo non è molto
corretto. Ti ho non toglie che vuoi possiate tranquillamente tenervi
Enel fino al 23 gennaio e raggiungerete così un rendimento da
dividendo del circa 6,3%, per quanto mi riguarda Naturalmente la
rendita dovuta ai dividermi per quest’anno sarà comunque pari al
5,84%.
Per essere ancora
più precisi quest’anno il primo dividendo da parte di Enel è stato
staccato il 24 gennaio mentre nel 2023 lo stacco avverrà il 23
gennaio, poiché l’algoritmo considera un range temporale di un anno
il dividendo del 24 gennaio 2022 ed il dividendo del 23 gennaio 2023
sono stati considerati all’interno dei 12 mesi di vita del
portafoglio Italia.
Spero abbiate notato
come faccio sempre tutto nella massima trasparenza anche quando le
cose non vanno come prospettato, per quanto lo scarto sia tutto
sommato minimo.
A questo punto non
mi resta che darvi appuntamento alla prossima settimana per altre
opportunità di mercato.
Tengo infine a
precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole
essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un analisi
indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.
Spero di aver fatto
cosa gradita lasciando link diretti a tutti i dati senza passare per
servizi di pubblicità. Per questo mi auguro che siate così gentili,
vista la completa gratuità del sito, di fare almeno un click su un
banner presente nella pagina e mettere un like se l’articolo è di
vostro gradimento.
Vi ricordo che
chiunque voglia essere tempestivamente informato sulle novità
pubblicate dal blog può iscriversi alla mailing list qui a destra.
Inoltre tenete presente che l’iscrizione è portata a termine solo se
viene confermata dopo aver cliccato sul link che vi verrà spedito a
seguito dell’immissione della vostra email alla mailing list.
Settimana molto mossa ma alla fine siamo rimasti più o meno gli stessi livelli. Dopo il dato di martedì migliore delle attese sui costi di produzione, il mercato ha poi ritracciato a seguito delle dichiarazioni di diversi membri della FED che hanno fatto capire che le politiche monetarie mi rimarranno comunque restrittive. Siamo in piena ideologia da curva di Phillips: per cui fatevene una regione la ricezione arriverà, dobbiamo solo capire quanto sarà profonda e quanto prolungata nel tempo. In questo contesto preferisco quindi settori difensivi con prodotti altrettanto difensivi.
Abbiamo già parlato più volte in questo Blog del settore della difesa anche in tempi non sospetti ed effettivamente è stato uno dei settori che nell’ultimo anno ha dato notevoli soddisfazioni in un contesto di mercato veramente difficile. Il certificato che presenterò questa volta ha digli aspetti molto interessanti tra cui una nuova opzione che non aveva mai incontrato di prodotti precedentemente illustrati. Iniziamo con le caratteristiche principali:
Non so voi ma l’ultimo spike rialzista a seguito del dato
sull’inflazione americana sotto le attese mi ha colto decisamente
di sorpresa. Se si analizzano un po’ meglio io dati si nota come il
dato più basso sia in particolare imputabile ai costi dei servizi
sanitari. Ammetto anche di non aver capito quali siano i motivi che
hanno portato a questa dinamica e quindi non mi esprimo oltre, per
ora prendo atto del dato e vedremo se nell’altro dato, quello del
PCE Core (metrica delle Fed per regolare la stretta monetaria
stimando il tasso di equilibrio) questa contrazione dell’inflazione
sarà confermata.
Fatto sta che
proprio la mattina stessa avevo immesso un ordine a qualche tick
sotto il prezzo di ask (esattamente a quota 100€) che ahimè non è
poi stato eseguito proprio in virtù del forte rialzo avvenuto nel
pomeriggio.
Ci tengo comunque a
presentare questo certificate perché è uno dei migliori che siano
mai stati emessi negli ultimi anni e dopo averlo letto penso
converrete con me e capirete anche il mio rammarico: